L'anniversario
Cento anni fa moriva Adriano Bennicelli, per tutti il conte Tacchia: fu il primo trombato eccellente delle elezioni in Italia
Il primo a certificare le piazze piene e le urne vuote nella storia delle elezioni a Roma è stato proprio il personaggio storico reso celebre dalla trasposizione cinematografica di Enrico Montesano
Il 21 dicembre 1925 moriva Adriano Bennicelli, noto come il “Conte Tacchia”, noto alla maggior parte degli italiani per la trasposizione cinematografica resa dal film con Enrico Montesano. Eccentrica e popolare figura dell’aristocrazia romana, celebre per il suo stile di vita stravagante e il suo spirito generoso, fu anche protagonista del primo clamoroso flop elettorale della storia d’Italia.
L’Origine del Soprannome “Conte Tacchia”
Nato a Roma nel 1860 e morto il 21 dicembre 1925, il Conte Tacchia ereditò il titolo nobiliare da suo padre, Filippo, che lo aveva ricevuto nel 1860 da Papa Pio IX. Filippo era un commerciante di legnami con un opificio, e si narra che, durante una visita, il Papa lo apostrofò dicendo: “Ecco il conte in mezzo ai suoi vassalli”. Adriano venne prontamente ribattezzato Conte Tacchia” proprio per l’attività di famiglia. La “tacchia” in dialetto romano è la scheggia di legno che si usa per spessorare i mobili o come scarto di falegnameria. Un soprannome che sottolineava, con l’ironia tipica dei romani, le sue origini borghesi nascoste dietro lo sfarzo nobiliare. Nonostante il suo lignaggio, Adriano era un giovane sognatore con un debole per il lusso e le buone maniere, ma rimase sempre vicino al popolo romano.
La grande passione per l’ippica
Bennicelli desiderava ardentemente la popolarità e spesso la ricercava sostenendo i lavoratori durante scioperi e comizi. Durante un comizio di muratori a Trastevere, tenne un discorso ispirato all’apologo di Menenio Agrippa e offrì mille lire per una bevuta collettiva, un gesto che aumentò ulteriormente la sua fama tra i romani.
Il Conte Tacchia era famoso in tutta Italia, come emerge da un articolo de La Stampa di mercoledì 17 gennaio 1909, in occasione della sua candidatura alle elezioni. «Non manca infine nelle elezioni di Roma la nota caratteristica, la nota, oserei dire, romanesca. Il conte Adriano Bennicelli, notissimo ed allegro sportman, conosciuto per la sua generosità e per la sua eccentricità, ha accettato di porre la sua candidatura al primo Collegio. Da Torino, dove si è recato per ragioni sportive, il conte Bennicel!i telegrafa in questo senso: «Rallegratomi nel leggere qui in Torino la benevola allusione a mio riguardo della possibilità di contrastare agli altri candidati l’onore del ! trionfo nel primo Collegio di Roma, vi prego compiacervi ospitare la partecipazione ai miei concittadini elettori che, verificandosi in mio favore il prezioso concorso del Governo, accetterei la mia candidatura con il miraggio di consacrare le energie che ancora mi rimangono per propagare una moderata indipendenza per il benefico progresso della patria e della nostra Roma ». Con questo telegramma, la candidatura del conte Bennicelli si può dire posta Gli elettori del primo Collegio si troveranno cosi veramente nell’imbarazzo della scelta!».
I comizi del Conte Tacchia: da bere gratis per tutti, osterie piene, urne vuote
Il Conte Tacchia era convinto di vincere. Fece affiggere manifesti in tutta Roma per annunciare il suo programma elettorale e per promuovere la sua candidatura con metodi sconosciuti all’epoca. Organizzò la prima cena elettorale dell’epoca, attirando frotte di romani in un’osteria campestre nella zona dei “Cessati Spiriti”. Durante il comizio i romani, che avevano facoltà di bere gratis, riservarono applausi e incitamenti al candidato. Allo spoglio, però, arrivò il deludente verdetto: Bennicelli ricevette appena 83 preferenze su quasi 2.700 votanti. Commentò il flop elettorale con una battuta consegnata alla storia popolare romana: “Ho pagato tanti litri [di vino] e mi hanno restituito un fiasco solo!”. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Bennicelli si rese famoso di un gesto di straordinaria generosità. Si recò personalmente alla caserma Macao per donare alla Patria i suoi amatissimi cavalli, rinunciando a uno dei suoi più grandi simboli di ricchezza per sostenere lo sforzo bellico. Ironico, generoso e vero patriota vero.
Un nome associato nell’immaginario a Enrico Montesano
Adriano Bennicelli morì il 21 dicembre 1925, compianto dai romani che persero una figura aristocratica unica, caratterizzata da franchezza e generosità. La sua figura poliedrica e il suo stile di vita hanno ispirato la cultura popolare, in particolare, la figura del Conte Tacchia è ricordata anche grazie al cinema e al teatro: tra i vari adattamenti, spicca il film del 1982 con Enrico Montesano nei panni del Conte Tacchia, con Vittorio Gassman e Paolo Panelli.
Il regista del film, Sergio Corbucci (assieme agli sceneggiatori Luciano Vincenzoni e Sergio Donati) scelse di trasferire le vicende del Conte Tacchia in un periodo storico successivo a quello in cui visse realmente. «L’azione del film si svolge nella Roma Umbertina ai tempi della guerra di Libia: un’epoca tutto sommato bonacciona, in cui è permesso giocare con la storia, un’epoca da operetta in cui mi trovo completamente a mio agio», spiegò il regista. Una scelta che si è dimostrata vincente al botteghino ma anche in tv, dove il film viene trasmesso periodicamente, essendo divenuto un vero e proprio cult.