Pdl e Lega: pace fatta, si discute della riforma
Pdl e Lega: pace fatta. Fino a quando? La domanda sorge spontanea, dopo l’ennesimo chiarimento seguito alle ultime frizioni fra i due principali partiti della maggioranza. Il caso Papa, il voto sulle missioni all’estero, Maroni e i suoi che scalpitano, una certa voglia di smarcarsi che si nota da qualche tempo: i punti critici – vecchi e nuovi – sono noti. Ma Berlusconi rassicura tutti: nessun contrasto, si va avanti come sempre.
Resa dei conti? Non ora
Ieri, dopo un Consiglio dei ministri fiume (tre ore di riunione) Silvio Berlusconi si è presentato da solo in conferenza stampa e ha fatto il punto sui rapporti con il Carroccio: «Abbiamo parlato – ha spiegato – con tutti i rappresentanti della Lega ed ho avuto modo di conoscere anche la posizione di Bossi. Ho parlato con Maroni e Calderoli e non c’è nessuna preoccupazione per la solidità della maggioranza». Quanto all’ascesa della componente maroniana all’interno della Lega, il Cavaliere ha glissato: «Non sono aduso entrare nei problemi delle altre forze politiche, non ho preoccupazioni per il governo e per la coalizione». E anche le indiscrezioni, del resto, parlano di un clima disteso all’interno del Consiglio dei ministri: il premier, infatti, avrebbe chiesto a Maroni di fare gli auguri di pronta guarigione a Umberto Bossi, assente alla riunione perchè ancora convalescente per l’operazione alla cataratta di giovedì. Berlusconi avrebbe inoltre invitato il titolare del Viminale ad esporre «i brillanti risultati conseguiti dal governo nella lotta alla criminalità». Niente resa dei conti, quindi. Archiviata o solo rinviata?
La riforma. Definitiva (ma non troppo)
La Lega, del resto, è stata protagonista del Consiglio dei ministri anche nel merito delle norme vagliate. Come la riforma costituzionale voluta da Calderoli la cui approvazione definitiva è avvenuta proprio ieri. O meglio: il testo, come ha spiegato Berlusconi, è stato «approvato, salvo intese», anche se solo «il 4 settembre ci sarà la definitiva approvazione. Il “salvo intese” tiene conto della pausa estiva in cui dovremo approfittarne per approfondimenti, dando vita a un tavolo per studiare la formulazione definitiva del testo con i capigruppo, giuristi esterni e tutti i ministri». Una nota di Palazzo Chigi ha successivamente chiarito questo punto: il ddl, si legge, «è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri. Il periodo di tempo fino a settembre servirà per formalizzare proposte e suggerimenti già emersi nel corso del Consiglio odierno». Sul punto ha detto la sua anche il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli: «Ci tengo a sottolineare – ha spiegato – come, a questo punto, non sia previsto nessun altro passaggio in Consiglio dei ministri in quanto, come ha precisato anche la nota diffusa da Palazzo Chigi, l’approvazione della riforma costituzionale è stata definitiva, pertanto, lo ribadisco, non ci sarà la necessità di ulteriori passaggi in Consiglio dei ministri, ma occorrerà attendere solamente il tempo per recepire le proposte di modifica presentate dai ministri, prima dell’invio del testo al presidente della Repubblica per la sua firma. Ho sentito poco fa la telefono Berlusconi e mi ha spiegato che il suo è stato solo un lapsus». Definitiva (ma non troppo), la riforma istituzionale stabilisce, ha continuato il premier, che il presidente del Consiglio «sarà chiamato primo ministro e avrà le stesse funzioni e gli stessi poteri dei suoi colleghi europei. Potrà nominare i ministri. E sostituiremo la figura dei sottosegretari con quella dei viceministri. Tra le altre cose rilevanti si prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari, il dimezzamento dei componenti dei Consigli regionali e provinciali, così come già abbiamo approvato il dimezzamento dei consiglieri comunali. Abbiamo anche introdotto dei principi come la commisurazione dell’indennità parlamentare alla effettiva partecipazione ai lavori, l’abbassamento dell’età per essere eletti al Parlamento (18 e 25 anni), il Senato federale». La riforma, inoltre, riguarderà anche la Corte costituzionale, secondo quanto anticipato da Berlusconi. Per il Cavaliere si tratta «di un ammodernamento costituzionale che rende il nostro sistema in grado di competere con altri paesi europei» grazie a «una sola camera che approverà le leggi». E anche il governo potrà operare «con maggiore tempestività ed efficacia».
La manovra e i complimenti dell’Ue
Berlusconi si è poi soffermato sulla situazione economica e sulle reazioni europee alla manovra di Tremonti. «Tutti i mercati – ha detto – premiano l’euro e registriamo un risultato buono sullo spread che è sceso a 225 punti dopo esser e arrivati a 327 con un calo di 100 punti. Confermiamo la bontà di quanto successo a Bruxelles. Non è stato facile. Abbiamo fatto 9 ore di riunione ma alla fine abbiamo raggiunto l’accordo che dimostra che l’Europa è un’entità politica vera, si è dimostrata la coesione delle sue istituzioni. E si è dimostrato di essere capaci di mettere da parte gli egoismi dei singoli Stati. Sono particolarmente soddisfatto». Berlusconi ha rivelato di aver ricevuto «i complimenti da tutti per i tempi miracolosi» di approvazione della manovra. «L’aspettativa di tutti – ha aggiunto – è che entro il 2014 riusciremo ad azzerare i nostri deficit di bilancio per arrivare al pareggio». In questi giorni, per il Cavaliere, si è appurata la «struttura economica sana delle nostre banche, che hanno tutte superato gli stress test e quindi anche i titoli bancari hanno avuto una ripresa». Le difficoltà di crescita dell’Italia, invece, sono causate «dall’eredità ricevuta dai precedenti governi e in particolare quelli del compromesso storico che hanno moltiplicato per 8 il debito pubblico. Abbiamo il debito più alto d’Europa e paghiamo troppo l’energia». C’è poi «un sistema infrastrutturale che incrementa il costo della logistica del 30%. Un sistema di giustizia civile drammaticamente lungo, una giustizia penale sulla quale stiamo intervenendo con una riforma e una pubblica amministrazione pletorica e inefficiente».
Pubblica amministrazione e fontane
Berlusconi si è poi scagliato contro le lungaggini burocratiche che fanno spendere soldi e perdere tempo ai cittadini. L’Italia, è stato il suo ragionamento, ha un problema di crescita e tra le varie cause, oltre al debito pubblico, c’è anche una pubblica amministrazione «pletorica ed inefficiente». Il premier ha quindi fornito un’esperienza «personale: in Sardegna, dopo che il governo ha approvato il piano casa, pur avendo tutte amministrazione di centrodestra, ho dovuto aspettare mesi per installare una fontana. E ho i cantieri bloccati».