Labirinto giudiziario
Garlasco, l’ora della verità: sotto accusa il Dna di Sempio, che sfodera una lista di 20 oggetti che potrebbero averlo “trasmesso” alle unghie di Chiara
Il caso torna in Aula domani per il fatidico incidente probatorio che cristallizzerebbe ipotesi e prove. Ma a quale attendibilità e certezza si potrà arrivare? A quella scientifica o a quella giudiziaria? Questo il dilemma...
Il caso Garlasco, uno dei gialli più mediatici e complessi della cronaca nera italiana, vive domani un momento cruciale con l’udienza per l’incidente probatorio. A diciotto anni dal delitto di Chiara Poggi, il focus si sposta interamente sul fronte scientifico, dove la difesa di Andrea Sempio — oggi indagato per concorso in omicidio — è pronta a dare battaglia sulla validità delle prove genetiche. Ecco i punti chiave per comprendere cosa accadrà in aula e quali sono gli argomenti al centro dello scontro peritale.
Garlasco, il caso torna in Aula
Una traccia genetica il cui esito “non è consolidato” e dunque “privo di valore scientifico” e una relazione in cui sono contenuti una serie di elementi che Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi, potrebbe aver toccato in tempi diversi rispetto alla vittima nella villetta di Via Pascoli a Garlasco. La difesa del 37enne, con gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, che si sono affidati alla genetista Marina Baldi e all’ex poliziotto Armando Palmegiani, hanno depositato le loro considerazioni in vista dell’udienza di domani, giovedì 18 dicembre, nell’incidente probatorio che vedrà protagonista il perito e genetista Denise Albani.
Garlasco, la tesi della difesa di Sempio punta sulla fragilità del Dna
Il pilastro dell’accusa, ovvero la traccia genetica rinvenuta sulle unghie della vittima e attribuita alla linea paterna di Sempio, viene messo duramente in discussione. I legali del 37enne però, avvalendosi di esperti del calibro della genetista Marina Baldi, sostengono la linea della mancanza di consolidamento. Ossia, a detta dei legali di Sempio e del pool di esperti che lo assiste tra criminologi e genetisti, l’esito del test non sarebbe «consolidato», rendendolo di fatto privo di quel valore scientifico necessario per una prova in un processo penale.
Non solo. Perché a corredo di questa teoria, la difesa dell’attuale indagato punterà anche su “dubbi biostatistici”, sollevando a tale scopo un’eccezione sulla robustezza dei calcoli statistici che collegano quella traccia al profilo dell’indagato. Spieghiamo meglio: nelle carte della difesa vengono sollevate diverse criticità rispetto alla perizia consegnata a inizio dicembre. In particolare, oltre a eccepire dubbi sull’attendibilità del Dna attribuibile alla linea paterna di Sempio, il team di esperti a fianco di Sempio rimarca perplessità sulla biostatistica.
Il nodo del “trasferimento mediato”
Nella relazione viene messa in evidenza una delle conclusioni del perito Albani: l’impossibilità di stabilire se quella traccia genetica trovata sulle unghie di Chiara Poggi è stata l’effetto di un trasferimento diretto da contatto. O mediato da un oggetto. E proprio sugli orpelli protagonisti di un possibile trasferimento i consulenti hanno prodotto una lista che contiene una ventina di articoli e arnesi – tra l’altro: la tastiera del computer. Il telecomando del televisore. L’asciugamano del bagno e alcuni elementi presenti nella cucina di casa Poggi – con cui Andrea Sempio potrebbe essere venuto in contatto prima dell’omicidio della povera Chiara. Ossia, oggetti presenti nella villetta che Sempio potrebbe aver toccato in tempi diversi e per motivi indipendenti dal delitto.
L’obiettivo, insomma, è dimostrare che la presenza di materiale genetico possa non essere necessariamente la “pistola fumante” di un atto violento, ma il frutto di una frequentazione della casa. In pratica, secondo la sua difesa, Sempio potrebbe aver toccato degli oggetti in casa Poggi che Chiara ha poi maneggiato a sua volta, trasferendo involontariamente la traccia.
Garlasco, un caso che non trova pace e una giustizia in bilico
Al netto di scontri di perizie e confronti scientifici, resta sullo sfondo – innegabile e inequivocabile – che il ritorno in aula per l’incidente probatorio evidenzi una volta di più come il “caso Garlasco” sia diventato un terreno di battaglia tra scienza forense e diritto. E se è vero che da un lato la tecnologia permette oggi analisi impensabili nel 2007, dall’altro emerge – e proprio a suon di perizie a profusione, con un risultato che vanifica l’altro e rimescola le carte – il limite della scienza stessa. Al punto tale che, una traccia infinitesimale, se non contestualizzata con certezza, rischia di rappresentare un indizio ambiguo anziché una prova risolutiva.
Domani, la perita Denise Albani dovrà rispondere a queste criticità. La posta in gioco è altissima: capire se questo nuovo filone d’indagine possa portare a una verità definitiva. O se sia destinato ad alimentare ulteriormente il labirinto giudiziario di Via Pascoli…