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Droga, centri sociali e feudi islamici: l’inchiesta del “Secolo” a Bologna con Stefano Cavedagna (video)

Una città da incubo

Droga, centri sociali e feudi islamici: l’inchiesta del “Secolo” a Bologna con Stefano Cavedagna (video)

Politica - di Gabriele Caramelli - 24 Dicembre 2025 alle 17:34

Bologna non è più soltanto una città universitaria con architetture medievali, ma un vero e proprio centro abitato in cui degrado, centri sociali e luoghi di culto islamici si stanno imponendo sulla popolazione. Con il Secolo d’Italia, assieme all’europarlamentare di Fratelli d’Italia Stefano Cavedagna, abbiamo fatto un giro nelle zone meno sicure del capoluogo emiliano, documentando la situazione. La prima tappa è stata la “Carracci casa comune”, un edificio occupato dal collettivo Platt. Come ha ricordato Avedagna, in questo luogo “ci fu una violenza sessuale che venne denunciata e divenne anche nota, ma dal comune non è stato fatto nulla. Successivamente, l’amministrazione locale ha persino autorizzato gli occupanti a restare nella struttura. Ed è proprio lì dietro che “c’è il famoso posto in cui vengono date le pipe per il crack”: una trovata tutt’altro che geniale del sindaco del Pd Matteo Lepore.

Poi siamo passati all’ “Ex centrale del latte”, dove oggi sorge il “Laboratorio Crash” nel 2019. Parliamo di un nucleo antagonista che ha partecipato “alla protesta violenta in centro, che c’è stata in occasione della partita di basket tra Maccabi Haifa e Virtus Bologna”. In quel caso, i pro-Pal “hanno messo a ferro e fuoco la città”. “L’altra cosa molto grave – come ricorda Cavedagna – è che nel 2022 si è tenuto un concerto organizzato dal collettivo con la band P-38, quella che inneggia alle Brigate rosse, con tanto di bandiera. Proprio in un immobile comunale”. Proprio davanti al centro sociale, c’è l’installazione laminata di una stella rossa a cinque punte. Insomma, pare che gli antagonisti non abbiano alcun remore delle proprie azioni.

L’inchiesta del Secolo a Bologna: droga, centri sociali e luoghi di culto islamici

Per concludere il tour dei centri sociali, ci siamo spostati all’edificio Labas, occupato da un altro collettivo. Davanti alla struttura c’è anche un murales con le bandiere che raffigurano il cerchio della bandiera rossa, che ricorda quello della “Rete antifascista”. Si trova proprio vicino alla scuola media Guido Reni, con cui condivide un cortile. Come ha spiegato l’eurodeputato di FdI, in passato “ci sono state delle segnalazioni da alcuni professori, che chiedevano l’allontanamento perché c’erano dei soggetti visibilmente fatti nel cortile. Vennero trovate persino tre siringhe”.

Insomma, oltre al problema antagonismo, spunta anche quello igienico e sanitario. Proprio qui venne celebrato il “Funeral party” per festeggiare la morte di Berlusconi qualche giorno dopo la sua scomparsa nel 2022. “Trattandosi di un immobile pubblico e quindi di libero accesso, assieme al deputato Galeazzo Bignami che allora era viceministro abbiamo provato ad entrare – ricorda Cavedagna -, ma ovviamente ci è stato impedito e siamo stati insultati”.

L’ultima tappa e l’appello di Cavedagna

Alla fine ci siamo diretti a via Jacopo Barozzi, vicino alla stazione di Bologna, dove c’è un locale che diventerà un centro di cultura islamica. Siamo rimasti interdetti dopo essere giunti di fronte alla saracinesca, visto che davanti a noi dormivano due senzatetto in condizioni igieniche disastrose. Come se non bastasse, vicino a loro c’erano delle bottigliette in cui qualcuno aveva fumato il crack. Ennesima riprova che l’iniziativa della distribuzione delle pipe ideata da Lepore è fallimentare. L’ultima tappa è stata via Zanardi 106, dove al posto di una vecchia officina oggi c’è un altro centro culturale islamico chiamato “Associazione fraternita”. “Un luogo di culto mascherato che non aveva i requisiti e l’accesso copioso di persone, visto che nei momenti di preghiera arrivano centinaia di persone”, ha spiegato Cavedagna, aggiungendo che “l’officina accanto ha dovuto mettere una recinzione per evitare che si parcheggi si riempissero di gente”.

“Questa purtroppo è la situazione che vediamo a Bologna per colpa del lassismo della giunta Lepore e del Pd”, ha concluso Cavedagna, sottolineando che “alcune cose ci sono tempo, mentre altre iniziative le abbiamo viste negli ultimi decenni. Attualmente c’è un picco di degrado, violenza e abusivismo”. Insomma, parliamo di un fallimento su tutta la linea che sussisterà “finché Bologna non cambierà indirizzo politico”. Ci siamo salutati con la promessa di rivederci ancora, perché ci sono anche altre cose da documentare e da denunciare, per mettere a conoscenza i cittadini delle pessime condizioni in cui versa Bologna.

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di Gabriele Caramelli - 24 Dicembre 2025