La nota stampa
Precisazione sulla gestione e sui dati economici della Fondazione Alleanza Nazionale
In relazione all’articolo pubblicato recentemente da un quotidiano, la Fondazione Alleanza Nazionale ritiene necessario fornire alcune precisazioni, al fine di rettificare una rappresentazione apparsa superficiale e potenzialmente fuorviante della propria attività e della gestione patrimoniale.
Si precisa preliminarmente che alcune domande tecniche da parte dell’autore dell’articolo sono pervenute nella serata di sabato 13, quando gli uffici della Fondazione erano chiusi. Era stata comunque manifestata piena disponibilità a fornire risposte complete e documentate a partire dal primo giorno lavorativo utile.Si è invece proceduto a una ricostruzione semplificata, senza attendere il doveroso riscontro documentale. Peraltro, alcuni importi richiamati nell’articolo non trovano alcuna corrispondenza oggettiva; ne consegue il fondato sospetto che siano stati ricavati attraverso elaborazioni non adeguatamente verificate, potenzialmente anche mediante strumenti automatizzati.
Nella ricostruzione del patrimonio una sommatoria di voci eterogenee
L’articolo fa riferimento a una presunta dissipazione di patrimonio pari a 36 milioni di euro in tredici anni. Tale cifra deriva da una sommatoria impropria di voci eterogenee, che confonde rettifiche contabili, obblighi normativi e scelte gestionali pienamente coerenti con le finalità statutarie della Fondazione. Circa 15 milioni di euro, ovvero quasi la metà della cifra indicata, sono infatti riconducibili a rettifiche
patrimoniali obbligatorie: per 9,5 milioni alla svalutazione del patrimonio immobiliare, sovrastimato nel periodo della bolla immobiliare, e per 5,6 milioni alla restituzione di rimborsi elettorali relativi alle elezioni politiche del 2008, conseguente a un successivo mutamento normativo.
Ulteriori 6 milioni di euro sono stati destinati al ripianamento delle perdite del Secolo d’Italia, garantendo la continuità aziendale senza licenziamenti e accompagnando parte dei dipendenti al naturale pensionamento. Tale ristrutturazione ha consentito di riportare la storica testata in prossimità del pareggio di bilancio. Un ulteriore milione di euro ha riguardato la definizione amichevole dei rapporti con gli ex dipendenti di Alleanza Nazionale.
Altri 4 milioni di euro sono stati impiegati per il ripianamento delle perdite delle società immobiliari, determinate dal pagamento delle imposte e, soprattutto, da interventi di manutenzione e recupero di beni che versavano in condizioni di degrado e richiedevano interventi non più rinviabili.
Nel periodo considerato, circa 3,7 milioni di euro sono stati sostenuti per spese di consulenza legale e amministrativa, connesse a contenziosi complessi e pluriennali, analoghi a quello asseritamente promosso dall’ispiratore dell’articolo, e tutti conclusisi con esito positivo per la Fondazione.
Un milione di euro è stato destinato, nel periodo pandemico, a ospedali e supporti medicali, mentre ulteriori 2,8 milioni di euro sono stati impiegati per iniziative culturali, commemorative e storico-politiche, dettagliatamente documentate e supervisionate, in piena coerenza con le finalità statutarie della Fondazione.
Solo 2,4 milioni di euro rappresentano pertanto il saldo netto dei costi di funzionamento della Fondazione nell’arco di tredici anni. Considerato che la Fondazione ha sempre rifiutato di ricevere contributi di qualsiasi genere, una perdita di gestione risulta strutturalmente inevitabile.
Aver sommato indistintamente queste voci definendole “tesoro bruciato” significa forzare i numeri e la loro natura al fine di costruire una narrazione politica, non fare corretta informazione.
La gestione del patrimonio immobiliare sempre in linea con i criteri del mercato
La gestione del patrimonio immobiliare è sempre avvenuta secondo criteri di mercato e di razionalità economica. La locazione dell’immobile di via Paisiello a Roma è stata effettuata tramite agenzia immobiliare e solo dopo quattro mesi di offerta aperta sul mercato, nel rispetto dei requisiti stringenti richiesti dalla Fondazione, è pervenuta la proposta del dottor Paolo Segarelli. Tale proposta è stata valutata e accettata su basi esclusivamente economiche, con fideiussione bancaria a garanzia e con un canone in linea con il mercato per immobili analoghi nella zona. L’affermazione secondo cui il dottor Segarelli sarebbe stato un
esponente di Alleanza Nazionale non risulta da alcuna fonte verificabile.
La sede attuale del Secolo d’Italia è stata acquistata e ristrutturata su misura per le esigenze operative della redazione; i locali precedentemente utilizzati, sovradimensionati rispetto alla consistenza successiva ai pensionamenti, sono stati profittevolmente locati. Quanto all’immobile di via Ottaviano, si tratta di uno scantinato completamente interrato e non idoneo a uso uffici. La vendita del terreno di Monterotondo a un confinante, citato nell’articolo, ha riguardato un canneto privo di qualsiasi potenzialità reddituale per la Fondazione e gravato da costi di manutenzione annui prossimi ai 3.000 euro.
La Fondazione Alleanza nazionale ha sempre operato nel rispetto delle norme
La Fondazione esclude in modo netto qualsiasi utilizzo delle proprie risorse per finalità politiche non consentite o anche solo non opportune. Eventuali contributi ad attività politiche, rari e circoscritti, sono stati effettuati esclusivamente nel rispetto delle previsioni di legge e delle relative comunicazioni. La presenza nel consiglio di amministrazione di persone con precedenti o attuali appartenenze politiche, riferibili peraltro a forze diverse, non costituisce in alcun modo prova di commistione; al contrario, ha sottoposto l’attività della Fondazione a un livello di attenzione e controllo ancora più elevato, comprendente il controllo del Collegio dei Revisori dei Conti, la vigilanza della Prefettura competente, la certificazione di una società di revisione esterna e il controllo della Commissione di garanzia per la
trasparenza dei rendiconti dei partiti politici.
La Fondazione Alleanza Nazionale ha sempre operato nel pieno rispetto delle norme, delle proprie finalità statutarie e dei principi di trasparenza. Il confronto pubblico è legittimo e necessario, ma deve fondarsi su fonti attendibili, su fatti verificati e, ove possibile, favorendo il contraddittorio, nel rispetto delle più elementari regole di correttezza.