Marchionne incassa 31 milioni, tra stipendio e una tantum

6 Mar 2015 21:09 - di Gioacchino Rossello

È vero che i maglioni di cachemire costano. Ma è altrettanto certo che Sergio Marchionne, il pullover più famoso d’Italia, può permetterseli. Eccome se può. Interi container di cachemire, se solo volesse. Perché la notizia che vi comunichiamo è che lui, che di mestiere fa l’amministratore delegato di Fca (Fiat Chrysler Automobiles), ha ricevuto per il 2014 un compenso di 31,3 milioni di euro. Si, avete letto bene. Trentunovirgolatre milioni di euro. Che se lo dici tutto d’un fiato corri il rischio di strozzarti. E se usi la calcolatrice dello smartphone hai le vertigini. No, non una bufala, ma quanto messo nero su bianco nell’Annual Report di Fca. Resoconto che spiega come allo stipendio annuo pari a 6,6 milioni è andata a sommarsi un’una tantum da 24,7 milioni legata al buon esito della fusione di Fiat con Chrysler. Ma non basta. Perché la nota di Fca ci fa sapere che all’Ad ne è stata riconosciuta pure una seconda di una tantum: da 12 milioni, da esercitare però alla fine della sua carica. Insomma, una buonuscita.

Beata una tantum

Beato chi l’ha inventata l’una tantum, direte. Anche in forza di questo il cittadino svizzero Marchionne, che le tasse le paga nella terra di Guglielmo Tell, può guardare con una certa fiducia al futuro e continuare a fare il tifo per Matteo Renzi. Ora, sia ben chiaro: è giusto che il merito sia retribuito adeguatamente. Non saremo certo noi a negare che la qualità e la capacità professionale deve, e ripetiamo deve, essere ricompensata: più bravi si è migliore deve essere lo stipendio. Detto ciò, alcune cifre, oggettivamente, appaiono -come dire?- esorbitanti? Eccessive? Ditelo voi. Rifletteteci su. Noi proviamo a ricordare a tutti che ai suoi tempi Vittorio Valletta, il mitico ad della Fiat del dopoguerra, quello del rilancio e dell’affermazione internazionale della casa torinese, percepiva uno stipendio mensile pari a quello di 200 suoi operai. E glielo rinfacciavano pure, quegli ingrati. Senza sapere ciò che sarebbe accaduto settant’anni dopo. Senza neppure immaginare il brivido da noi provato nel dividere quei trentuno milioni e rotti per 1500, ovvero lo stipendio medio di un operaio Fca in Italia: 20.866, 6667. Insomma l’equivalente di quasi ventunomila stipendi di ventunomila lavoratori. Che magari la sognano anch’essi una bella una tantum. Senza pretendere di essere come Marchionne. Che infatti se ne è aggiudicate due.

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