Famiglia nel bosco, che aspettano i giudici a decidere sul destino dei fratellini? Lo facciano entro Natale
Non c’è pace per la Famiglia nel bosco. I giudici non brillano per velocità nel decidere la sorte dei tre fratellini che da oltre un mese vivono lontano dai genitori. La Corte d’Appello dell’Aquila si è riservata la decisione sul ricorso presentato dai legali di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham contro la sospensione della responsabilità genitoriale e l’allontanamento dei loro tre figli minori, disposto dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila. Cresce l’attesa per il verdetto nella speranza che i tre fratellini possano trascorre il Natale rassicurati dagli affetti familiari e domestici.
Famiglia nel bosco, i giudici si prendono ‘troppo’ tempo
Il collegio avrà tempo fino al prossimo 27 gennaio per pronunciarsi sul possibile ricongiungimento della famiglia che viveva nel bosco di Palmoli. Il ricorso, presentato a fine novembre dai difensori della coppia, punta all’annullamento dell’ordinanza del Tribunale per i Minorenni. Una misura definita “sproporzionata” e fondata su presupposti che, secondo i legali, non troverebbero riscontro nei fatti. Al centro del reclamo anche la disponibilità manifestata da Nathan e Catherine a completare i cicli vaccinali dei figli. E a sottoporli a tutte le visite mediche ritenute necessarie dalle autorità sanitarie. La difesa contesta anche le ricostruzioni su un presunto abbandono scolastico e un isolamento sociale dei minori. Infine, da non trascurare, la disponibilità della coppia dimostrata dalla scelta di accettare una sistemazione alternativa trasferendosi in una struttura messa a disposizione a Palmoli da un ristoratore di Ortona.
La Russa: decidano liberamente ma lo facciano prima di Natale
Sui tempi del ‘verdetto’ dei giudici è sceso in campo anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Decidano liberamente ma lo facciano prima di Natale, per far capire a questi bambini se passeranno o meno le Feste assieme ai loro genitori”. Secondo i servizi sociali il disagio maggiore dei fratellini che vivono in una struttura ad hoc e possono vedere la mamma solo una volta a settimana si può osservare quando si attivano fra loro confronti “sia per le proprie esperienze personali che per le proprie competenze”. Si evidenzierebbero “deprivazioni di attività condivisibili con il gruppo dei pari, per esempio da un semplice gioco ad attività più specifiche come i compiti scolastici e le conoscenze generali“.
I servizi sociali puntano i riflettori sulla mancanza di igiene
I piccoli sarebbero stati tenuti fuori dal perimetro delle leggi che tutelano i minori. “Il loro sonno è stato turbato dalla presenza, all’interno della stanza, di oggetti di uso comune quali l’interruttore della luce e il pulsante di scarico dello sciacquone del bagno”. E ancora: “L’igiene personale dei minori è apparsa subito scarsa e insufficiente. Gli operatori sono riusciti a fare la doccia ai bambini soltanto nella serata del secondo giorno di collocamento ma solo con acqua, non volendo usare i saponi messi a disposizione”. Ma può essere questo motivo per sottrarre i tre minori ai genitori? Quanti bambini hanno paura della doccia? Intanto il garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Abruzzo lancia un allarme. “Violata la privacy di questi bambini. Sono state pubblicate informazioni riservate, sulla scolarizzazione, sulle vaccinazioni o sullo stile di vita che dovevano transitare in un fascicolo non sui media. La riservatezza viene prima del diritto di cronaca”.