Ex-Ilva di Taranto, arrestato l’avvocato Piero Amara per l’inchiesta sull’ex-procuratore capo Capristo

8 Giu 2021 10:51 - di Paolo Lami
Piero Amara in una foto tratta dal suo profilo facebook. +++ FACEBOOK/PIERO AMARA +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE CUI SI RINVIA +++

La guardia di Finanza, su delega della Procura di Potenza, ha arrestato, secondo quanto apprende l’Adnkronos l’avvocato Piero Amara, l’ex-consulente legale esterno dell’Eni al centro, in questi mesi, di una serie di vicende che hanno terremotato la magistratura.

Piero Amara è stato arrestato nell’ambito dello sviluppo dell’inchiesta, condotta dalla Procura di Potenza,  sull’ex-procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo.

I magistrati potentini hanno disposto nuove misure cautelari in un filone riguardante l’ex-Ilva di Taranto per presunti favori fatti ad un imprenditore nei rapporti di lavoro con l’azienda siderurgica.

In questo ambito è stato appunto coinvolto l’avvocato Piero Amara, finito ora in carcere.

L’indagine nasce dal fascicolo, di cui la Procura di Potenza è competente territorialmente per il coinvolgimento di magistrati, che portò all’arresto di Capristo il 19 maggio dello scorso anno quando l’ex-procuratore capo della Procura jonica finì ai domiciliari con l’accusa di presunte pressioni a due magistrati insieme a tre imprenditori e ad un poliziotto.

Per questa vicenda è già iniziato il processo al Tribunale di Potenza.

Amara, che con le sue rivelazioni ancora tutte da accertare, ha gettato fango su diverse persone, fra cui il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, ha recentemente parlato  dell’esistenza di una loggia cosiddetta “Ungheria” – dal nome di una nota piazza romana dove si trova l’abitazione di un magistrato presso la quale la presunta consorteria si sarebbe riunita – creando un cortocircuito mediatico-giudiziario che ha investito, fra l’altro, il Consiglio Superiore della Magistratura.

Le rivelazioni di Piero Amara, che sembrano far parte di una strategia di avvelenamento dei pozzi, hanno portato ad una crisi all’interno della Procura di Milano fra i vertici degli uffici dell’accusa, in particolare il capo Francesco Greco e il sostituto procuratore Paolo Storari, titolare del fascicolo relativo ai racconti dell’ex-consulente legale dell’Eni.

Storari, ritenendo che le gravi accuse fatte da Piero Amara in relazione all’esistenza della presunta loggia Ungheria, ancorché tutte da verificare, non fossero adeguatamente valorizzare dai capi degli uffici si è rivolto all’allora consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, oggi in pensione, consegnandogli, nel corso di un incontro riservato a Milano, alcuni fogli contenenti le rivelazioni dell’avvocato contro Ardita ed altre persone.

Rivelazioni che, poi, successivamente, sono arrivate anche alle redazioni di alcuni giornali, in particolare Repubblica e il Fatto Quotidiano.

Da questo punto di vista la Procura di Roma ha indagato l’ex-segretaria personale di Davigo al Csm ipotizzando che possa essere stata lei a far arrivare ai giornali le pesanti accuse di Piero Amara.

Amara ha parlato troppo. Oggi è stato arrestato. Chi comanda veramente odia essere disturbato”, commenta su Twitter, Guido Crosetto.

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