La sfida alle stelle
I vent’anni di Galileo: quando l’Europa affermò nello spazio la sua via alla sovranità
Il 28 dicembre 2005, con un contributo fondamentale dell'Italia, fu lanciato il primo satellite del sistema europeo di radionavigazione e posizionamento: una risposta civile ai sistemi militari di Usa, Russia e Cina. Ma, soprattutto, la dimostrazione che il Vecchio continente quando vuole sa farsi potenza
Vent’anni fa, il 28 dicembre 2005, l’Europa compiva un atto di sovranità silenzioso per il grande pubblico ma destinato a cambiare la sua postura nel mondo: il lancio del primo satellite del sistema Galileo. Non era solo l’inizio di un programma tecnologico, ma l’affermazione di un principio politico e civile profondo: la libertà di difendersi, orientarsi, misurare il tempo e conoscere lo spazio senza dipendere da potenze straniere. In un’epoca in cui il Gps americano, il Glonass russo e il BeiDou cinese erano strumenti nati e controllati in ambito militare, l’Europa scelse una via diversa, autonoma, civile, commerciale, ma tutta nostra.
Il lancio di Galileo: quando l’Europa affermò la sua sovranità nello spazio
Galileo nasce così, come infrastruttura strategica della sovranità europea. L’importanza di avere un proprio sistema di navigazione satellitare per poter garantire continuità di servizio anche nei momenti di crisi, significa non subire decisioni altrui, sospensioni, degradazioni del segnale o condivisione coatta di informazioni fra intelligence. Significa avere un proprio strumento di raccolta e analisi del dato. Significa, soprattutto, decidere del proprio destino tecnologico. La sovranità oggi non si esercita solo sui confini fisici, ma anche sulle orbite, sui dati, sugli algoritmi che interpretano il mondo; chi controlla l’aerospazio controlla la geografia, e quindi il potere, del futuro. Non è un caso che Trump, nel 2019, abbia istituito un corpo militare speciale, la Space Force, dedicato alle guerre spaziali e alla difesa degli asset strategici statunitensi fra le stelle.
Più di un sistema satellitare: una filiera industriale, scientifica e culturale
Galileo non è solo un sistema di satelliti: è una filiera industriale, scientifica e culturale. È ricerca di frontiera, sviluppo tecnologico, capacità manifatturiera avanzata, integrazione tra pubblico e privato. È la dimostrazione che l’Europa, quando vuole, con i suoi tempi burocratici e col suo budget, potrebbe sapere cosa significhi essere potenza.
L’Italia protagonista dell’Europa che vuole pensarsi potenza
E dentro questa storia l’Italia non è comprimaria, ma protagonista. L’Agenzia Spaziale Italiana, Leonardo, Thales Alenia Space, Telespazio, il Centro spaziale del Fucino, il Cira di Capua: nomi che raccontano un’eccellenza concreta, fatta di competenze uniche come gli orologi atomici all’idrogeno Phm, sensori di assetto, centri di controllo che governano una costellazione globale. L’Italia, ad esempio, è l’unico Paese ad aver sviluppato un proprio ricevitore Prs (Public Regulated Service), un dispositivo sicuro e criptato del sistema di navigazione satellitare europeo Galileo, progettato per autorità pubbliche e servizi di emergenza (polizia, protezione civile, dogane, ecc.) per garantire un posizionamento, una temporizzazione e una navigazione estremamente affidabili, robusti e continuativi, anche in caso di crisi o interferenze, cosa che i servizi aperti non possono assicurare.
L’indipendenza tecnologica come leva geopolitica
Il valore di Galileo, quindi, va ben oltre la navigazione quotidiana sugli smartphone. I satelliti sono diventati strumenti centrali per il telerilevamento, l’interpretazione del dato, la lettura dinamica del territorio, la topografia e la cartografia. Agricoltura di precisione, monitoraggio ambientale, gestione delle risorse idriche, prevenzione dei disastri naturali, protezione civile, sicurezza delle infrastrutture, logistica, sistemi di guida autonoma, mobilità, ricerca scientifica. La geografia non è più statica: è un flusso continuo di informazioni che solo chi possiede gli occhi nello spazio può davvero comprendere e governare. Galileo, con la sua precisione centimetrica e la sua affidabilità, è uno strumento di civiltà tecnologica.
L’indipendenza tecnologica non è chiusura, ma condizione per relazionarsi da pari con l’altro. È sovranismo europeo nel senso più alto: non contro qualcuno, ma per qualcosa. Per un’Europa che non sia mercato passivo, ma soggetto geopolitico. Per un’Europa che investe in ciò che costruisce il futuro, invece di acquistarlo dall’esterno. Galileo dimostra che l’autonomia strategica è possibile e conveniente, ogni euro investito genera ritorni economici. È un moltiplicatore di potenza, non un costo.
Una sfida al limite che è un atto di fiducia nel futuro
C’è, però, una dimensione ulteriore ancora più profonda, quasi antropologica. L’esplorazione spaziale non risponde solo a bisogni funzionali, ma a una pulsione sovrumanista che attraversa la storia dell’uomo: superare i propri limiti, spingersi oltre l’orizzonte, navigare verso l’ignoto. Come i grandi navigatori del passato, oggi l’umanità si avvia ad esplorare il cosmo per ridefinire sé stessa. Il sistema satellitare europeo, non a caso, porta il nome di Galileo Galilei: l’uomo che ha spostato il centro dell’universo e, così facendo, ha cambiato per sempre la nostra idea di civiltà. Ogni satellite in orbita è un atto di fiducia nel futuro, una dichiarazione di volontà di non fermarsi. Una sfida alle stelle che il regista Cristopher Nolan ha messo sugli schermi con uno dei suoi capolavori, Interstellar.
La visione dei governi di centrodestra, da Berlusconi a Meloni
Non è un dettaglio storico che il primo lancio di Galileo sia avvenuto durante il governo Berlusconi III e che venne ideato durante in Berlusconi II, in una stagione in cui l’Italia e l’Europa seppero guardare lontano e investire in infrastrutture strategiche. E non è un caso che oggi, a vent’anni di distanza, l’Italia sotto il governo Meloni si sia dotata della prima legge quadro sulla Space Economy in Europa. Una legge che riconosce lo spazio come dominio strategico, che rafforza la sovranità tecnologica nazionale, che sostiene imprese, Pmi e startup, che mette ordine, visione e ambizione in un settore decisivo per il XXI secolo. Con Galileo, l’Europa che ha scelto di essere padrona del proprio cielo. È l’Italia che torna a essere un popolo di scienziati, ingegneri, pensatori e, un giorno, di esploratori spaziali. È la civiltà che, guardando e sfidando le stelle, decide ancora una volta di superare sé stessa.