Identità vere e non partiti di plastica

23 Mag 2012 21:10 - di

Berlusconi è già passato alla storia – al di là delle cronache pruriginose – per aver rivoluzionato la politica e soprattutto la comunicazione con un nuovo modello di partito. Nel 1994, interpretando il cambiamento profondo del Paese, lanciò un partito creato dall’alto e che trasferiva le tecniche del marketing aziendale nella comunicazione, utilizzando come strumento primario la televisione. Il cambiamento fu epocale, con effetti positivi e altri oggettivamente negativi, soprattutto agli occhi di chi proveniva da percorsi politici di profondità storica e culturale. I partiti di massa, sino ad allora, erano tutti nati dal basso e cresciuti nel corso di lunghe marce e progressive strutturazioni e tramite una fidelizzazione ideologica che rendeva permanente il consenso. Molti onesti osservatori concordano oggi sul fatto che sia stata proprio la comunicazione a determinare il declino del Cavaliere. Da una parte l’alleanza delle vecchie centrali dell’informazione, messe all’angolo nel corso degli anni Novanta, che si sono ricompattate attrezzandosi con nuove tecnologie per abbattere il Moloch televisivo. Una nuova rivoluzione ha dato il colpo finale, con un movimento creato anch’esso a tavolino e che ha investito tutto sulle nuove tecniche di comunicazione del web e dei social network. L’antipolitica e il fenomeno Grillo sono stati costruiti a tavolino come allora Forza Italia, ma con un linguaggio e una tecnologia d’avanguardia che ha reso l’esperienza berlusconiana anacronistica. L’innovazione però, funziona una volta sola e chiunque, domani, armato di lucidità (e avendo i mezzi) può apprendere la lezione e metterla a servizio di buoni come cattivi propositi. I partiti non spariranno, semplicemente si adatteranno. Col pericolo che si allontanino ancora di più dal mondo reale. Chi ha una storia se la tenga stretta. Un’identità non si inventa in una agenzia pubblicitaria. Ma sopravvive alla prova dei secoli.

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