Lettera di Renzi al Pd: «O Italicum o andiamo tutti a casa»

27 Apr 2015 16:56 - di Redazione

«Questa legge l’ha voluta il Pd. L’abbiamo definita una urgenza e ora dovremmo fermarci?», domanda Matteo Renzi in una lettera ai coordinatori di circolo del Partito democratico. «Vi domando: davvero vi sembra logico che dopo tutta questa trafila ci dobbiamo fermare perché una parte della minoranza non vuole? Se gli organi di un partito (primarie, assemblea, direzione, gruppi parlamentari) indicano una strada e poi noi non la seguiamo come possiamo essere ancora credibili? Abbiamo portato il Pd a prendere tanti voti degli italiani: davvero oggi possiamo fermarci davanti ai veti?». «Questa legge elettorale l’abbiamo proposta alle primarie del dicembre 2013, con due milioni di persone che ci hanno votato – ricorda – L’abbiamo ribadita alla prima assemblea a Milano. L’abbiamo votata in direzione a gennaio 2014. L’abbiamo votata, modificata sulla base delle prime richieste della minoranza interna, alla Camera nel marzo 2014. L’abbiamo di nuovo modificata d’accordo con tutta la maggioranza e l’abbiamo votata al Senato nel gennaio 2015. L’abbiamo riportata in direzione nazionale e l’abbiamo votata. Poi abbiamo fatto assemblea dei deputati e l’abbiamo votata ancora una volta. L’abbiamo votata in Commissione e adesso siamo alla terza lettura alla Camera, in un confronto parlamentare che è stato puntuale, continuo, rispettoso».

Forza Italia: «La lettera di Renzi capovolge la realtà»

«Il premier capovolge la realtà, racconta cose non vere e infatti sempre più italiani non si fidano di lui». Lo afferma Elvira Savino, capogruppo di Forza Italia in Commissione politiche della Ue a Montecitorio. «I voti dati al Pd alle elezioni europee, di cui Renzi si vanta sempre – continua Savino – non sono serviti a nulla visto che le politiche di austerità sono continuate e l’Italia non è presa in considerazione dagli altri Stati membri della Ue, come ad esempio in tema di immigrazione e accoglienza dei rifugiati. La crisi non è affatto superata e l’Italia rimane fanalino di coda dell’eurozona, per non parlare della disoccupazione e del debito pubblico che sono arrivati a livelli record». «Se l’Italia finalmente si rimetterà in moto – conclude Savino – non sarà certo per merito del governo Renzi ma per fattori ad esso estranei, come la politica monetaria espansiva della Bce, il calo dello spread, il deprezzamento dell’euro e il ribasso del prezzo del petrolio».

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