Papa Francesco: i centri per rifugiati spesso sono campi di concentramento

14 Dic 2017 10:57 - di Paolo Sturaro

«Ho visitato finora quattro campi di rifugiati. Tre enormi: Lampedusa, Lesbo e Bologna. E là il lavoro è di vicinanza. A volte sono veri campi di concentramento, carceri». Lo ha detto Papa Francesco nel corso di un colloquio coi gesuiti di Myanmar e Bangladesh durante il suo recente viaggio tra fine novembre e inizio di dicembre. Estratti delle conversazioni, trascritte dal gesuita Antonio Spadaro sul numero in uscita della rivista Civiltà Cattolica, sono anticipate dal Corriere della Sera. «Io cerco di visitare, parlo chiaro, soprattutto con i Paesi che chiudono le loro frontiere – ha sottolineato Papa Francesco -. Purtroppo in Europa ci sono Paesi che hanno scelto di chiudere le frontiere. La cosa più dolorosa è che per prendere questa decisione hanno dovuto chiudere il cuore. E il nostro lavoro missionario deve raggiungere anche quei cuori che sono chiusi all’accoglienza degli altri. Queste cose non arrivano ai salotti delle nostre grandi città. Abbiamo l’obbligo di denunciare e di rendere pubbliche le tragedie umane che si cerca di silenziare».

Papa Francesco e i fondamentalismi

Le tensioni con i musulmani. «Di fondamentalismi ce ne sono dappertutto», ha detto Papa Francesco. «E noi cattolici abbiamo “l’onore” di avere fondamentalisti tra i battezzati. È un atteggiamento dell’anima che si erge a giudice degli altri e di chi condivide la sua religione. È un andare all’essenziale — pretendere di andare all’essenziale — della religione, ma a un punto tale da dimenticarsi di ciò che è esistenziale. Dimentica le conseguenze. Gli atteggiamenti fondamentalisti prendono diverse forme, ma hanno il fondo comune di sottolineare molto l’essenziale, negando l’esistenziale. Il fondamentalista nega la storia, la persona. E il fondamentalismo cristiano nega l’Incarnazione».

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