CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Tufello, Foro Italico, Mercato-Pendino, Ponte Lambro: ecco la mappa del disagio a Roma, Napoli e Milano

Periferie degradate

Tufello, Foro Italico, Mercato-Pendino, Ponte Lambro: ecco la mappa del disagio a Roma, Napoli e Milano

Cronaca - di Robert Perdicchi - 28 Dicembre 2025 alle 10:05

Tufello, Tor Cervara, Foro Italico. Mercato, Pendino. Ponte Lambro-Monlué, San Siro. Nomi che non compongono una classifica e non pretendono di rappresentare tutte le città italiane, ma che raccontano un fatto nuovo: il disagio socio-economico ha finalmente un perimetro misurabile dentro le città. Per la prima volta l’Istat scende sotto la soglia del comune e individua porzioni circoscritte di territorio in cui fragilità economiche, lavorative ed educative si concentrano in modo sistematico.

Non sono “i quartieri più disagiati d’Italia”, né una graduatoria nazionale. Sono luoghi in cui le aree statistiche costruite dall’Istat coincidono, almeno in parte, con nomi riconoscibili della geografia urbana. Altrove, il disagio attraversa confini amministrativi e resta privo di etichette toponomastiche. Ma il cambio di passo è già avvenuto: le disuguaglianze urbane non sono più una media astratta, diventano una mappa interna alle città, utilizzabile per decidere dove intervenire e su quali problemi.

Come l’Istat misura il disagio dentro le città

L’Indice di Disagio socio-economico di individui e famiglie a livello sub-comunale, IDISE, nasce per rispondere a una domanda che la statistica pubblica aveva finora aggirato: dove si concentrano, dentro le città, le condizioni che rendono strutturale la vulnerabilità sociale. La risposta dell’Istat non passa da un singolo indicatore, ma da una costruzione composita che incrocia nove dimensioni: lavoro, reddito, istruzione, stabilità occupazionale, condizioni familiari, dispersione scolastica, presenza di giovani fuori dai percorsi formativi e di anziani soli senza casa di proprietà. È una definizione ampia di disagio, che evita di ridurlo a sola povertà monetaria.

https://demografica.adnkronos.com/popolazione/poverta-italia-2024-istat/

La scelta metodologica più rilevante riguarda la scala territoriale. L’IDISE è calcolato a partire dalla sezione di censimento, ma viene diffuso solo per aggregazioni che garantiscono la tutela della riservatezza. Le Aree Sub-Comunali derivano dalle Basi Territoriali 2021; le Aree di Disagio socio-economico in ambito Urbano sono costruite aggregando sezioni contigue con valori elevati dell’indice, seguendo regole dimensionali e di omogeneità. Non sono quartieri amministrativi, ma perimetri funzionali allo scopo dell’analisi.

Il valore di riferimento è fissato a 100, pari alla media del singolo comune. Questo vincolo è sostanziale: l’IDISE non serve a confrontare Milano con Napoli o Roma con Torino, ma a capire dove, dentro ciascuna città, il disagio si addensa rispetto al contesto locale. È una misura relativa, pensata per orientare priorità interne e non per alimentare graduatorie nazionali.

Roma, Napoli, Milano e le altre

La prima sperimentazione riguarda 25 comuni, distribuiti lungo tutta la penisola. I dati fanno riferimento al 2021, un anno ancora segnato dagli effetti della pandemia su occupazione e redditi, soprattutto nei territori più fragili. È in questo quadro che emergono alcune coincidenze tra aree statistiche e quartieri riconoscibili. A Roma, l’analisi sulle zone urbanistiche individua valori elevati dell’IDISE in aree come Tufello e Tor Cervara; compare anche il Foro Italico, un risultato legato alla specificità del periodo di osservazione e alla presenza, allora ancora registrata nei dati, di insediamenti informali.

Per continuare a leggere l'articolo sostienici oppure accedi

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Robert Perdicchi - 28 Dicembre 2025