La ritorsione
Trump si scontra di nuovo con i giudici: bloccata in tribunale l’espulsione di una delle personalità europee indesiderate
Nuovo scontro tra Donald Trump e i magistrati statunitensi. Un giudice federale ha fermato temporaneamente la detenzione e l’espulsione di Imran Ahmed, che è uno dei cinque europei, tra i quali l’ex commissario Ue Thierry Breton, presi di mira dalle sanzioni Usa. Gli esponenti sono stati accusati dall’amministrazione Trump di promuovere, con le loro azioni per combattere disinformazione e abusi su Internet, la censura online di “posizioni americane a cui loro si oppongono”. Ad affermarlo è stato proprio il segretario di Stato americano, Marco Rubio.
Nuovo scontro tra Trump e i magistrati: bloccata la detenzione e l’espulsione di un esponente Ue
Il giudice di New York, Vernon Broderick, ha accolto la richiesta di emettere un ordine restrittivo da Ahmed, che è il direttore esecutivo del Center for Countering Digital Hate. La misura, presentata in Tribunale dal diretto interessato, impedisce quindi alle autorità americane di fermare e espellere il cittadino britannico prima che venga valutato il riscorso contro la revoca del visto. L’agenzia diretta dal commissario europeo indesiderato lavorerebbe “per fermare la diffusione dell’odio e della disinformazione online”. Attualmente, l’uomo risiede negli Stati Uniti con la moglie e la figlia cittadine americane.
Chi è Imran Ahmed, la sua attività e il litigio con Musk
Imran Ahmed è amico di Morgan McSweenet, capo dello staff del premier britannico Keir Starmer. Il rappresentante ha già avuto una “discussione” con Elon Musk, dopo aver denunciato un aumento dei contenuti razzisti, antisemiti ed estremisti da quando il tycoon ha preso il controllo di X. Eppure, il social controllato dall’imprenditore sudafricano ha delle chiare norme contro l’odio, come si legge sul sito: “Non puoi attaccare direttamente altre persone sulla base di etnia, provenienza, casta, orientamento sessuale, genere, identità di genere, religione, età, disabilità o malattia grave”. E così Musk ha cercato, senza riuscirci, di fare causa al centro di Ahmed, bollato come “organizzazione criminale”.
Per l’avvocato di Ahmed, il provvedimento del dipartimento di Stato nei confronti del suo assistito è “ingiustificata e sfacciatamente incostituzionale”. Nella vicenda si è intromesso anche un portavoce del governo britannico, affermando che “mentre ogni Paese ha il diritto di fissare le proprie leggi per il visto, noi sosteniamo leggi e istituzioni che lavorano per mantenere Internet libero dai contenuti più pericolosi”. Ma non è esattamente così, visto che un uomo comune come Pete North è stato svegliato nel cuore della notte dalla Polizia britannica a settembre, solo per aver condiviso un post che includeva le parole “Fuck Hamas”.