Guardare oltre
G20 a Johannesburg, l’Italia punta sull’Africa: migranti, Piano Mattei e catene strategiche le priorità della Meloni
Roma punta a consolidare nuove intese operative su energia, innovazione e resilienza economica, delineando una strategia più strutturata nei rapporti con i partner africani e con l’Unione europea in vista del vertice di Luanda
Il vertice di Johannesburg accoglie, da domani, per la prima volta il G20 nel continente africano, segnando un passaggio simbolico che riflette un equilibrio internazionale in trasformazione. L’Africa smette di essere un margine geopolitico e diventa un crocevia di sicurezza, sviluppo e risorse strategiche. In questo contesto si inserisce l’agenda italiana guidata dalla premier Giorgia Meloni, attesa in Sudafrica prima di proseguire in Angola per il vertice Unione europea–Unione africana.
L’Africa come banco di prova globale
L’Italia punta a consolidare una strategia di lungo periodo con l’Africa. Al centro c’è l’iniziativa per la conversione del debito dei Paesi africani, presentata a giugno insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il progetto mira a trasformare parte dei debiti sovrani in investimenti destinati allo sviluppo. Sono già avviati i negoziati bilaterali con i Paesi aderenti al Piano Mattei, che stanno definendo i progetti da finanziare grazie alla riconversione.
Tre sessioni decisive per delineare il futuro
La presidenza sudafricana ha scelto un format inclusivo, al quale partecipano numerosi Paesi invitati e organizzazioni regionali. Le tre sessioni principali affronteranno la crescita economica sostenibile, i disastri naturali e la transizione energetica, fino al capitolo conclusivo dedicato ai minerali critici e all’intelligenza artificiale.
Meloni interverrà in ciascun appuntamento, con l’obiettivo di collegare le priorità globali agli assi del Piano Mattei. Richiamerà inoltre gli esiti del vertice di Addis Abeba sui Sistemi alimentari, considerato fondamentale per la sicurezza alimentare africana. Sull’intelligenza artificiale ribadirà la necessità di un approccio etico e antropocentrico, in continuità con la linea espressa dall’Italia durante la presidenza del G7.
Debito, energia e risorse strategiche
Minerali critici, sicurezza energetica e resilienza delle catene di approvvigionamento rappresentano temi centrali nel confronto internazionale. Il governo italiano intende promuovere relazioni fondate sulla cooperazione e sulla reciprocità, lasciando alle spalle modelli estrattivi che hanno segnato il passato.
L’assenza degli Stati Uniti e il quadro europeo
Il summit è segnato da un’assenza storica: quella degli Stati Uniti, che per la prima volta decidono autonomamente di non partecipare al G20. La scelta non incrina la struttura del forum ma modifica l’equilibrio politico della riunione, accentuando il ruolo del Sud globale.
L’Italia mantiene intatta la sua posizione sul dossier ucraino: prosegue il lavoro sul dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e continua la raccolta di attrezzature energetiche per Kiev. Resta inoltre in valutazione l’eventuale adesione al programma Purl per l’acquisto di sistemi d’arma destinati all’Ucraina, senza però modificare l’impegno assunto da Roma a sostegno di Kiev.
Da Johannesburg a Luanda: il secondo fronte
Dopo il G20, Meloni parteciperà al vertice Ue–Unione africana a Luanda. Il tema migratorio sarà centrale: l’Italia continuerà a sostenere un approccio fondato sul doppio pilastro dei canali legali di ingresso e della lotta alle reti di traffico di esseri umani, linea che ha raccolto crescente consenso europeo.
Nel quadro del Global Gateway emergono forti punti di convergenza con il Piano Mattei, come il Corridoio Lobito, l’infrastruttura che collegherà l’Africa da ovest a est, sostenuta da Italia e Unione Europea. Il vertice includerà inoltre un evento economico volto a favorire il coinvolgimento delle imprese europee.
Le attese dell’Italia per il documento finale
La presidenza sudafricana sta lavorando a un testo unico che integri tutti i temi del summit. L’Italia auspica che vengano inclusi alcuni elementi chiave: un equilibrio tra contrasto ai trafficanti e vie legali nella gestione delle migrazioni; la neutralità tecnologica nella transizione energetica; una governance condivisa dei minerali critici; un’intelligenza artificiale centrata sull’uomo; e una riforma dell’architettura finanziaria internazionale orientata allo sviluppo dell’Africa.
Il processo di conversione del debito dei Paesi africani continua intanto il suo percorso, complesso e diverso per ciascuno Stato, spesso legato a valutazioni parlamentari interne. È un lavoro tecnico, paziente, che però riflette una visione più ampia: quella di un’Africa considerata finalmente non come destinataria di interventi episodici, ma come partner per una crescita costruita insieme.