Soldi e fiducia
Piazza (grandi) Affari: 2025 da record, indici a +30%. Boom di investimenti in Italia da tutto il mondo
Due anni d’oro, un terzo di platino. Piazza Affari, in Italia, da quando si è insediato il governo Meloni, schizza sempre più in alto grazie all’affidabilità dei conti pubblici, alla stabilità politica e alla capacità di rassicurare i mercati anche rispetto alle tassazioni selvagge che minaccia la sinistra, patrimoniale in testa. Il futuro è sempre un’ipotesi, cantava Enrico Ruggeri, ma per chi aggredisce i mercati non può essere mai una scommessa, a dispetto di quanto si dice quando si parla di azioni, futures, derivati e titoli di Stato. Si scommette su Napoli-Juventus, su Wimbledon, sul 90 sulla ruota di Milano, ma mai sui listini, sui quali si ragiona, si studia, si stima, si “prevede”. Perché solo con basi solide si guadagna: la fortuna serve nella vita ma non viene quotata in Borsa, come sosteneva un fesso che ha scritto la storia dell’economia mondiale, John Maynard Keynes, secondo cui “investire con successo significa anticipare le anticipazioni degli altri”.
Gli investitori internazionali, dunque, stanno anticipando risultati futuri dell’Italia che forse sfuggono perfino ai tecnici del ministero dell’Economia o a quelli dell’Istat, almeno sul piano finanziario, che però – come ormai è chiaro a tutti, sin dai tempi del manganello spread – si muove sempre in sintonia con l’economia reale, Pil, debito, interessi. Ma anche solidità dei governo, che si appresta a battere il record del governo Berlusconi.
Piazza Affari vuol dire fiducia
A due sedute dalla fine dell’anno, l’indice Ftse Mib dei 40 titoli più rappresentativi della Borsa italiana segna un più 30,48%. Italia batte resto del Mondo tre a zero in casal, lasciando alle sue spalle la Germania, che fa segnare un + 22,26% del Dax tedesco, il 20,77% del Ftse 100 britannico, il più 9,79% del francese Cac 40. Solo la Spagna ha fatto meglio dell’Italia, l’indice Ibex è cresciuto del 48,11% ma nella media degli ultimi tre anni è indietro. Staccati anche gli Usa: a Wall Street lo S&P 500 è cresciuto del 17,75% e il Nasdaq del 22,2%.
Ma tornando a Piazza Affari la crescita ha riguardato tutti i listini delle società quotate: secondo il Centro studi di Unimpresa il valore complessivo nell’intervallo di tempo giugno 2024 e giugno 2025, è salito a 808 miliardi, il 23% in più rispetto ai 657 miliardi del 2024: più 151 miliardi in un solo anno.
«Dal 2022 a oggi, il valore delle società quotate è salito di 301,1 miliardi, da 577,8 miliardi a 807,9 miliardi, in crescita del 59,4% – spiega lo studio di Unimpresa, riportato oggi da Repubblica – dopo la brusca correzione del 2022, il mercato azionario italiano ha imboccato una traiettoria di espansione robusta, con le società quotate che hanno mostrato una capacità di recupero e di crescita superiore alla media del sistema».
Ma tornando a Piazza Affari la crescita ha riguardato tutti i listini delle società quotate: secondo il Centro studi di Unimpresa il valore complessivo nell’intervallo di tempo giugno 2024 e giugno 2025, è salito a 808 miliardi, il 23% in più rispetto ai 657 miliardi del 2024: più 151 miliardi in un solo anno.
«Dal 2022 a oggi, il valore delle società quotate è salito di 301,1 miliardi, da 577,8 miliardi a 807,9 miliardi, in crescita del 59,4% – spiega lo studio di Unimpresa, riportato oggi da Repubblica – dopo la brusca correzione del 2022, il mercato azionario italiano ha imboccato una traiettoria di espansione robusta, con le società quotate che hanno mostrato una capacità di recupero e di crescita superiore alla media del sistema».
Il boom di investimenti in Italia dall’estero
A Milano aumenta anche il peso degli investitori esteri, che oggi superano stabilmente la soglia del 50% contro il 48,6% dell’anno precedente, con un aumento di 91 miliardi (+28,6%). Ma anche sul risparmio e il retail Piazza Affari va: le famiglie aumentano le partecipazioni da 74,8 a 89,8 miliardi di euro (+20,1%), mantenendo però una quota stabile attorno all’11%, le imprese salgono da 117,3 a 127,5 miliardi (+8,7%), le banche rafforzano la presenza con un incremento di 18,4 miliardi (+18%), arrivando a 120,6 miliardi, mentre assicurazioni e fondi pensione registrano il balzo percentuale più marcato, passando da 7,5 a 12 miliardi (+58,9%).
In forte crescita anche le partecipazioni dello stato, che salgono da 31,4 a 42,5 miliardi di euro (+35,5%), portando la quota pubblica al 5,3% del capitale delle spa quotate. Con dividendi ghiotti per tutti, anche per lo Stato. E di questo proprio Keynes sarebbe il più contento.
In forte crescita anche le partecipazioni dello stato, che salgono da 31,4 a 42,5 miliardi di euro (+35,5%), portando la quota pubblica al 5,3% del capitale delle spa quotate. Con dividendi ghiotti per tutti, anche per lo Stato. E di questo proprio Keynes sarebbe il più contento.