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Business dell’asfalto a Roma, tegola per il Pd: avrebbe intascato 300mila euro in nero

Appalti truccati e corruzione

Business dell’asfalto a Roma, tegola per il Pd: avrebbe intascato 300mila euro in nero

Cronaca - di Redazione - 5 Dicembre 2025 alle 14:12

Scandalo asfaltopoli a Roma. Si è conclusa con 33 indagati l’inchiesta partita più di un anno fa sul business dell’asfalto e il rifacimento del manto stradale della Capitale ottenuti con mazzette e fondi elargiti a funzionari pubblici. Una vera e propria associazione a delinquere che fa riferimento all’imprenditore di Frascati, Mirko Pellegrini, 47 anni, arrestato a maggio insieme ad altre 4 persone. Tra i reati contestati turbativa d’asta, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e auto riciclaggio.

Business dell’asfalto, Pellegrini versò 300mila euro in nero al Pd

Ma c’è dell’altro. I pm di Piazzale Clodio contestano anche il reato di finanziamento illecito ai partiti, nello specifico al Pd del Lazio, emerso durante gli interrogatori. Pellegrini à indagato per un capitolo particolarmente delicato: finanziamento illecito al Partito Democratico del Lazio. Noto come mister Asfalto, ha dichiarato, infatti, di aver versato 300mila euro a Bruno Astorre, già senatore e segretario regionale del Nazareno, morto suicida il 3 marzo 2023.

Da mister Asfalto al dem Bruno Astorre, morto suicida

Negli ultimi anni decine di migliaia di euro sarebbero arrivati illecitamente e in nero nelle casse del Partito democratico Lazio. A elargire queste somme di denaro alla sezione del partito dem sarebbe stato appunto l’imprenditore capitolino. Emergerebbe un sistema di pagamenti fittizi e consulenze inventate da cui sarebbe uscita una parte dei soldi finiti in tasca al Pd. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il punto di contatto tra Pellegrini e il Pd sarebbe stato Bruno Astorre. Sarebbe stato lui a ricevere consegne periodiche di denaro in luoghi differenti tra Roma e Frascati. Per una cifra complessiva che sfiorerebbe i 300mila euro in contanti, mai dichiarati come contributi ufficiali.

Le società che simulavano concorrenza nelle gare di appalto

Secondo la procura Mirko Pellegrino e suo fratello Simone gestivano una serie di società (tra cui La Fenice srl, Ellepi srl, Cogefen srl, Ldp Strade srl., Road 95 srl.s. – che simulavano di farsi concorrenza nelle gare di appalto. Tra gli appalti turbati ci sarebbero anche interventi sulla viabilità per la Ryder Cupdi golf e sulla grande viabilità dei Municipi di Roma. Lavori fatti anche al risparmio. Pellegrino e i suoi avrebbero volontariamente ridotto lo spessore del manto stradale, facendo poi comparire tutto in regola sulla documentazione con la copertura di funzionari corrotti. Mazzette, orologi di lusso e percentuali sugli appalti per comprare il silenzio.

Funzionari corrotti per coprire il sistema di frodi

Gli inquirenti parlano di informazioni riservate sugli appalti, controlli addomesticati, verifiche “amichevoli” e denaro consegnato a funzionari di Roma Capitale e Astral per evitare che i nodi più critici dei cantieri venissero alla luce. Secondo l’accusa Pellegrino avrebbe usato questo metodo nei confronti di più soggetti politici. Dal Pd è arrivata la replica Daniele Leodori, segretario e consigliere regionale. “Abbiamo appreso dalla stampa le ipotesi di accusa, non ci risulta alcun tipo di finanziamento illecito, i nostri bilanci sono certificati. Abbiamo affidato un incarico a un legale per tutelare il Pd del Lazio”.

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di Redazione - 5 Dicembre 2025