Dopo il caso La Spezia
Transizione gender, stesso messaggio da Terragni e Concia: il tema non è ideologico, serve consapevolezza
Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza e l'ex deputata Pd parlano in due diverse interviste, rispettivamente su Avvenire e Il Giornale. Molte le convergenze, su tutte la necessità di preservare la salute dei bambini e di non far prevalere la fretta
Il tema della transizione gender in bambini è recentemente tornato al centro dell’attenzione pubblica dopo la decisione del tribunale di La Spezia di disporre la rettifica di un atto di nascita di un bambino di 13 anni, attribuendo un diverso sesso anagrafico. Si tratta del più giovane in Italia ad aver concluso il percorso di transizione di genere, da femminile a maschile. Il tutto mentre nelle aule parlamentari si discute del disegno di legge che mira a regolamentare in modo più stringente i trattamenti per la disforia di genere in età evolutiva.
Terragni: il consenso è comprensione e nell’infanzia non c’è
Ovviamente un simile decisione presa da un Tribunale non è passata inosservata e molti sono stati gli interventi autorevoli usciti sul caso. Tra questi c’è anche Marina Terranni, Garante per l`infanzia e l’adolescenza che in una intervista sul quotidiano Avvenire sottolinea come il centro della questione è costituito dal consenso perché “Possiamo davvero pensare che un bambino di nove, dieci o anche tredici anni sia in grado di esprimere un consenso pienamente informato a un percorso che ha conseguenze profonde, potenzialmente irreversibili, sulla salute riproduttiva e sulla funzionalità sessuale? Come si spiega a un minore, con parole comprensibili, cosa significa compromettere la fertilità o intervenire su processi biologici complessi come la pubertà? Il consenso non è una formula giuridica astratta: è comprensione, capacità di previsione, maturità. E queste, nell’infanzia e nella prima adolescenza, semplicemente non esistono ancora.
Agghiaccianti le chat e i documenti dello scandalo Wpath files
Secondo Terragni “La constatazione emerge con forza da alcune delle chat più agghiaccianti contenute nei Wpath files, lo scandalo che un anno e mezzo fa ha coinvolto quella che fino ad allora era ritenuta la massima autorità scientifica e medica globale in fatto di salute transgender”. Da quei documenti emersero “la superficialità ideologica e il cinismo degli approcci. L’aspetto più sconvolgente riguardava proprio il consenso: in quelle chat i medici ammettevano di essere perfettamente consapevoli del fatto che bambini e adolescenti non sono in grado di esprimere un vero consenso alla cosiddetta “terapia affermativa” perché incapaci di comprenderne le conseguenze”. Sia i ragazzi “che le famiglie, di cui nelle chat si diceva: «non riescono nemmeno a formulare le domande riguardo a un intervento medico per il quale hanno già sottoscritto il consenso».” . A conferma c’è anche lo studio internazionale “Cass Review del 2024” che, ricorda la Garante per l’infanzia “Dice cose molto nette” ad esempio che “prima dei 18 anni non si dovrebbe avviare alcuna transizione medica, invitando comunque alla massima cautela almeno fino ai 25 anni”.
In Italia qualcosa si muove
“Anche l’Italia” spiega “sta muovendo i suoi passi: fino a poco tempo fa non avevamo nemmeno dati certi, non sapevamo quanti minori fossero trattati con triptorelina off label, quali protocolli fossero effettivamente adottati, quali fossero i follow up. Arriviamo dopo, ma possiamo evitare di ripetere gli stessi errori. Il ddl all’esame del Parlamento va nella direzione giusta: rimette al centro la salute dei minori, che è la missione dell`Autorità che rappresento. Introduce prudenza, tracciabilità, responsabilità. E il fattore “tempo”. Bloccare la pubertà non è un gesto neutro, né reversibile come spesso viene raccontato. La pubertà è un processo multisisistemico, non un interruttore”.
Ruolo della politica è che decisioni siano dettate dalla responsabilità
In questo contesto per Terragni la politica deve “Garantire che le decisioni più delicate non siano dettate dall’ideologia o dall’urgenza, ma dalla responsabilità verso chi non ha ancora gli strumenti per difendersi. Proteggere i minori non significa negarli, ma accompagnarli. Dare tempo, ascolto, cura. E soprattutto non caricarli di scelte che li segneranno per tutta la vita prima ancora che abbiano avuto il tempo di diventare adulti.
Paola Concia: tema si affronta con amore e on con ideologie
Tesi analoghe a quelle della Garante per l’infanzia e l’adolescenza sono quelle sostenute da Paola Concia, ex deputata Pd e attivista Lgbt in una intervista al Giornale: «La bambina di La Spezia ha iniziato il suo percorso a 9 anni, quindi ben prima dei 13 anni. Faccio notare che molti Paesi, Inghilterra per prima, stanno facendo retromarcia sulle proprie posizioni sull’utilizzo dei bloccanti della pubertà. Hanno effetti irreversibili e non ci sono abbastanza informazioni scientifiche sulle conseguenze che possono provocare nel tempo, con la crescita». Concia non usa mezzi termini: “Diciamolo chiaro: questo argomento non va ideologizzato. Non si può. È una realtà da affrontare con amore, non con ideologia e bandiere. La battaglia per i diritti delle persone trans è sacrosanta, ma nel rispetto del percorso personale, cioè diverso di persona in persona”.
Ci vuole pazienza, non fretta
Concia si dice convinta che “gli strumenti per accompagnare una transizione di genere, soprattutto quando stiamo parlando di ragazzini non possano “essere solo i farmaci, ci vogliono cura, ascolto, amore, pazienza” e che dunque “sia un po’ frettoloso” stabilirla con 5 sedute dallo psicologo “Il tema è molto più delicato, in particolar modo nei giovanissimi. Ogni caso è a sè e le storie sono tutte diverse. Per questo le cure andranno personalizzate e non si potrà uniformare un unico iter per tutti”.
Consapevolezza non arriva prima dell’adolescenza
L’ex deputata Pd si chiede come sia possibile “in pre adolescenza avere un’identità formata a tal punto da voler cambiare genere. È tutto in evoluzione, nulla è ancora definito. I bambini che con i loro comportamenti fanno pensare a una disforia di genere potrebbero semplicemente manifestare la loro omosessualità. Per questo credo ci voglia un percorso più delicato, più lento. Ci vuole un percorso profondo di consapevolezza, sia per i ragazzi, sia per la loro famiglia. Concia sottolinea che “La vera consapevolezza di sé arriva con l’adolescenza, non prima. Forse prima di somministrare un farmaco come la triptorelina è bene ragionare a bocce ferme e non in piena rivoluzione ormonale. Anche perché le conseguenze restano per tutta la vita. A quell’età è normale non sapere con chiarezza chi si è”.