Con il nuovo governo è di moda il migrante-boomerang: espulso da Salvini, torna con la sinistra

17 Gen 2020 14:46 - di Lucio Meo

Era già stato espulso due anni fa, ma Mehdi Rahmouni, 30 anni, marocchino, mercoledì scorso è sbarcato a Messina insieme ad altri 121 migranti. Erano stati soccorsi nei giorni scorsi in acque internazionali dalla Open Arms e condotti nella città dello Stretto. Ad attenderli al molo Norimberga c’erano, tra gli altri, anche gli investigatori della Squadra mobile. Al termine delle operazioni di sbarco, hanno fatto scattare le manette ai polsi del 30enne per reingresso illegale sul territorio nazionale del migrante marocchino.

Il migrante clandestino che torna

Dagli accertamenti, infatti, è emerso che il cittadino marocchino era stato raggiunto, a gennaio 2018, da un decreto di espulsione con divieto di reingresso per un periodo di 5 anni. Erano i tempi di Matteo Salvini ministro degli Interni nel neonatogoverno giallo-verde. Dopo le formalità di rito, il trentenne è stato condotto nelle camere di sicurezza della Questura di Messina a disposizione dell’autorità giudiziaria.

La nave umanitaria Open Arms con a bordo 122 migranti era arrivata ieri al molo Norimberga di Messina, dove ad accoglierla c’erano medici dell’Asp, volontari, Croce rossa e forze dell’ordine. Gli stranieri erano stati trasferiti al centro di prima accoglienza: tra loro due donne in gravidanza e tre famiglie con bambini. I migranti, di origine subsahariana, erano stati salvati nel corso di due diversi interventi nel mar Mediterraneo. Tra loro, anche il clandestino già espulso.

Il commento amaro di Salvini

Una vicenda che viene immediatamente commentata da Matteo Salvini. «A Messina è sbarcato un marocchino già espulso due anni fa. È stato arrestato: grazie alle Forze dell’Ordine. Chissà quanti altri galantuomini saranno arrivati in Italia grazie ai porti aperti. A metà gennaio siamo già a quota 678 sbarchi contro i 202 registrati in tutto gennaio 2019. Il governo Conte-Pd-5Stelle-Renzi fa sempre peggio: non vediamo l’ora di votare per mandarli a casa».

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