Eco-vandali, protesta esosa
Ultima Generazione, loro sfregiano e imbrattano e il salasso tocca a noi: ecco quanto ci costano i blitz “pittati” per il clima
Da Firenze a Milano, passando per Roma, con statue e palazzi istituzionali insozzati e deturpati, i costi per eliminare gli "schizzi" degli pseudo-ambientalisti ricadono interamente sui cittadini. E i conti non tornano: protesta zero, danni (e esborsi) 100
Ultima Generazione, spese infinite… Lottare per il Pianeta è un’impresa nobile, ma quando la crociata ambientale si perde in proteste controproducenti e dispendiose – oltretutto a spese a ridosso della collettività – qualcosa non torna. La vernice sbandierata come temporanea si trasforma in un oneroso intervento di restauro che grava per decine di migliaia di euro sui bilanci pubblici. E allora, siamo proprio sicuri che lottare per un mondo più pulito imbrattando vestigia del passato e luoghi istituzionali di sempre sia il mondo più corretto ed efficace per farlo? In altre parole: allo stato dei fatti (e alle resa dei conti, letteralmente parlando) non è che il variopinto vandalismo attivista di stampo green nuoccia più di quanto giovi alla causa ambientalista?
Ultima Generazione, la vernice delle proteste? Altro che lavabile…
Ce lo chiediamo, ed è lecito farlo a questo punto della fiera delle contestazioni pittate, perché gli ormai celebri blitz degli eco-vandali di Ultima Generazione, per quanto sbandierati come azioni «a impatto zero» rivendicando il ricorso a vernici «lavabili», si stanno rivelando in realtà un salasso per la ristrutturazione (e ripulitura) del patrimonio storico violato e imbrattato. E, soprattutto, una spesa ingente per le casse di Pantalone, alias noi contribuenti. E il risultato è: traguardi raggiunti, zero. Esborsi sostenuti (e da sostenere ancora) per tamponarle: molti ed esosi.
Attivismo vandalico e cifre folli per correre ai ripari
Sì, perché non si tratta di banali schizzi arancioni o di aloni cancellabili, ma di imbratti persistenti su monumenti che sono l’anima della nostra nazione. E i casi di Firenze, Roma e Milano, stanno lì a testimoniarlo a futura memoria e spesa più presente che mai. Partiamo allora dal caso più emblematico che mai: quello di Palazzo Vecchio a Firenze, che dopo la scenografica incursione del 2023, ha lasciato sulla facciata, a distanza di anni, residui che non se ne vanno certo con una spugnetta o carta abrasiva. Prezzo per riportare la culla del Rinascimento al suo splendore? Quasi 30.000 euro. Un bel costo per l’”effetto temporaneo” millantato.
Il caso di Firenze e l’alone del danno
Il collettivo di Ultima generazione, ieri come oggi, insiste a ripetere quello che ripertica sempre come un mantra intramontabile che segue ogni loro incursione: usiamo materiale che non danneggia. Lavabile. Adducendo la copertura dello stratagemma retroattivo declinato alla causa ecologica. Ma è davvero così? Per quanto ne sappiamo oggi, a distanza di due anni da quella sceneggiata a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria, rilanciata con meme e video che ne ha fatto la fortuna social (complice l’irruzione non preventivata sulla scena del sindaco Nardella che tutti ricordano), sulla facciata del Comune fiorentino persistono ancora (e ben visibili) gli ultimi residui e aloni di quell’azione rivendicata a suon di sfregi.
E per eliminarli definitivamente sarà necessario un intervento di restauro che costerà poco meno di 30mila euro (circa 26mila). Una cifra che, per fare riferimento a un effetto “temporaneo” da rimuovere, suona ben più gravosa delle previsioni e delle semplificazioni fornite dagli eco-vandali riduzionisti…
Il doppio sfregio di Milano di Ultima Generazione
Non solo. Spostandoci da Firenze all’Arco della Pace di Milano, (imbrattato da Ultima generazione a novembre del 2023 su tutte le quattro colonne della facciata. La cui ripulitura, «con un piano della Soprintendenza affidato a una ditta specializzata, un annetto dopo», scrive Libero, è costato all’incirca «52mila euro») unisce al primo danno, la beffa del secondo scempio.
E se non sono gli eco-vandali ci pensano i pro-Pal…
Quello compiuto alla statua equestre di Vittorio Emanuele nella centralissima piazza del Duomo, che gli eco-teppisti di Ultima Generazione hanno già inondato di pittura “lavabile” gialla nel 2023, e che cinque settimane di fila di lavoro affidato a restauratori armati di ponteggi e trabbatelli, sverniciatori e pennelli, hanno consentito di ripulire al costo di 29mila euro coperto da una donazione privata. Peccato che, nell’ottobre scorso, un’altra mano, ma non meno vandalica, abbia nuovamente infierito, stavolta con manifestazioni pro-Pal che hanno completato l’opera spruzzando sulla scultura altra vernice rossa…
L’assalto al palazzo del Senato a Roma
Infine Roma, colpita nel cuore pulsante della cittadella della politica con un attacco sferrato in una delle arterie principali del centro storico con un attacco al Palazzo del Senato sferrato nel fuoco di fila di assalti inferti sempre nel 2023. Ebbene, i danni stimati si aggirano nell’ordine dei 40mila euro. Insomma, l’eco-vandalismo non conosce sconti e neppure confini. E a conti fatti – e a ben vedere – queste performance act generano zero risultati concreti per l’ambiente almeno quanto un pesante fardello economico per la comunità costretta a subirle.
E alla fine della fiera, i conti tra “lotta per il pianeta” e “danni alle città”, non tornano…
Il gesto, che mira a scioccare per “mezzo minuto di celebrità mediatica”, ci lascia in eredità spese ingenti, ponteggi, restauratori, lavori in corso, e una profonda amarezza civica. Si insiste sulla nobiltà della causa. Nessuno la mette in dubbio. Ma se il fine ultimo è sensibilizzare, il metodo (il mezzo fatidico?) ha fallito miseramente, trasformando l’attivismo in mero vandalismo oneroso. Chi ripulisce non è il colpevole, ma il cittadino onesto. E alla fine di tutto, l’unica cosa che questi blitz hanno lavato via con certezza è il senso di responsabilità. La prossima volta che si parla di materiali innocui, forse sarebbe più saggio usare l’unico strumento a costo zero e davvero efficace: il buon senso.