Siamo nel mezzo di una tempesta, ma la politica ancora non se n’è accorta

16 Ago 2019 16:49 - di Sante Perticaro

La mia generazione sta assistendo, non senza qualche sorpresa, a uno stravolgimento colossale degli equilibri geografico economici mondiali. E chi, tra di noi, si è formato su testi che partivano dall’assunto che il baricentro dello sviluppo mondiale fosse assestato sulla riva atlantica USA dell’oceano -dalla parte  orientata verso il nord Europa- non può non considerare quanto le parti orientali del globo abbiano di molto spostato – sul fronte pacifico- il vero nucleo di sviluppo. La risposta che il fronte occidentale dà é alquanto opinabile: dal Presidente Trump alla Gran Bretagna della Brexit, passando per i muri di filo spinato nel cuore dell’Europa, è tutto uno scavare di trincee economiche onde sentirsi più al sicuro (in quel piccolo orto che ormai, avizzito, dà pochi ortaggi). La Cina di Xj Jinping ha già assunto il ruolo di guida nella economia mondiale, mentre l’India in quello produttivo di cervelli soppiantando le classiche università europee e britanniche. Cosi, dal 1970 in poi, il reddito pro-capite asiatico è più che aumentato di 5 volte, mentre nell’emisfero occidentale balbetta a malapena e si stanno prefigurando tempi grami.  Siamo, cioè, nel pieno di una tempesta che sta sconvolgendo tutti i nostri stili di vita. Ciò finisce per comportare, in particolare tra i cosiddetti “millennials”, il non considerare più affatto la democrazia come un elemento essenziale per il proprio vivere. Anzi, da molte parti si assume che una alternativa militare sia del tutto consigliabile. Perché essa sarebbe capace di fare una ferma opposizione alle insidie migratorie e delinquenziali provenienti dall’Africa e dai Paesi dell’Est europeo. Fino a quando la politica non aprirà gli occhi su questi fenomeni sconvolgenti -impostando risposte non momentanee ed improvvisate- non ci sarà un progresso al passo con i tempi e si balbetteranno sempre degli stupiti “ohh” di sorpresa. 

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