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Referendum, quando si vota? Sindacato delle toghe in affanno, Parodi chiede più tempo per catechizzare gli italiani

La paura fa novanta

Referendum, quando si vota? Sindacato delle toghe in affanno, Parodi chiede più tempo per catechizzare gli italiani

Politica - di Alessandra Parisi - 27 Dicembre 2025 alle 16:58

Polemiche sul nulla. È uno sport molto in voga tra le toghe militanti che si ergono a salvatori della patria contro il governo tiranno. La data della consultazione referendaria non è ancora stabilita (probabilmente si deciderà nel prossimo consiglio dei ministri di lunedì 29 dicembre) e già il comitato per il no alla riforma scalpita e abbaia alla luna. Il primo marzo non va bene, è troppo presto, mettono le mani avanti. Tante le ipotesi sul tappeto, la più realistica è quella di andare al voto in una finestra temporale tra il 5 e il 20 marzo per rispettare la tempistica prevista dopo il decreto di indizione. “Il tema non è tanto quello della Pasqua bensì avere un tempo adeguato da impiegare per informare il maggior numero di persone possibile”. Parola di Cesare Parodi presidente dell’Associazione nazionale magistrati, evidentemente preoccupato dal poco tempo a disposizione per ‘catechizzare’ gli italiani verso il no.

Referendum, sulla data Parodi mette le mani avanti

“Dai sondaggi che abbiamo c’è un’amplissima quota di cittadini, intorno al 40%, del tutto non informati e che non possono prendere una decisione”, dice intervistato da Affaritaliani. Quando si dovrebbe tenere il referendum confermativo della riforma costituzionale della giustizia, prima o dopo Pasqua, che cade domenica 5 aprile? “Serve un periodo di tempo sufficiente per informare il maggior numero di cittadini”, risponde il numero uno del sindacato delle toghe. “Auspico una data non troppo vicina al momento attuale e immagino, e spero, che a breve sia fissata la data”. La data – secondo quanto detto alla stampa dal sottosegretario Alfredo Mantovano – dovrebbe essere decisa dal consiglio dei ministri di lunedì 29 dicembre. Tra le ipotesi emerse sulla stampa c’è anche quella di svolgere il referendum domenica primo marzo e lunedì 2.  Apriti cielo. Il fronte del no non è pronto.

L’Anm fa polemica preventiva, paura di non farcela

“Sarebbe una campagna referendaria straordinariamente breve, come potrebbero essere informati adeguatamente tutti i cittadini? L’Italia è grande, siamo 60 milioni di persone”, spiega Parodi. “Spero che non sia il primo marzo, francamente. Per lo meno verso la fine di marzo. Ritengo improbabile dopo, quindi ad aprile, anche se purtroppo non ne ho la minima idea. Mi piacerebbe sapere quando si andrà al voto anche per organizzare il lavoro”. La verità è che le cose non vanno molto bene in casa dei pasdaran del no alla riforma Nordio. Se si votasse oggi, sondaggi alla mano, i sì supererebbero di 10 punti i no. Insomma il tempo è tiranno e gli italiani non sembrano così sensibili alle sirene dei detrattori della riforma che introduce la separazione delle carriere e il sorteggio del Csm che mette fine allo strapotere delle correnti. Quello che e è certo è che si voterà in due giorni e non solo in uno come è stato sempre finora per i referendum. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri in un decreto-legge approvato il 22 dicembre, in cui si stabilisce che tutte le elezioni del 2026 si debbano tenere in due giornate, di domenica e lunedì. Essendo un referendum costituzionale, inoltre, non sarà necessario il quorum. Per far passare la legge sarà sufficiente la maggioranza del “sì” tra chi andrà a votare.

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