In antimafia
Il procuratore De Luca smonta le tesi di Scarpinato “La pista nera sulle stragi del 1992 vale meno di zero”
Il titolare delle indagini ritiene assolutamente infondata l'ipotesi dell'eversione di destra propinata dal senatore dei Cinquestelle
“L’ipotesi della pista nera per quanto riguarda le stragi di mafia del 1992, legata al terrorista Stefano delle Chiaie, vale zero tagliato”. L’ha detto il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione in corso alla Commissione nazionale antimafia, affermando che si stanno svolgendo ulteriori indagini. Parole pesanti e autorevoli che spengono definitivamente un’ipotesi astratta e fantasiosa a cui le persone che realmente si occupano di lotta alla mafia avevano dato già poco credito.
Una pista inesistente
“Quando abbiamo ricevuto gli atti da Palermo – ha aggiunto De Luca – pensavamo che si trattasse di una pista eccezionale, ma guardando le carte ci siamo resi conto che si trattava di zero tagliato”. La pista era stata prospettata dall’allora procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ora senatore del M5S.
“Su Pignatone e Gianmanco necessaria prudenza”
De Luca ha poi parlato delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sul possibile coinvolgimento di due magistrati importanti all’epoca. “Non abbiamo prova che ci furono elementi corruttivi sul conto di Giuseppe Pignatone e Pietro Giammanco. Ma alcuni collaboratori li hanno chiamati in causa. Pignatone lo ha definito ‘Chiacchiericcio’. E’ possibile che abbia ragione, ma bisogna verificare se i dottori Pignatone e Giammanco, all’epoca sostituto e procuratore capo, abbiano avuto comportamenti inopportuni. Ovvero comportamenti che possano avere indotto i mafiosi a pensare che la procura di Palermo avesse un vertice malleabile”. Il magistrato Pignatone è indagato per la vicenda dell’entrata nel gruppo Ferruzzi di Raul Gardini da parte dei fratelli Antonino e Salvatore Buscemi, imprenditori vicini a Totò Riina, e del boss Francesco Bonura.
“Natoli ha mentito davanti al Csm”
De Luca ha poi aggiunto che, ” Nell’estate del 1992, l’ex Presidente della Corte d’Appello di Palermo Gioacchino Natoli “ha mentito davanti al Csm” a proposito dei rapporti tra il giudice Paolo Borsellino e l’allora Procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco. La Procura nissena indaga su Natoli per favoreggiamento alla mafia e calunnia. Gli viene contestato di aver insabbiato un’indagine per aiutare mafiosi e imprenditori vicini a Cosa nostra. Accuse che Natoli ha sempre respinto.