47 anni di carcere agli ultrà dell’Atalanta. Ma la società ritira la querela

20 Apr 2015 20:21 - di Antonio Marras

Mano pesante contro gli ultà da parte dei giudici, mano leggera delle società che preferiscono ritirare le querele, come ha fatto l’Atalanta. Il giudice di Bergamo Maria Luisa Mazzola, dopo due ore di camera di consiglio, ha condannato complessivamente a 47 anni, 10 mesi e 10 giorni di carcere e a risarcimenti per quasi 90 mila euro. Il pm Carmen Pugliese aveva chiesto condanne per 166 anni di carcere per 143 ultrà imputati (87 bergamaschi e 56 catanesi). Oltre alla pena più alta (tre anni di reclusione) per il “Bocia” Claudio Galimberti, un anno e 6 mesi sono stati comminati a Andrea Piconese, accusato di una rissa con i catanesi e violazione del daspo. Complessivamente il giudice ha condannato 38 ultrà bergamaschi per l’assalto alla Bèrghem Fest di Alzano, mentre altri 17 sono stati assolti, così come i catanesi, per i quali è stata previsto soltanto un risarcimento. Gli ultrà sono stati inoltre condannati a pagare 60 mila euro, somma che dovranno risarcire al Comune di Alzano Lombardo per l’assalto alla Bèrghem Fest, durante la quale vennero anche incendiate delle auto. In quell’occasione un nutrito gruppo di supporter atalantini incendiarono delle auto e lanciarono oggetti attorno alla festa della Lega Nord alla quale partecipava, tra gli altri, l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, reo secondo gli ultrà di aver introdotto la tessera del tifoso. Per quei fatti il giudice ha condannato 38 ultrà per concorso in danni e lesioni a un poliziotto (tra cui il Bocia e Piconese), mentre 17 sono stati assolti. Complessivamente il giudice ha disposto risarcimenti per 89 mila euro: il risarcimento più corposo, 60 mila euro, è per il Comune di Alzano. Sono stati invece assolti per l’invasione del quartier generale dell’Atalanta a Zingonia, nel 2010: una decisione presa indipendentemente dal fatto che proprio questa mattina la società Atalanta avesse ritirato la relativa querela, a seguito di un accordo con i legali degli ultrà che prevede un’attività di volontariato alla Caritas da parte dei tifosi.

L’Atalanta preferisce “patteggiare” con i tifosi

«Nessun cedimento, mi ribello con forza a questa idea». Il direttore generale Pierpaolo Marino respinge con forza il sospetto che l’Atalanta abbia fatto un favore agli ultrà, ritirando con una mossa a sorpresa la querela nei confronti dei tifosi che nel 2010 assaltarono il centro sportivo nerazzurro di Zingonia. Faranno i volontari con la Caritas, grazie a un accordo raggiunto tramite l’attuale presidente Antonio Percassi che ha quindi rimesso la querela presentata dalla gestione del suo predecessore Ruggeri. Ma “non abbiamo subito nessun tipo di pressione, abbiamo solo aderito a un percorso di pentimento e redenzione”, ha spiegato Marino.

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