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Garlasco, la perizia conferma: è di Sempio il dna sotto le unghie di Chiara Poggi. La difesa: “Per noi ha valore zero”

Nuovo scontro tra legali

Garlasco, la perizia conferma: è di Sempio il dna sotto le unghie di Chiara Poggi. La difesa: “Per noi ha valore zero”

Cronaca - di Redazione - 4 Dicembre 2025 alle 16:41

Il Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi è riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio, ma “l’analisi del cromosoma Y non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto”. Sono le conclusioni contenute nella relazione di oltre 90 pagine, in possesso dell’Adnkronos, del perito Denise Albani commissario capo tecnico biologo della Polizia di Stato, per l’incidente probatorio che vede indagato Andrea Sempio per l’omicido in concorso della ventiseienne di Garlasco. La perizia è un approfondimento che è stato svolto sulla carta poiché i margini ungueali sono stati interamente consumati, con il consenso delle parti – la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio del 13 agosto 2007, e dei legali della famiglia di Chiara Poggi – dall’esperto Francesco De Stefano che ha svolto la perizia nel 2014 quando era in corso il processo d’appello bis e nell’indagine non esisteva l’attuale indagato. Una procedura che ora, su fronte scientifico, presenta il conto.

Cosa dice la perizia

La genetista ritiene che gli esiti dei calcoli biostatistici dati dall’analisi delle tracce genetiche trovate sulle unghie di Chiara Poggi può essere statisticamente riconducibile ad Andrea Sempio. La compatibilità va da “moderato” a “forte”, in particolare la presenza più ‘certa’ è la traccia trovata sul mignolo della mano destra. La genetista, nelle sue conclusioni, ribadisce però una premessa: si tratta di un aplotipo Y, misto, parziale e non consolidato perché il metodo d’analisi utilizzato dal precedente perito Francesco De Stefano non restituisce dati consolidati. E non è possibile stabilire con rigore scientifico se provengano da fonti del Dna depositate sotto o sopra le unghie della vittima (e, nell’ambito della stessa mano, da quale dito provengano); quali siano state le modalità di deposizione del materiale biologico originario; perché ciò si sia verificato (per contaminazione, per trasferimento avventizio diretto o mediato); quando sia avvenuta la deposizione del materiale biologico”.

Non esclusa la contaminazione

Il Dna parziale “non ha rigore scientifico” – perché se si ripete l’esame non fornisce lo stesso risultato – non si può affermare su quale unghia di una mano provengano, né se la traccia genetica Y “si trovasse sopra o sotto le unghie” poiché la tecnica di estrazione del Dna applicata ai margini ungueali “ha comportato un lavaggio e conseguente discioglimento delle lunette”. Inoltre – rileva la perita – non si può affermare “quando e le modalità di deposito” ossia se si è verificato “per contaminazione, per trasferimento diretto o mediato”. È un passaggio importante ma non definitivo, dunque, per l’esito dell’inchiesta: sia perché la stessa Albani non esprime certezze, sia perché nella prossima udienza dell’incidente probatorio fissato per il 18 dicembre,  i consulenti di Sempio si preparano a dare battaglia.

“Rilevanti criticità”

Sul Dna maschile, misto e parziale, trovato sulle unghie di Chiara Poggi sono stati riscontrate “rilevanti criticità”. Soprattutto, si legge nella relazione, “non è possibile rispondere con metodi validati, dati solidi e rigore scientifico a domande quali: ‘Come’, ‘Quando’ e ‘Perché’ un determinato materiale biologico è stato depositato su una superficie”: dunque “indicazioni di contaminazione ambientale, trasferimento per contatto diretto o trasferimento secondario mediato da un oggetto sono suggestive e tali restano se non inquadrate in un contesto informativo più ampio e senza la disponibilità di dati scientifici granitici”.

“In assenza di dati sulla concentrazione del Dna totale umano e maschile e avendo il professor De Stefano impostato le sessioni analitiche di tipizzazione del cromosoma Y partendo da diversi volumi di eluato, questo perito – scrive Albani – ritiene che non sia possibile considerare le tre sessioni di tipizzazione Y relative a ciascun margine ungueale come repliche; ma è opportuno prenderle in considerazione come risultanze indipendenti, con il limite oggettivo di non possedere alcun risultato consolidato e di non poter estrapolare alcun profilo consenso”.

Fino a 2150 volte più probabile si tratti del Dna di Sempio che di ignoto

La relazione della genetista ripercorre i passaggi di acquisizione e conservazione delle unghie di Chiara Poggi. Soprattutto analizza il modo in cui il perito Francesco De Stefano ha utilizzato (e consumato) il materiale per poter redigere la relazione con cui nel processo d’appello bis ha escluso che quelle due tracce genetiche parziali, miste e maschili fossero riconducibili all’imputato Alberto Stasi. Una perizia, quella del 2014, a cui hanno partecipato le parti e che come risultato ha restituito un aplotipo Y misto, parziale e con un risultato non consolidato. Questo il dato genetico che Albani conferma.

Il passo in più, ma che parte della premessa che quello di fronte non è un dato scientifico: è dato dall’analisi biostatistica di cui lo stesso perito non risparmia di elencare le “limitazioni in termini di conoscenze e applicativi attualmente disponibili nella comunità scientifica internazionale”: tra cui l’assenza di un database “che contempli la popolazione locale d’interesse”. Affidandosi alla statistica se ne ricava che l’ipotesi che Andrea Sempio (e tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) abbia contribuito alla traccia trovata sulle unghie della mano destra “è approssimativamente da 476 a 2153 volte più probabile rispetto all’ipotesi secondo cui due soggetti ignoti di sesso maschile abbiano contribuito alla traccia mista di interesse”.

Tali valori si traducono in un supporto che va “da moderatamente forte a forte (sulla base della popolazione di riferimento)”. La traccia genetica della mano sinistra, invece, restituisce l’ipotesi che l’indagato (e tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) abbia contribuito alla traccia trovata: “è approssimativamente da 17 a 51 volte più probabile rispetto all’ipotesi secondo cui due soggetti ignoti di sesso maschile non imparentati abbiano contribuito alla traccia mista di interesse”, traducibile “in un supporto moderato”.

I risultati delle altre analisi

Nessuna impronta di Andrea Sempio è emersa dall’incidente probatorio sul caso Garlasco iniziato con il conferimento dell’incarico ai periti lo scorso maggio. Emerge dalla relazione consegnata alla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli. “Da tutti i prelievi realizzati sugli acetati (sessanta, ndr), risultati negativi alla ricerca di sostanza ematica umana, non è stato estrapolato alcun profilo genetico utile a fini identificativo-comparativi”: sono le conclusioni di Albani. Alcune tracce, come quella sul tappetino del bagno, sono riconducibili al padre della vittima, Giuseppe Poggi, ma altre non sono utili o troppo degradate. L’analisi sulla spazzatura – tra cui due vasetti di Fruttolo e un sacchetto dei cereali – hanno restituito invece le tracce della vittima di Garlasco, mentre sulla cannuccia di Estathè è stato estrapolato un profilo genetico maschile: è “estremamente forte l’ipotesi che Alberto Stasi abbia contribuito al profilo genetico estrapolato dal prelievo biologico” scrive la perita Albani.

La difesa di Sempio: la perizia vale “zero”

Per l’avvocato Liborio Cataliotti che insieme alla collega Angela Taccia assistono Andrea Sempio, il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi riconducibile a Sempio “vale zero”. “Le valutazioni statistiche sono state fatte su risultati non consolidati, possibilmente ‘artefatti’ (cioè erronei), che attestano Dna di più persone; che non si sa se depositato in seguito a contatto diretto o con una stessa superficie. Non si sa oltretutto quando: queste le premesse della perizia, che, in tutta evidenza, svalorizzano le conclusioni statistiche su quei dati”. Alla domanda quanto peso ha la perizia contro Sempio, la risposta dei difensori è netta: “Zero”.

I legali della famiglia Poggi: “Nulla di nuovo è emerso”

“Dalla lettura delle conclusioni della perizia svolta con serietà e riserbo dalla Polizia di Stato appendiamo che nulla di nuovo è emerso a carico di Sempio rispetto a quanto già noto. Sono trascorsi ormai oltre nove mesi da quando, con cadenza quotidiana, la famiglia Poggi viene esposta ad un massacrante gioco mediatico i cui fini non sono noti”. E’ il comunicato con cui gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna hanno commentato il deposito della perizia della genetista Denise Albani. “L’unico dato certo ed infatti trascurato è il rinvenimento di dna del condannato Stasi e di Chiara sui reperti che testimoniano gli ultimi momenti di vita della vittima. Ci auguriamo che tutto venga alla fine valutato con la dovuta attenzione e rispetto che si devono alla sentenza coperta dal giudicato” concludono i legali.

La difesa di Stasi: Un primo punto fermo

Dall’altra parte, la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’allora fidanzata Chiara Poggi, valuta la perizia come un primo punto fermo nella lunga vicenda giudiziaria. «Dal 2014 fino ad oggi si diceva che il Dna sulle unghie di Chiara Poggi fosse degradato e non confrontabile. Oggi la nuova perizia, confermando integralmente quella della Procura di Pavia e quelle della difesa Stasi, supera queste conclusioni e, pur considerando le caratteristiche di questo Dna Y (più volte ribadite anche dai consulenti di parte), conclude per una concordanza forte e moderatamente forte con l’aplotipo Y di Andrea Sempio su due unghie di due mani diverse della vittima». Le parole dell’avvocato  Giada Bocellari. «Inoltre, la dottoressa Albani cristallizza l’assenza totale di Dna di Stasi, che viceversa non era stato escluso dal Prof, De Stefano. Finalmente un primo punto fermo in questa nuova indagine».

 

 

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di Redazione - 4 Dicembre 2025