Pansa scrive ancora sulla destra e fa irritare quelli del “Fatto”

7 Mar 2015 12:52 - di Francesco Severini

Antonio Padellaro si domanda in un lungo articolo sul Fatto che prende spunto dall’ultimo libro di Giampaolo Pansa, La Destra siamo noi, quand’è che il brillante giornalista abbia smesso di essere di sinistra. L’articolo s’intitola La formula segreta di Pansa e Padellaro fa notare un po’ polemicamente che Pansa è un giornalista che ha vissuto due volte, due vite: una di sinistra e una come affiliato della destra berlusconiana. Per Padellaro, ovviamente, il Pansa che piace a destra è “livoroso e vendicativo” e, avendo rotto con la sinistra, si dedica “ai lettori di destra liberandoli dalle catacombe librarie: un modo per andare controcorrente, ma soprattutto la scoperta di un florido mercato editoriale”. E qui c’è un’ammissione forse non voluta da parte di Padellaro: anche quelli di destra leggono…

L’intervista di Pansa a Veltroni

Ma quando Pansa ha voltato le spalle alla sinistra? E Padellaro nell’articolo risale a un’intervista dello stesso Pansa a Walter Veltroni di cui fu testimone all’Espresso. Era il 1999. A un certo punto si parlò dei riciclati che affollavano le liste dei Ds e Pansa così parlò a Veltroni: “Posso dirti: meglio votare per un riciclato che afferma di esserlo che per dei vecchi stalinisti che vengono qui a farci la lezione di democrazia. Posso dirtelo che è pieno il vostro partito di questi signori burbanzosi che ci spiegano la rava e la fava…”. Poi arrivò Il sangue dei vinti, il libro “che mandò in sollucchero la destra e in bestia la sinistra”, un libro che al di là dell’accoglienza delle parti in guerra tra loro rivelava la verità sulle stragi partigiane compiute a guerra finita (prima raccontate solo dal giornalista e senatore missino Giorgio Pisanò nel suo Sangue chiama sangue).

“La destra siamo noi”: e Renzi dov’è?

Da quel momento, s’intende, Pansa (che giornalisticamente aveva coniato metafore di successo come quella della balena bianca per indicare la Dc) cessa di essere per Padellaro e per molti altri un modello: “Me lo ricordo come il paladino di una sinistra dura e pura, preceduto da una leggenda: la tesi di laurea sulla guerra partigiana tra Genova e il Po, un testo non certo revisionista che ebbe l’onore della pubblicazione con Laterza”. Alla fine l’appunto che Padellaro fa al libro di Pansa è sarcastico: come mai non ha inserito nel pantheon degli uomini di destra Matteo Renzi? Come mai manca uno così “che si spaccia di sinistra per meglio mettere in pratica la destra”?

 

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