Rampelli: Renzi faccia mea culpa. Servivano 900 morti per “capire”?

22 Apr 2015 13:45 - di Elsa Corsini

«Più che un limite allo sciacallaggio ci dovrebbe essere un limite all’impudicizia, che andrebbe rispettato da chi rappresenta e sostiene il governo». Con queste parole Fabio Rampelli è intervenuto in Aula a Montecitorio dopo l’informativa di Renzi alla vigilia del vertice Ue sul Mediterraneo. «Non si può arrivare qui candidamente, dopo una tragedia di questa portata, e non abbassare il capo», incalza il capogruppo di Fratelli d’Italia di fronte al premier che solo dopo la tragedia di domenica ha scoperto il vero volto degli scafisti.

Rampelli: Renzi chieda scusa

«È un dato di fatto – ha insistito Rampelli – che siete stati voi, colleghi della sinistra, voi, presidente Renzi, a decidere che per tutelare la vita fosse più efficace varare l’operazione Mare nostrum e andare incontro agli immigrati, ai barconi della morte e salvarne il più possibile, invece che fare ciò che sarebbe stato necessario: trattare gli scafisti, cioè gli schiavisti, per quel che sono, ovvero degli assassini, e dichiarare loro guerra, esattamente come abbiamo fatto nei confronti dei terroristi di Al Qaeda o dei terroristi dell’Isis. Bisognava fermarli prima, e voi non l’avete capito. E, siccome non l’avete capito, portate sulla coscienza buona parte di questi morti! È un dato di fatto,  non è propaganda». Rampelli, che solo tre mesi fa suscitò lo sdegno generale delle anime belle per aver osato dichiarare  guerra agli scafisti, punta l’indice contro Renzi che si presenta alla Camera senza fare un briciolo di autocritica, dopo aver ignorato le proposte di Fratelli d’Italia che oggi fa sue.

La mozione di Fratelli d’Italia

«Soltanto oggi, il nostro premier si rende conto che la soluzione è solo una, quella avanzata da Fratelli d’Italia: dichiarare guerra agli scafisti-schiavisti, istituire nei Paesi del nord Africa centri di raccolta per esaminare le richieste di asilo e smistare ordinatamente solo i rifugiati in tutti le nazioni dell’Ue, garantendo in questo modo la vita e la dignità umana. Tre anni di proposte gettare al vento». La linea adottata in queste ore dal governo sembra un “copia e incolla” della mozione presentata il 18 dicembre 2014 da Fratelli d’Italia nell’ambito della presidenza di turno italiana dell’Unione europea. Nel documento si sollecitava il governo a revisionare i criteri del “sistema di Dublino”, ad adottare una gestione delle spese di accoglienza a carico della totalità degli Stati (e non solo di quei Paesi  esposti ai maggiori flussi d’ingresso) e a istituire, in collaborazione con i Paesi dell’Unione europea, appositi presìdi nei Paesi dai quali partono i maggiori flussi migratori per effettuare una valutazione preventiva delle possibilità dei migranti di ottenere lo status di rifugiato nell’ambito dell’Unione europea.

Il grande business

«Ma il presidente del Consiglio non è in grado di stroncare questo fenomeno – ha proseguito Rampelli – perché questo flusso di migranti alimenta l’altra economia delle cooperative rosse e bianche. Bisognerebbe adottare lo stesso principio che anima la lotta agli incendi: impedire cioè che le associazioni impegnate nello spegnimento dei fuochi prendano contributi». Per Rampelli infatti c’è un macroscopico conflitto d’interesse tra la necessità di fermare gli scafisti all’origine e la gestione del fenomeno in Italia. «E quel conflitto d’interesse si chiama business. Allora intervenga la magistratura, se la politica non riesce a stroncare questa circuito affaristico fatto sulla pelle dei disperati».

 

 

 

 

 

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