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La lezione di Meloni a Schlein: abbiamo portato il campo largo ad Atreju, l’unica che doveva federarlo non c’era (video integrale)

L'intervento finale

La lezione di Meloni a Schlein: abbiamo portato il campo largo ad Atreju, l’unica che doveva federarlo non c’era (video integrale)

I Video del Secolo - di Carlo Marini - 14 Dicembre 2025 alle 14:07

“Sono giornate che profumano di appartenenza, vedervi così orgogliosi con le nostre bandiere mi ripaga di tutto il lavoro fatto per il bene di questa nazione”. Così Giorgia Meloni, dal placo di Castel Sant’Angelo rivolgendosi “alla comunità di Atreju”.  “Questo è il luogo in cui le idee, tutte le idee, hanno diritto di cittadinanza. Questo è il luogo dove Nietzsche e Marx si davano la mano direbbe Antonello Venditti, dove le identità si sfidano rispettandosi. Questo è il luogo in cui il valore delle persone si misura solo sui contenuti e chi scappa dimostra di non avere quei contenuti”. E ogni riferimento alla diserzione di Elly Schlein non è parso casuale.

“La migliore edizione di Atreju di sempre”

Alla fine di 9 giorni che hanno visto risuonare tutte le campane degli schieramenti politici italiani, la leader di FdI ha tratto un bilancio anche del suo governo “Noi siamo stati gli artefici del nostro destino”, ha sottolineato e “non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo-capitalista con i centri di potere”. Quindi una bordata al centrosinistra che, dice, “si porta sfiga da solo”. “Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè: parlano male di Atreju ed è l’edizione migliore di sempre; parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi; hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Insomma, si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio, allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe”.

“Dopo il riconoscimento alla cucina italiana a sinistra ora mangiano dal kebabaro”

Ringraziando i tanti leader dell’opposizione che hanno partecipato anche quest’anno alla kermesse, Meloni ha lanciato quindi una stilettata a Elly Schlein, “che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più se vengo e me ne sto disparte o se non vengo per niente’ ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e l’unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli…”.

La numero uno dei dem, però, non è l’unico bersaglio contro cui si scaglia Meloni. La presidente del Consiglio, in ordine, se la prende pure con: il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ora esprime solidarietà per i lavoratori del gruppo Gedi, ma quando “faceva le interviste a Repubblica” su Stellantis “fischiettava”; con i sindacati in generale, poi con i giudici, tanto perché faranno partire con un anno e mezzo di ritardo (e conseguente danno erariale) i centri in Albania, che sì “funzioneranno”, quanto per quello che “stiamo vedendo a Garlasco, ultimo caso, dal solo dal punto di vista temporale, di una giustizia che va profondamente riformata”; con Greta Thunberg, Francesca Albanese, e persino con Ilaria Salis.

Nel mucchio di citazioni colte, da Blaise Pascal a Otto von Bismark, passando per i kebabbari, la premier tiene anche la barra dritta sull’Ucraina, sulla deterrenza, su Donald Trump e l’Europa, sulle riforme – premierato, autonomia differenziata “che renderà l’Italia più efficiente, ma anche le classi dirigenti più responsabili”, Roma Capitale -, referendum, migranti, Islam, persino sulla scuola. Per cui rivendica “con orgoglio la norma sul consenso informato per l’educazione sessuale nelle scuole, perché educare i figli su materie così delicate è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia”.

Nel corso del suo intervento durato circa 60 minuti, la premier ha affrontato tutti i temi in agenda politica, alternando frasi sferzanti cariche di sarcasmo nei confronti dell’opposione, ad analisi puntuali del panorama politico italiano e internazionale. Come quando ha affrontato la notizia delle ultime ore arrivata dall’Unesco: “Voglio approfittarne per gioire con voi per la notizia bellissima che abbiamo ricevuto mercoledì quando l’Unesco ha designato un nuovo patrimonio immateriale dell’umanià che è la cucina italiana, la prima e unica cucina al mondo ad avere questo riconoscimento”.

“Un patrimonio economico, culturale e sociale che tutto il mondo ci riconosce, però a sinistra non è andato bene manco questo. Loro – ha ironizzato – non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è al governo ma alle nostre mamme e nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. Non andava bene, loro hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro. Veramente roba da matti”, ha concluso tra le risate della platea.

“Saremo scintilla che divampa”

“Ai miei Fratelli d’Italia – ha concluso il suo intervento la premier – voglio dire di non smettere mai di ricordarvi da dove veniamo, però allo stesso tempo non mettete limiti a dove possiamo arrivare se restiamo uniti, se continueremo a credere in noi stessi, se non perderemo mai il coraggio di andare dove ci indica il nostro cuore, oltre ogni pronostico. Se avremo voglia ogni giorno di vincere la sfida più importante, che non è la sfida dei sondaggi e forse neanche quella delle urne, ma è quella con noi stessi e la nostra coscienza. L’unica opzione possibile per noi è sfidare noi stessi per riuscire a tenere il passo come faccio ogni giorno io, come fa ogni giorno Fratelli d’Italia, consapevoli che la responsabilità che ci è stata affidata non ammette atteggiamenti auto-assolutori, arrendevolezza o tentennamenti”.

“Non sbaglia mai solo chi si accontenta di vivere sottocoperta”

“Sapevamo che governare significava decidere e che decidere significava rischiare, anche di sbagliare certo. Gli unici che non sbagliano mai sono quelli che si accontentano di sopravvivere sottocoperta, e noi non siamo nati per questo. Noi siamo nati per osare, stupire, stravolgere, incidere. Siamo nati per qualcosa di grande”, ha sottolineato. “Noi sappiamo che in ogni cuore dorme una forza che attende solo la scintilla giusta. Saremo ogni giorno, in ogni scelta, quella scintilla, una scintilla di consapevolezza, di amore, di coraggio. La accenderemo di cuore in cuore, di città in città, fino a farla divampare ovunque. La proteggeremo e non la lasceremo spegnere mai, e se ci riusciremo vi garantisco che noi non racconteremo la storia, noi – ha concluso Meloni con la sala in piedi in una appassionata standing ovation – la scriveremo”.

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