La Francia di Hollande contro i simboli cristiani: togliamo la statua di Wojtyla

7 Mag 2015 11:07 - di Romana Fabiani

Dalla laicissima Francia di François Hollande arriva un nuovo attacco ai simboli cristiani “grazie” a una sentenza choc.  Qualche giorno fa nella cittadina bretone di Ploermel è stata rimossa una statua di papa Giovanni Paolo II  per ordine del tribunale. Troppa ostentazione nel segno della croce? Una minaccia per l’ateismo progressista? Nove anni dopo la posa di una grande scultura dedicata al pontefice santo, il tribunale amministrativo di Rennes ha detto sì alla richiesta di rimozione da parte di una delle associazioni transalpine più apertamente antireligiose, la sedicente “Federazione dei liberi pensatori”, già protagonista di altre plateali iniziative contro simboli tradizionali particolarmente popolari come i presepi.

La Francia laica

Udite udite: la statua, troppo vistosa, che culmina con una croce, non sarebbe compatibile con la Costituzione francese e con la legge del 1905 che sancisce la separazione fra Chiesa e Stato e dunque dovrà essere smantellata entro sei mesi. «Non si comprende bene che cosa un santo, per di più papa, debba avere come simbolo – commenta sul Giornale Stenio Solinas – caramelle per le bambine, forse, pistole ad acqua per i maschietti, magari, di certo né croci e nemmeno santini, che, a ben guardare, altro non sono se non una propaganda religiosa mascherata.

Intolleranza antistorica

L’episodio che arriva dalla Francia, passato quasi in sordina, non è un incidente di percorso: a leggere il dossier dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, la Francia è in testa nella classifica dell’oltraggio e, come ha riportato Il Foglio commentando la notizia, c’è chi, come un candidato comunista a Bordeaux, chiede la chiusura delle parrocchie e delle scuole cattoliche in quanto «fortini di fondamentalismo religioso». Con buona pace dell’epopea dei lumi che hanno segnato la Francia, i simboli religiosi non sono “l’oppio dei popoli” ma un pezzo della storia, della memoria e delle tradizioni di una nazione, soltanto il laicismo ignorante targato Francia può pensare di demolire a suon di ruspe le radici europee e un pezzo di storia nazionale e popolare.

Addio radici europee

È la Francia di “siamo tutti Charlie” – osserva Solinas – che, all’indomani della stage del 7 gennaio, ha dimenticato in fretta che i primi a non rispettare la libertà di pensiero e di stampa sono stati i giornalisti della rivista satirica che hanno seminato odio e discriminazione contro “gli altri”, che fossero cattolici o pericolosi nemici del Front National. La Francia di Hollande è un paradigma: tutte  le civiltà cominciano a morire quando non credono più in se stesse, quando si vergognano dei propri simboli identitari, «quando cavillano e si affidano a giudici, avvocati, tribunali per sancire la liceità di questo e di quello. Dietro alle statue delle Madonne rimosse, ai presepi considerati focolai di discriminazione, ai crocifissi nelle scuole “bastonati” come fossero armi improprie – scrive ancora il giornalista –  c’è una babele ideologica che è la prima e la più forte avvisaglia di un’incapacità a vedersi come comunità nazionale, come coesione interna, come sistema di valori».

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