La "conversione" di Natale
Miracolo natalizio, pure il compagno Rizzo riscopre il presepe: e da pecorella comunista smarrita si fa “pastore” della tradizione (video)
Pace, vestaglia e Re Magi: anche l'ultimo dei marxisti cede al fascino delle radici cristiane e, tra un attacco al Mercosur e una lode a Trump, finisce per dare ragione alla linea della difesa "identitaria" della premier Meloni
C’erano una volta le sezioni polverose, i “sol dell’avvenire” e l’allergia congenita per tutto ciò che sapesse di incenso e tradizione. Ma i tempi cambiano, il vento della storia gira e, alla fine, anche le colonne più incrollabili del marxismo-leninismo nostrano finiscono per deporre falce e martello ai piedi della mangiatoia. Ed è così che accade – e i social rivelano online l’epifanica visione – che Marco Rizzo, l’uomo che per decenni ha incarnato l’ortodossia comunista più pura, ci regali il “miracolo di Natale”. Eccolo lì, in un video su Instagram che è già cult: vestaglia d’ordinanza, camicia di rigore impeccabile e, alle spalle, un presepe in piena regola. Statuine, magi, bue e asinello e tanto di prospettica visione, affidata a montagne di cartapesta e a un messaggio eloquente. E in sottofondo, un classico pop natalizio, un evergreen: Last Christmas degli Wham di George Michael.
Se anche Marco Rizzo riscopre il presepe (e si associa alla rivoluzione meloniana)
Tutto come da tradizione, insomma. Quella stessa tradizione che Giorgia Meloni difende con orgoglio da sempre e che oggi vede un nuovo, inaspettato “pastore” nelle file dei proseliti dell’identità cultural-religiosa tradizionale.
Pace, Ucraina e… vestaglia
Ma con questo non si pensi che il manuale del buon politico sia finito nella soffitta da cui sono spuntati scatoloni di grotte, casette, pecorelle e pastori, anzi: il buon Rizzo, tra un bue e un asinello, non rinuncia certo alla geopolitica… Così, con un pragmatismo che farebbe invidia ai vecchi leader del Pcus, benedice l’asse Trump-Putin: «Speriamo facciano l’accordo per la pace», dice, augurandosi la fine del conflitto in Ucraina. E, di fatto, allestendo idealmente con poche parole vergate sul web – e corredate, come detto, da immagini eloquenti – un suo plastico diplomatico-morale da far invidia persino ai sontuosi modellini di Bruno Vespa di cronachistica memoria. E trasformando il presepe in un nuovo tavolo delle strategie internazionali.
Ma non è ancora tutto: perché la vera “stoccata” natalizia arriva sul cibo. Tra un augurio e l’altro, infatti, il coordinatore di Democrazia Sovrana Popolare mette in guardia dal Mercosur. E qui, quasi seguendo la scia della sovranità alimentare cara al governo, attacca l’accordo Ue-Sudamerica: «Avremo cibo di m… che arriva senza controlli». Un linguaggio poco liturgico, forse, ma molto efficace per difendere l’agricoltura tricolore.
Presepe (e non solo): l’effetto Meloni su Marco Rizzo
E alla fine della fiera, a ben vedere, l’ironia della sorte è irresistibile. Mentre la sinistra “Ztl” e arcobaleno si vergogna delle radici cristiane, il “compagno” Rizzo si rifugia nel rito più antico del mondo. Sarà l’effetto del nuovo clima culturale rilanciato e difeso dalla premier? Forse. Di sicuro, vedere Rizzo che fa gli auguri davanti alla Capanna con la Sacra Famiglia è la prova definitiva che la battaglia per l’identità sta vincendo anche dove non te l’aspetti. E allora, caro Marco, benvenuto a casa. Ora però, per l’Epifania, ci aspettiamo almeno una calza tricolore, rigorosamente con prodotti a chilometro zero…
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