Tramonta il “mito” di Giurisprudenza, ora le matricole scelgono Agraria

11 Ago 2014 16:44 - di Valeria Gelsi

Un calo consistente delle immatricolazione e una scelta, per chi si iscrive, sempre più orientata al mercato del lavoro. È la fotografia dell’università italiana in questo tempo di crisi, in cui appena tre neodiplomati su dieci diventano matricole. A scattarla è Il Sole 24 ore, che anticipa i dati certificati dal Consiglio universitario nazionale prima ancora che vengano ufficializzati dal Miur. Il quotidiano precisa che «potrebbero subire piccole variazioni», ma è chiaro che la sostanza non cambia. Dall’anno accademico 2007/2008, ovvero dal periodo pre-crisi, al 2013/14 l’università italiana ha perso 40mila matricole, il 13%. Incide, in parte, il dato demografico, visto che nello stesso periodo i 19enni sono calati di 30mila unità. Ma il presidente del Consorzio AlmaLaurea, Andrea Cammelli, al quotidiano ha parlato esplicitamente delle matricole come della popolazione che proviene «da famiglie più agiate». «Il resto – ha precisato – non accede ai corsi universitari spesso per l’assenza di una seria politica del diritto allo studio». A farne le spese sono soprattutto i giovani del Sud, dove – secondo il report del centro studi Datagiovani per Il Sole 24 ore – il calo di immatricolazioni è stato del 20% (in termini assoluti, 27mila neo-universitari in meno) a fronte del -3,5% nel Nord Ovest e del -5,5% nel Nord Est.

Chi si iscrive all’università, poi, lo fa guardando ai nuovi scenari economici e agli ambiti professionali che sembrano dare più opportunità. Tramonta così il sogno di fare l’architetto (-43,1%) o l’ingegnere civile (-12,9%), figure “condannate” dalla crisi dell’edilizia, e risorge il sogno della terra: negli ultimi due anni Scienze agrarie, forestali e alimentari ha registrato un più 72% di immatricolazioni, piazzandosi al primo posto in classifica fra le facoltà maggiormente gettonate. Seguono Lingue (+20,5%), di cui però lo studio non dà il dettaglio dei corsi (resistono le “vecchie” europee o aumenta, per esempio, lo studio di cinese e arabo?) e Ingegneria industriale (+20,2%). Fra le facoltà che crescono ci sono poi Ingegneria dell’informazione (+13%), Chimica (+8,4%), Scienze motorie (+6,5%) e Informatica (+5,2%), mentre tra quelle che perdono terreno la maglia nera, dopo Architettura, va a Farmacia (-33,3%) e Beni culturali (-29,9%). E se, in fin dei conti, non sorprende il -25% di Scienze della comunicazione, rappresentano invece la fine di un “mito” il -23% di Giurisprudenza e il -21% di Economia aziendale. Così come, in tempi di crisi, anche l’idea di avere un medico in famiglia non è più poi tanto allettante: dopo Professioni sanitarie, che perde il 7,1%, Medicina è la facoltà che cala meno, con il -7,3%, ma si attesta pur sempre fra gli insegnamenti che non attirano più.

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