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epa12564961 Russian President Vladimir Putin (3-R) meets with US Presidential Envoy Steve Witkoff and Trump’s son-in-law Jared Kushner (both not pictured)at the Kremlin in Moscow, Russia, 02 December 2025. Putin received Witkoff and Kushner to discuss US President Trump’s ‘peace plan’ for Ukraine. EPA/ALEXANDER KAZAKOV / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT
epa12564961 Russian President Vladimir Putin (3-R) meets with US Presidential Envoy Steve Witkoff and Trump’s son-in-law Jared Kushner (both not pictured)at the Kremlin in Moscow, Russia, 02 December 2025. Putin received Witkoff and Kushner to discuss US President Trump’s ‘peace plan’ for Ukraine. EPA/ALEXANDER KAZAKOV / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

Pace in Ucraina

Washington tratta con Putin fino a notte fonda, ma non c’è intesa. Mosca irritata dagli europei

Cinque ore di colloquio al Cremlino, l’inviato speciale di Trump e Jared Kushner non sbloccano il nodo ucraino. Sul tavolo il “problema territoriale”, ma anche possibili accordi economici con gli Usa

Esteri - di Alice Carrazza - 3 Dicembre 2025 alle 09:00

L’incontro fiume andato in scena a Mosca tra Vladimir Putin e gli emissari di Donald Trump non ha prodotto alcuna svolta. Dopo cinque ore di confronto all’interno delle mura del Cremlino, il consigliere presidenziale russo Yury Ushakov ha ammesso con nettezza ciò che entrambi i fronti, in modi diversi, speravano di evitare: «Non sono ancora stati trovati compromessi».

Riunione “costruttiva” ma non c’è pace

La constatazione arriva al termine di una riunione definita «costruttiva e significativa», ma incapace di scardinare la struttura profonda del conflitto. Il tentativo di imbastire un percorso verso un possibile accordo di pace resta, per ora, una promessa.

Le discussioni, protrattesi fino oltre la mezzanotte, hanno offerto spazio a un confronto diretto e senza intermediari tra il presidente russo, l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff e Jared Kushner, figura sempre più coinvolta nei canali diplomatici paralleli tra i due Paesi.

Mosca: “Abbiamo affrontato la sostanza”

Ushakov ha illustrato il metodo adottato durante il colloquio. Cinque ore in cui, afferma,
«vi è stata la possibilità di discutere in modo approfondito le prospettive di un ulteriore lavoro congiunto per raggiungere una soluzione pacifica e duratura alla crisi ucraina».

Sul tavolo sono approdate diverse opzioni elaborate a Washington, tra cui il piano di Trump in 28 punti con altri quattro documenti trasmessi successivamente. Mosca ne ha affrontato la sostanza, non le formulazioni tecniche: «Non abbiamo discusso formulazioni specifiche o proposte americane specifiche, ma abbiamo affrontato la sostanza stessa di ciò che è contenuto in questi documenti statunitensi».

Si tratta, insiste Ushakov, di testi non divulgabili, tutti orientati a una possibile “soluzione pacifica e duratura”.

Il nodo territoriale

È nel profilo concreto del conflitto che le distanze permangono. Il Cremlino ammette che alcune idee statunitensi possono risultare «più o meno accettabili», mentre altre «non sono adatte».
Il passaggio più delicato riguarda il “problema territoriale”, definizione con cui Mosca condensa le proprie rivendicazioni sul Donbass. Ushakov conferma che «le questioni territoriali sono state discusse in modo specifico», pur senza varcare la soglia della risoluzione.

Putin irritato dal comportamento europeo

Putin avrebbe anche espresso irritazione verso il comportamento europeo, denunciando «le azioni distruttive che osserviamo da parte degli europei nel contesto del processo di regolamento».

L’arduo compito di Trump

Da Washington, Trump aveva preparato il terreno parlando di un conflitto fuori controllo: 25.000–30.000 vittime al mese, secondo le sue parole. Un quadro che insiste su un’urgenza politica interna tanto quanto su una narrazione americana della guerra che punta a mostrare un costo umano e finanziario ormai ingestibile.

Trump considera la fine della guerra uno degli obiettivi più sfuggenti della sua presidenza e non ha risparmiato critiche né a Putin né a Zelensky. Witkoff, dopo il colloquio, si è recato all’ambasciata Usa per aggiornare la Casa Bianca.

Europa inquieta

A Bruxelles e nelle capitali europee, la diffusione delle 28 proposte statunitensi aveva già generato allarme: si temeva un’eccessiva disponibilità a riconoscere le principali richieste di Mosca. L’Europa ha quindi elaborato una propria controproposta, mentre Stati Uniti e Ucraina hanno parlato di un “quadro di pace aggiornato e perfezionato”.

Zelensky, da Dublino, ha avvertito che non esistono soluzioni rapide e che tutto deve avvenire «in modo equo e trasparente», evitando giochi diplomatici ai danni di Kiev.

Minacce, mare e guerra psicologica

Putin, poco prima dell’incontro con Witkoff, aveva dichiarato che la Russia non desidera una guerra con l’Europa, aggiungendo però che, se dovesse iniziarla, “finirebbe così rapidamente che non rimarrebbe nessuno con cui la Russia potrebbe negoziare”.

Nel Mar Nero, la Russia minaccia di tagliare l’accesso ucraino al mare dopo gli attacchi con droni contro la “flotta ombra”. Il ministro ucraino Sybiha vede in queste parole la prova della scarsa volontà negoziale del Cremlino.

Contatti ancora aperti

Nonostante l’assenza di progressi, Ushakov osserva che le due parti non si sono allontanate:
«Non più lontani, questo è certo. Ma c’è ancora molto lavoro da fare».

L’ipotesi di un incontro diretto tra Putin e Trump resta incerta e subordinata ai risultati delle prossime fasi. Gli emissari americani rientreranno negli Stati Uniti per riferire, con l’impegno di proseguire «telefonicamente» il confronto.

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di Alice Carrazza - 3 Dicembre 2025