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Urso: L’Italia sta diventando un modello. Nella tempesta il governo ha garantito stabilità

Intervistato da MF

Urso: L’Italia sta diventando un modello. Nella tempesta il governo ha garantito stabilità

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy fa il punto sullo stato di salute dell'industria e rilancia la candidatura per la gigafactory europea sull'intelligenza artificiale: sono certo che una sarà assegnata al nostro Paese

Politica - di Redazione - 9 Dicembre 2025 alle 08:55

Sull’industria italiana “abbiamo fatto trasparenza sui tavoli di crisi: erano 55, oggi sono 38. Ne abbiamo risolti molti mantenendo attivi gli stabilimenti. La linea è realismo, responsabilità, lavoro di squadra. Il mondo è in tempesta, ma il governo italiano ha garantito stabilità, affidabilità e credibilità. Ed è per questo che stiamo diventando un modello per gli altri”. Lo dice in una intervista a Milano Finanza e Class Cnbc il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Gigafactory europea sull’Ia: l’Italia spera nell’assegnazione

Tra i diversi temi affrontati nel corso dell’evento “Expert Talk” l’esponente del governo Meloni fa il punto sulla candidatura italiana per la gigafactory europea sull’intelligenza artificiale, spiegando che “La Commissione ha ricevuto 77 proposte, ma noi, a differenza degli altri Paesi, abbiamo saputo fare sistema e presentare un unico consorzio. È composto dalle grandi imprese a controllo pubblico, Leonardo ed Eni, ed è molto competitivo. Sono convinto che nella prossima primavera una delle cinque gigafactory sarà assegnata all’Italia”. “Abbiamo già data center, un piano sul calcolo quantistico, tre dei più grandi supercalcolatori d’Europa e università all’avanguardia, anche al sud. Tutto questo mostra che stiamo costruendo un’Italia assertiva, a vantaggio delle imprese, dei cittadini e dell’Europa” ricorda il ministro Urso.

Dazi: impatto sul Made in Italy migliore del previsto

Altro tema al centro del dibattito è quello dell’impatto dei dazi americani sul made in Italy, anche alla luce degli ultimi dati che si dimostrano “Meglio del previsto e meglio di altri. Perché i consumatori americani non vogliono rinunciare alla qualità del made in Italy e perché le nostre imprese sono resilienti. Bisognerà vedere i dati definitivi a fine anno, però il pericolo vero non sono i dazi diretti, che in media valgono il 15%. Il rischio infatti, secondo Urso “è l’effetto indiretto: se i prodotti asiatici non entrano negli Stati Uniti per via dei dazi più alti, la sovrapproduzione si dirige verso il mercato europeo, il più aperto e il più ricco. È come un maremoto: la scossa avviene altrove, ma l’onda arriva da noi. Per questo abbiamo chiesto che il raddoppio dei dazi e il dimezzamento delle quote sull’acciaio cinese, già annunciate dal commissario Séjourné, entrino in vigore subito”.

Italia in prima linea contro la contraffazione e la concorrenza sleale

L’Italia è anche al lavoro sul fronte del “contrasto dei fenomeni di contraffazione e concorrenza sleale. Pensiamo all’ultra fast fashion che ha portato lo scorso anno 12 milioni di pacchi al giorno in Europa senza alcun controllo, perché sotto la soglia dei 150 euro. Spesso contengono prodotti spacciati come italiani e non sostenibili dal punto di vista ambientale. Abbiamo chiesto che il dazio su questi pacchi entri subito in vigore, non tra tre anni, perché permetterebbe almeno il controllo alle dogane” spiega Urso che avverte: se Bruxelles non anticipasse la misura “Interverremo con una legislazione nazionale, sul tema c’è un dibattito anche in Francia. Potremmo mettere una tassa alla consegna dei pacchi provenienti da fuori Europa. E abbiamo già previsto la responsabilizzazione delle piattaforme digitali: se il prodotto non corrisponde alla realtà, i costi non possono ricadere sulle nostre imprese.

Automotive: Italia protagonista

Sul settore automotive, infine, l’Italia è riuscita a ottenere un correttivo sul bando dei motori termici dal 2035 sul passaggio troppo brusco all’elettrico e “Oggi ha un ruolo da protagonista. Lo spread è passato da 242 a meno di 70 e la nostra credibilità ci permette di essere decisivi nelle riforme europee. Con la Germania siamo riusciti a far anticipare la revisione delle norme sull’automotive. Ora chiediamo una revisione radicale: neutralità tecnologica, riconoscimento pieno dell’ibrido, utilizzo dei biocarburanti e superamento della soglia del 2035, pur mantenendo fermo l’obiettivo finale. Dobbiamo arrivare al futuro, che sarà prevalentemente elettrico, con le fabbriche europee ancora in funzione”.

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di Redazione - 9 Dicembre 2025