Manovra, siamo alla farsa. Conte minaccia fuoco e fiamme, poi fa salti di gioia. Pagano gli italiani

16 Ott 2019 12:07 - di Natalia Delfino
conte
Ci sono volute sei ore di Consiglio dei ministri e la clausola «salvo intese». Solo in questo modo il governo è potuto arrivare al via libera al decreto fiscale e alla manovra, oggetto della riunione fiume di stanotte. Un accordo per il quale a Palazzo Chigi si sono giocati il tutto per tutto, con tanto di sms di minaccia da parte del premier Giuseppe Conte al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. «La madre di tutte le battaglie», come l’ha definita Conte nel messaggio, era la lotta all’evasione. Un tema di primaria importanza per Conte, non tanto – a quanto si capisce – perché è lo spartiacque tra due modi di intendere la politica molto differenti (giustizialismo contro moderato garantismo), quanto perché «se non dovesse venire perderò di credibilità e dovrò dire che le cose non si possono cambiare».

Lo scontro sul carcere per gli evasori

Alla fine sul tema Pd e M5S sono giunti a un compromesso che allontana, almeno per ora, il problema. «Nel testo c’è il riferimento, nero su bianco, alla dichiarazione fraudolenta: le pene vengono portate a otto anni. Siamo d’accordo sul fatto che deve esserci il carcere per i grandi evasori, ma si tratta di una problematica complessa da approfondire», ha spiegato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Dobbiamo anche valutare l’idoneità dello strumento del dl, anche per questo l’approvazione è stata fatta salvo intese», ha aggiunto.

La lunga notte di Giuseppe Conte

Eccola là la clausola «salvo intese» che spiega tutto, a partire dalle sei ore di discussione che i rumors raccontano essere state piuttosto difficili. Al pari, del resto, delle ore della vigilia. Tensioni ampiamente trapelate, rispetto alle quali Conte ha tentato una narrazione rassicurante: «Abbiamo impiegato del tempo perché abbiamo approfondito i vari documenti. Abbiamo ripassato insieme tutte le misure», ha sostenuto Conte, quando ormai si affacciavano le cinque del mattino.

Una manovra che si regge sul «filo»

Il resto è propaganda: esultanza sulla clausola di salvaguardia evitata; promesse sulla riduzione del superticket e del cuneo fiscale; tetto a 2mila euro per l’uso del contante e introduzione di un fantomatico superbonus per i pagamenti elettronici a partire però dal 2021; rassicurazioni sul fatto che ci sono «coperture solide» e che «3 miliardi arriveranno da misure di contrasto all’evasione fiscale». Si tratta della grande incognita di questa manovra, quella su cui tutto si tiene e tutto potrebbe cadere. Un nodo che resta tutto da sciogliere, come sottolinea anche il titolo del Sole 24 ore. «Manovra sul filo degli incassi 2020», è l’apertura di oggi. «Tutto l’impianto (della manovra, ndr) – si legge nel pezzo – è appeso all’escamotage dei tre miliardi spostati sul prossimo anno con la proroga al marzo 2020 dei versamenti previsti a fine ottobre e metà novembre per gli autonomi che hanno scelto di rateizzare».

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