La pace possibile
Trump e Zelensky, la svolta a Mar-a-Lago. Il tycoon: “Voglio chiudere questa guerra. La Russia lo vuole, tutti lo vogliono”
Progressi sulle garanzie di sicurezza e sul piano in 20 punti, mentre restano aperte le questioni territoriali, il ruolo di Mosca e il futuro della centrale di Zaporizhzhia
L’intesa non è ancora stata raggiunta, ma il negoziato ha cambiato passo. L’incontro di Mar-a-Lago tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky ha chiarito che il confronto non è più esplorativo: esiste una bozza strutturata di accordo e le parti discutono ormai i punti di frizione, non l’impianto generale. «La Russia vuole finirla, tutti vogliono finirla. E io voglio finirla perché non voglio continuare a vedere così tante persone morire. Stiamo perdendo un numero enorme di vite umane, il più alto dalla Seconda guerra mondiale», ha detto il tycoon.
Trump: “Garanzie quasi completate”
Trump, parlando al termine dei colloqui, ha lasciato intendere che la distanza si è ridotta. A suo giudizio, se il percorso resterà quello attuale, serviranno ancora alcune settimane per capire se l’accordo potrà essere chiuso. Le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, ha spiegato, sono “al 95 per cento completate”. Non tutto è definito, restano “una o due questioni molto spinose”, ma la trattativa non è mai stata così vicina a una possibile conclusione.
Zelensky ha confermato la sostanza di questa lettura. Ha parlato di “importanti progressi” e di un’intesa raggiunta su circa il 90 per cento del piano di pace statunitense in 20 punti. Per Kiev, ha chiarito, le garanzie di sicurezza non sono un capitolo accessorio, bensì il perno su cui può reggere una pace stabile. È su questo terreno che il presidente ucraino rivendica un accordo di principio.
Il nodo del Donbass
Il vero punto irrisolto resta infatti il Donbass. Trump lo ha definito senza giri di parole un problema ancora aperto, uno dei capitoli più difficili del negoziato. Se ne discute, ha detto, come di “un vero contratto”, ma la soluzione non è stata ancora trovata. Zelensky ha ribadito che qualsiasi scelta sul futuro della regione orientale dovrà passare da un vaglio politico interno: referendum o voto parlamentare. La decisione, ha sottolineato, non potrà che essere affidata al popolo ucraino.
Un elemento rilevante riguarda ciò che il piano americano non contiene più. Nei colloqui di Mar-a-Lago sarebbero state accantonate due richieste centrali di Mosca: il ritiro totale delle truppe ucraine dalla parte del Donetsk ancora controllata da Kiev e l’impegno giuridicamente vincolante a non entrare nella Nato. Resta però intatta la pressione russa affinché l’Ucraina compia quella che il Cremlino definisce una “decisione coraggiosa” sul Donbass.
E Mosca… ?
Poche ore prima di incontrare Zelensky, Trump ha parlato per circa due ore con Vladimir Putin. Una telefonata definita “molto produttiva” dal presidente americano e “cordiale” dal Cremlino. Da Mosca è filtrata una convergenza su un punto: un cessate il fuoco temporaneo, anche per consentire un referendum, rischierebbe di prolungare il conflitto anziché avvicinarne la fine. Stati Uniti e Russia hanno inoltre concordato la creazione di due gruppi di lavoro, uno dedicato alla sicurezza e l’altro ai temi economici.
Il presidente Usa ha detto di considerare Putin “molto serio” nel suo intento di arrivare alla pace, una valutazione che continua a suscitare scetticismo a Kiev e nelle capitali europee. Anche perché, mentre a Mar-a-Lago si discuteva di accordi, la Russia ha colpito Kiev e altre aree del Paese con missili e droni, provocando blackout e danni alle infrastrutture energetiche.
Zaporizhzhia e il fronte europeo
Tra i dossier affrontati c’è anche quello della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Gli Stati Uniti hanno proposto una forma di controllo condiviso dell’impianto, oggi occupato dalle forze russe. Trump ha parlato di progressi e ha osservato che la centrale potrebbe tornare operativa in tempi rapidi, indicando come segnale positivo il fatto che non sia stata colpita.
Dopo l’incontro, Trump e Zelensky hanno sentito diversi leader europei. Emmanuel Macron ha annunciato una riunione a Parigi della cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi” per definire i contributi alle garanzie di sicurezza. Londra ha ribadito la necessità di mantenere lo slancio negoziale. Mentre l’Italia si è messa al lavoro per sbloccare aiuti civili e militari fino alla fine del 2026.