Suoni per "viaggiare"
“Oltre”, la musica come pellegrinaggio e ricerca dell’essenziale: il nuovo disco di Tito Rinesi
Cantautore, compositore e ricercatore musicale, negli anni Rinesi ha attraversato territori che pochi artisti hanno avuto il coraggio di esplorare con la stessa coerenza: la musica mediterranea, le tradizioni dell’India del Nord e del Vicino Oriente, la spiritualità come dimensione estetica, antropologica e sonora
C’è un filo invisibile che da secoli lega Oriente e Occidente, un’anima in movimento che passa di voce in voce, di maestro in maestro, di popolo in popolo. È lo stesso filo che ha seguito Tito Rinesi nel suo nuovo progetto musicale, intitolato “Oltre”, dall’8 dicembre sulle principali piattaforme: si tratta di un ciclo di dodici brani di grande intensità, che si confronta con la grande mistica universale.
Cantautore, compositore e ricercatore musicale, negli anni Rinesi ha attraversato territori che pochi artisti hanno avuto il coraggio di esplorare con la stessa coerenza: la musica mediterranea, le tradizioni dell’India del Nord e del Vicino Oriente, la spiritualità come dimensione estetica, antropologica e sonora. Ha all’attivo diversi dischi e ha composto musiche per molti programmi televisivi, tra cui, solo per citarne alcuni, Geo & Geo, Ulisse, Linea Blu, Sereno Variabile, la Grande Storia, TG2 Dossier, La vita in diretta, Mixer, Turisti per caso, alle Falde del Kilimangiaro, La Storia siamo noi.
“Oltre”, prodotto da “La Levantina Records”, è un percorso in musica che attraversa Oriente e Occidente per guardare all’uomo e al suo rapporto con la dimensione universale: nove brani sono in italiano, due in inglese e uno in latino, ma la lingua qui è solo un dettaglio, perché ciò che domina è l’intenzione di attraversare lo spirito umano nella sua interezza. I testi sono ispirati a Rumi, Attar, Omar Khayyam, Yunus Emre e alle sonorità dell’antica liturgia greco-bizantina. A questo coro ideale si aggiungono i versi di René Daumal, il visionario scrittore francese allievo di Georges Ivanovitch Gurdjieff, che del cammino interiore fece materia e destino e di cui Rinesi impiega una poesia per uno dei brani più intensi di questo lavoro.
Tutti i brani sono composti e arrangiati dallo stesso Tito Rinesi, che dà anche voce al progetto e suona saz, bouzouki e daff. Accanto a lui troviamo Stefano Indino alla fisarmonica, Carlo Cossu al violino e alla viola, Giovanni Lo Cascio alle percussioni. E ancora, il disco è arricchito dalla presenza del Maestro Luigi Cozzolino per gli arrangiamenti degli archi, dalla voce di Ylenia Notaro per “Yunus”, dagli archi dell’Orchestra dell’Opera di Roma e dell’Orchestra di Santa Cecilia, arrangiati e diretti dal Maestro Michele Fedrigotti per il brano “Resurrexi”, interpretato anche da Paolo Botti alla viola e da Ares Tavolazzi al contrabasso. Musicisti che sono stati in grado di creare un suono coeso e vivo, in grado di muoversi tra l’evocazione orientale, la malinconia europea, i respiri mediterranei e il ritmo contemplativo dell’antico cristianesimo d’Oriente.
Il progetto ha una caratteristica rara nella musica contemporanea: non nasce da un’urgenza di mercato o da una moda tematica, semmai è il frutto di una lunga e complessa genealogia interiore. Rinesi non è un artista improvvisato nel campo di quella che si può definire “spiritualità musicale”; la sua carriera è stata fin dagli esordi un attraversamento del Mediterraneo culturale, una ricerca di strumenti, timbri e tradizioni che potessero dare forma a una tensione interna in continua evoluzione: un interprete capace di comprendere e frequentare le radici simboliche del suono. Questo nuovo lavoro sembra raccogliere tutto ciò che Tito Rinesi ha costruito negli anni, rappresentando, probabilmente, la sintesi più matura di questo percorso. I brani divengono una possibilità per evocare tradizioni antiche e metterle in dialogo: dal fremito ascendente dei sufi alla luce dorata della liturgia della Cristianità Ortodossa, dal vino filosofico di Khayyam alla dolcezza mistica di Yunus Emre, ogni riferimento è filtrato da una sensibilità contemporanea che appare come una chiave per comprendere il presente.
Le dodici canzoni funzionano, in questo modo, come un itinerario sottile, perché esprimono una sensibilità non comune, ci richiamano alla possibilità di cercare una via, suggeriscono una direzione verso il centro intimo di noi stessi, che non appartiene a nessuna tradizione in particolare, ma le contiene tutte. Ascoltando “Oltre”, si comprende, infatti, come questa musica si fondi sul significato del pellegrinaggio e della ricerca stessa. In un panorama musicale in cui tutto deve essere rapido, digeribile e immediato, Tito Rinesi propone un’opera radicalmente diversa. È un disco che richiede tempo, attenzione, un minimo di abbandono. Uno di quei rari lavori che non si consumano in un ascolto, perché non offrono slogan o facili risposte, ma suggeriscono domande. Quelle domande universali che, oggi come ieri, tengono vivo il sentimento di una ricerca pura. Che possono germogliare, se facciamo spazio dentro noi stessi.