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Dare uno schiaffo a un poliziotto non è un’offesa grave: l’ultima incredibile sentenza della Consulta

"La manifestante era minuta"

Dare uno schiaffo a un poliziotto non è un’offesa grave: l’ultima incredibile sentenza della Consulta

Politica - di Luigi Albano - 2 Dicembre 2025 alle 10:45

Dare uno schiaffo a un poliziotto può essere considerata un’offesa non grave, o comunque «particolarmente tenue», tanto da lasciare impunito l’autore del reato. Lo stabilisce la Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso presentato sul caso di una donna accusata di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, proprio perché aveva tirato uno schiaffo in faccia a un agente. Come ricostruisce Il Messaggero.

Consulta: lo schiaffo al poliziotto (ma anche alle forze dell’ordine)

La sentenza si riferisce al caso di una donna accusata di resistenza aggravata a pubblico ufficiale a Firenze, durante una manifestazione politica nell’ottobre 2019. La manifestazione in questione probabilmente è la Leopolda di Matteo Renzi, che all’epoca tenne a battesimo Italia Viva. Alla militante era stato impedito di entrare nel padiglione dove si svolgeva la kermesse perché era stata «già raggiunto la capienza massima». A.M. a quel punto aveva toccato più volte con un dito il torace di un agente della polizia di Stato, «infine colpendolo con uno schiaffo al volto».

Per i giudici la manifestante era “minuta” e ha “agito con forza modesta”

Secondo il giudice di primo grado, si era trattato di un “gesto occasionale di violenza irrisoria”, e la militante — incensurata, “di corporatura minuta” e affetta da “patologia oncologica” — aveva agito con forza modesta e non per compromettere la sicurezza della manifestazione, ma solo “al fine di partecipare alla stessa”. Per questo il magistrato intendeva applicare la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”.
Tuttavia, il terzo comma dell’articolo 131-bis del codice penale esclude tale possibilità per i reati di resistenza, violenza o minaccia a pubblico ufficiale. Da qui il ricorso del Tribunale di Firenze alla Consulta, con ordinanza del 24 maggio 2024, sostenendo la violazione dell’articolo 3 della Costituzione. Il giudice ricorrente ha osservato che esistono reati “pur di uguale o maggiore gravità” per i quali la tenuità del fatto è ammessa.

Per i giudici della Corte Costituzionale, l’obiezione “è fondata”. La Consulta ha ritenuto che “è manifestamente irragionevole” impedire la non punibilità per tenuità nel caso di resistenza a pubblico ufficiale, quando invece è applicabile per “un reato più grave come quello di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”.

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di Luigi Albano - 2 Dicembre 2025