Lettera aperta a Romano Prodi, che per fortuna è un “re in esilio”

17 Lug 2012 20:30 - di

Ricevo con piacere le sgarbate parole che la portavoce di Romano Prodi mi ha ieri rivolto a commento della mia intervista pubblicata sul “Secolo d’Italia”. Il motivo di tanta asprezza sembrerebbe dovuto all’aver detto che «fu Prodi a volere un’Europa larga e dominata da altri…». Ovviamente restituisco tutte le critiche al mittente e con piacere rincaro la dose. Innanzitutto nel periodo in cui Prodi fu a capo dell’Esecutivo europeo non io, ma la stampa internazionale, in testa il “Financial Times”, non gli lesinò aspre critiche che andavano da «manager incapace», «allarmante inclinazione alle gaffes», «uomo sbagliato per l’incarico di Presidente della Commissione europea». Il britannico “The Guardian” arrivò a dire che Prodi aveva fallito in modo disastroso anche nella comunicazione, persino in lingua italiana. Ma al di là dei giudizi, che sono sempre opinabili, vale la pena ricordare che per entrare nell’euro gli italiani dovettero sopportare il peso dell’eurotassa. La beffa peggiore fu che la promessa di restituzione entro l’anno di questo fardello, non fu mai rispettata. Infatti D’Alema, che subentrò a Prodi, introdusse l’addizionale Irpef regionale, azzerando di conseguenza qualsiasi tipo di rimborso. In quanto all’impopolarità delle decisioni di Prodi in quegli anni, credo che i primi a criticarlo in maniera irreversibile furono i suoi compagni di governo, a partire da Bertinotti e D’Alema che anche per queste scelte lo sfiduciarono facendo cadere il suo governo. Come è noto il Professore per risarcimento fu inviato a Bruxelles dove da tutti fu sempre considerato come un “re in esilio”, in una sorta di parcheggio di lusso in attesa di ritornare a fare politica in Italia. Tanto che nell’Europarlamento, da destra a sinistra, in molti lo invitarono, compreso Martin Schulz (oggi presidente del Parlamento europeo), a concentrarsi maggiormente sul lavoro a Bruxelles poiché il ruolo istituzionale comunitario era di fatto incompatibile con il suo ruolo di leader dell’opposizione in Italia. In quanto all’euro, Prodi ricorda fin troppo bene le polemiche che su questo argomento sono state fatte sia da autorevoli professori universitari, sia da imprenditori, sia da associazioni di consumatori, polemiche riemerse anche di recente. Aggiungo solo che la decisione di limitare a soli 60 giorni la doppia circolazione dell’euro e delle vecchie monete, costrinse più di trecentocinquanta milioni di cittadini europei, imprese ed esercizi commerciali a fare i conti con l’euro in tempi record con l’inevitabile confusione che portò all’incontrollata impennata dei prezzi e al cosiddetto “effetto raddoppio”.

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