Alemanno “meteosindaco” aveva ragione…
«Popolo della Rete, adesso chiedete scusa al sindaco Alemanno». Ore 13, mentre Roma è sotto la neve, su Facebook spunta un post firmato da Angela Azzaro. Il commento della redattrice prima di Liberazione, oggi del settimanale Gli Altri, vale più di mille editoriali: «Tutti ieri – ha scritto la giornalista in una risposta ai compagni per cui “Alemanno il fascista, ha sempre torto” – a insultare il sindaco perché chiudeva le scuole. Poi allora ha detto le apro e sospendo le attività didattiche. Qualsiasi cosa faceva la gente protestava. Il problema non è lui, ma l’uso dei media».
Perché la campagna contro Alemanno l’“allarmista” si è trasformata in un clamoroso boomerang per i suoi detrattori. Anche per chi lo ha irriso in tono bonario. Prendete la bacheca Fb di Stefano Menichini, direttore di Europa (già quotidiano della Margherita). Il commento che aveva ricevuto il maggior numero di pollici alzati (ben 118 “mi piace”) non riguardava l’ex tesoriere Luigi Lusi. Era la battuta sull’ordinanza del sindaco di Roma: «Comunque la prossima volta che il figlio di Alemanno vuole evitare un’interrogazione, potrebbero chiudere solo la scuola sua». Postata ieri mattina alle 8, con la convinzione che l’emergenza neve fosse passata. E giù risata, nello spirito goliardico del Social network. Sette ore dopo, la voce dell’innocenza è invece rappresentata in un post di commento affidato a G.S: «Mi rode dirlo, ma “Aledanno” stavolta ha pescato il jolly. Da noi è tutto bloccato e meno male che mia figlia è a casa. E se penso alle centinaia di migliaia di ragazzi e ragazzini che ora sarebbero rimasti bloccati a scuola».
Un cavalleresco riconoscimento, ma fino a ieri mattina il tono dei commenti dei Social network era ben reso dal post di Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala citata perfino da Giorgio Napolitano nel suo discorso dedicato in occasione dei 150 anni dell’Unità italiana ai “Nuovi cittadini italiani”. Italiana, a tutti gli effetti, anche nel giudizio per direttissima riservato al primo cittadino della Capitale: «Alemanno in due ore è riuscito a scatenare il panico nelle scuole. Prima ha fatto annunciare che le scuole saranno chiuse, ora pare che saranno aperte e non ci saranno lezioni (ma che senso ha? Se sono aperte… io farei lezione). Domani probabilmente se non nevica per davvero il comune di Roma sparerà con i cannoni sparaneve del Terminillo la neve al centro… Chi va al Colosseo e alla Fontana di Trevi è avvertito, si porti dietro la macchinetta fotografica. Ps. Ma che abbiamo fatto di male noi romani per meritarci un flagello simile? Non parlo della neve… ma del sindaco».
Ma i Social network sono terra corsara, dove tutto è consentito, anche ai confini della goliardia. Pure tra gli esponenti del partito di Casini, dopo l’uscita nell’agosto scorso del vicesindaco Mauro Cutrufo, sono diventati accesi oppositori. Il deputato Udc Roberto Rao su Twitter fa il Don Ferrante della sinistra (o del centrosinistra). Per il personaggio manzoniano non esisteva la “peste”, per Rao la “neve” era un’invenzione del sindaco.
A suon di 140 caratteri ha digitato “tweet” ferocissimi contro l’ordinanza del Campidoglio. Giovedì alle 22: «A Roma intanto piove. Sindaco, non attacca». La virulenza dei commenti cresce con il passare delle ore. Ieri alle 8: «Se stamattina avete visto un signore con la fascia tricolore e con un cannone sparaneve davanti a una scuola di Roma era Alemanno». Alle 9, lo scetticismo del deputato Udc cresce. A un amico che lo smentisce segnalando «5 cm di neve zona nord di Roma, 3 cm di neve zona nord est», il deputato centrista replica incredulo: «Ma sei a Roma o in Umbria?». Non gli basta neanche l’allerta della Protezione civile che invita i cittadini a non dirigersi verso il centro e annuncia una bufera in serata: «Il comunicato della protezione civile sulla neve a Roma è da incubo. O da fantascienza. Devono giustificare qualcosa?». Non ci crede fino all’ultimo. Poi quando i telegiornali danno il Colosseo innevato e gli addetti dell’Ama impegnati a spalare la neve dalle vie del centro storico, si arrende all’evidenza, smette i panni dell’aspirante statista e infila prontamente quelle da Nerd smanettone e goliardico: «Come predetto da Alemanno: al mio via, scatenate l’inverno!». Chiuso l’argomento e la figuraccia, non un commento conclusivo, che pure avrebbe spazio all’interno dei 140 caratteri: «Scusa Alemanno». Ma il bello di Twitter è che, archiviata una figuraccia, si può far finta di niente e passare a un altro argomento. Nel caso di Rao, dopo due ore è passato a commentare una sentenza della Cassazione.
La figuraccia potevano risparmiarla in tanti. Ad esempio il vicepresidente nazionale dell’Associazione presidi Mario Rusconi, che è anche preside del liceo Newton di Roma il quale, a proposito dell’ordinanza sulle scuole, aperte ma senza attività didattica, giovedì aveva lamentato (unico a farlo) il ritardo della comunicazione da parte del Comune. «Avremmo preferito maggiore tempestività nella comunicazione e più chiarezza e trasparenza». Ma quando dipende dal meteo? Ha perso un’occasione per tacere anche il segretario del Pd romano Marco Miccoli, che aveva parlato di «caos». Il sindaco «non è riuscito a fare capire assolutamente nulla a nessuno. Ha finto di assumersi una responsabilità, ma come sempre alla fine ha deciso di non decidere».
L’esperienza di Genova
Alemanno ha sbagliato? Eppure proprio il Pd dovrebbe ricordare che, appena tre mesi fa, un suo autorevole sindaco è stata “mediaticamente” crocifisso per essersi comportata esattamente all’opposto di Alemanno. Torniamo indietro. A Genova, novembre 2011. Il nubifragio provoca morti e dispersi. Commenta il sindaco (del centrosinistra) Marta Vincenzi: «Se c’è una cosa di cui mi rammarico, è di non aver fatto più terrorismo, di non aver lanciato un messaggio ancora più forte ai genovesi». E proprio sulle scuole si era scatenata la polemica sul web nei confronti del primo cittadino. Commenti sulla pagina ufficiale di Facebook della Vicenzi avevano criticato il fatto di non essersi mossi in anticipo. E gli stessi primi cittadini di Firenze e di Bologna sono stati criticati in queste ore per non avere allertato in anticipo i cittadini.
Per non parlare di quanto accaduto all’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, che è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura della Repubblica dell’Aquila con l’accusa di omicidio colposo e con lui la Commissione Grandi Rischi – riunitasi nel capoluogo abruzzese il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del tragico terremoto – accusata di avere sottovalutato il pericolo e fornito false rassicurazioni che hanno causato la morte di 309 persone. In un Paese dove è indagato persino chi non è stato in grado di prevedere l’imprevedibile (un terremoto) che senso aveva prendersela con un sindaco che si è attenuto a un bollettino meteo?
Valter Delle Donne