Palestra di violenze
No Tav, scontri, raid contro la Stampa: la firma è Askatusuna. Il pg Musti: sono sempre gli stessi, dietro c’è una strategia
Dopo l’ennesimo blitz violento dei ‘bravi ragazzi’ di Askatasuna contro il cantiere della Tav la misura è colma. La regia degli assalti – la sinistra direbbe squadristi – delle ultime settimane (tutti gli scontri di piazza contro la polizia e l’attacco alle sede della Stampa) ha una sola firma: il centro sociale torinese che da decenni occupa abusivamente l’edificio di proprietà del Comune, palestra di violenze di ogni tipo. Tutto rimanda alla rete degli attivisti dei centri sociali, collettivi e antagonisti pro Pal. Cosa aspetta il sindaco Stefano Lo Russo a sgomberare? Cosa aspetta l’amministrazione comunale a interrompere gli accordi per ‘condonare’ il centro sociale di Corso Regina Margherita? L’assalto ai cantieri di San Didero e di Chiomonte con il ferimento di un agente della Digos è solo l’ultimo episodio.
Askatasuna, il pressing del centrodestra sul sindaco amico del centro sociale
Il primo cittadino dem non muove un dito sotto il pressing del centrodestra che chiede la chiusura di un autentico covo di violenti e terroristi. “Che cosa deve ancora accadere perché i delinquenti di Askatasuna siano solo consegnati alla giustizia anziché vedersi consegnato uno stabile che è accertato sia ancora occupato?”, è la domanda retorica della parlamentare torinese di FdI Augusta Montaruli. Intervistata dal Corriere della Sera di Torino il procuratore generale Lucia Musti, sotto scorta per le minacce ripetute da parte del Carc, partito di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, sottolinea che la matrice delle violenze è sempre la stessa. Musti condivide le parole del prefetto per il quale a Torino c’è una strategia per mettere in scacco la città. “Preso atto di una serie di accadimenti criminosi, che si sono verificati e che si verificano, e che sembrano tutti uniti da una medesima finalità che é proprio quella individuata dal signor prefetto”.
Il procuratore generale Lucia Musti: sono sempre gli stessi
Il punto non secondario è che il tribunale di Torino ha escluso l’esistenza di un’associazione per delinquere dentro Askatasuna. “La mia valutazione è al netto dell’assoluzione, in primo grado, dal delitto contestato dalla Procura della Repubblica e in ordine alla quale pende Appello che convintamente sosterremo, come Procura generale. Le ragioni di critica di quella assoluzione saranno esposte in aula”. E delle ambiguità denunciate dal ministro Piantedosi? “È possibile che alluda a taluni esponenti delle istituzioni. La mia convinzione è che in uno stato democratico, sono importanti le opinioni differenti e il dissenso, certi ed inequivocabili, a cui mai devono seguire manifestazioni di violenza, ovviamente”. Ogni allusione al sindaco di Torino appare scontata. Sullo sgombero, però, non si espone. Il procuratore generale sottolinea semplicemente che esistono diverse letture e che ciascuno deve fare il suo lavoro. “Il sindaco faccia il sindaco, l’opposizione faccia l’opposizione, il magistrato faccia il magistrato, requirente e giudicante: ognuno il proprio dovere, e lo faccia bene”.
Alcuni imputati sono cresciuti nei fascicoli processuali
Ma che esista una strategia complessiva non c’è dubbio. “Valutando gli obiettivi oggetto di attacco, che non sono presi a caso, ma indicativi di un’idea: le Ogr in occasione di un evento internazionale, il palazzo della Città metropolitana, che è stato un atto molto violento dal punto di vista della pensata, le stazioni ferroviarie”. Sono sempre gli stessi. “Parlando con i colleghi che da sempre lavorano a Torino, confermano che alcuni imputati sono praticamente cresciuti nei fascicoli processuali. Anche se, nel frattempo, ci sono persone più giovani che si inseriscono in questo contesto”.