Fumo dalle orecchie
Macron fa il permaloso con gli Usa dopo il visto negato a Breton: “intimidazione e coercizione sul digitale europeo”
Nuovi attriti tra Usa e Ue, dopo che l’amministrazione Trump ha deciso di vietare l’ingresso a cinque funzionari europei, tra cui l’ex commissario al Mercato interno francese Thierry Breton. Il diretto interessato ha replicato su X, chiedendosi se sia tornata “la caccia alle streghe” dell’ex senatore repubblicano Joseph McCarthy, che nutriva profonda avversione per il comunismo. Ma lui non è stato l’unico a finire nella lista e infatti, come ha spiegato la sottosegretaria di Stato Sarah Rogers, sono finiti nell’elenco delle persone indesiderate anche Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon di Hate Aid. Assieme a loro anche Imran Ahmed, fondatore del Center for Countering Digital Hate US/UK e Claire Melford, fondatrice Global Disinformation Index, con sede nel Regno Unito.
Nuovi attriti tra Usa e Ue: l’amministrazione Trump vieta l’ingresso a cinque esponenti europei
Breton ha parlato di caccia alle streghe, ma sembra che il clima di avversione verso la sovranità americana provenga proprio dall’Ue. “Hate Aid” ha infatti definito il provvedimento americano come “un atto di repressione”, mentre Breton, considerato l’architetto del “Digital Service Act”, che secondo gli Stati Uniti avrebbe ‘imbavagliato’ le piattaforme online, ha scritto rivendicato la sua posizione in una nota: “Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo eletto democraticamente, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all’unanimità il Dsa. La censura non è dove pensate che sia”. In un altro comunicato Ballon e Hodenberg hanno spiegato: “Non permetteremo di essere intimiditi da un governo che strumentalizza le accuse di censura per silenziare quelli che combattono per i diritti umani e la libertà di espressione”.
La Commissione europea si è attivata per esprimere una “forte condanna” per la decisione presa dagli Stati Uniti, dicendosi pronta a rispondere “se necessario”. Insomma, l’unica cosa che non serve in un periodo delicato come questo è proprio l’impetuosità di un’organizzazione continentale. “La libertà di parola è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea. Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo. Perché la Commissione europea è il custode dei nostri valori”, ha commentato la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen. A scaldare un clima già abbastanza teso è stato Emmanuel Macron, che ha paragonato le misure americane a “un’intimidazione e una coercizione nei confronti della sovranità digitale europea”.
Dalla Kallas a Berlino, tutti scioccati per la decisione degli Stati Uniti
“La decisione degli Stati Uniti di imporre restrizioni di viaggio a cittadini e funzionari europei è inaccettabile e un tentativo di sfidare la nostra sovranità”, ha scritto su X l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, aggiungendo che “l’Europa continuerà a difendere i propri valori – libertà di espressione, regole digitali e il diritto di regolamentare il proprio spazio”. Sulla stessa linea il capo della diplomazia di Berlino, Johann Wadephul: “il Digital Services Act (che Washington contesta, ndr) garantisce che tutto ciò che è illegale offline lo sia anche online”. Poi ha concluso sottolineando che “il divieto d’ingresso deciso dagli Stati Uniti è inaccettabile”.
Lega: “L’Europa è incapace di difendere sé stessa e i cittadini”
“A differenza dell’Europa, incapace di difendere sé stessa e i propri cittadini – si legge in una nota della Lega -. Gli Stati Uniti decidono di mettere regole stabilendo chi far entrare e chi no. Siamo orgogliosi di essere l’unico partito ad aver votato contro il Digital Services Act voluto da un pugno di burocrati di Bruxelles e che è l’anticamera della censura, una vera e propria legge-bavaglio europea”.