CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Amnesty: nell’Italia del governo Meloni i diritti sono ‘in caduta libera’. La prova? il decreto contro i rave party

Analisi di 60 pagine

Amnesty: nell’Italia del governo Meloni i diritti sono ‘in caduta libera’. La prova? il decreto contro i rave party

L'organizzazione stila un documento in cui analizza la situazione a tre anni dall'insediamento dell'Esecutivo. I risultati farebbero impallidire finanche Kim Jong-un o Xi jinping. Accuse anche sulla gestione delle manifestazioni Pro-Pal

Il commento - di Giovanna Ianniello - 20 Dicembre 2025 alle 13:58

Nel mese di dicembre Amnesty international ha presentato una analisi dal titolo “Il Governo Meloni al giro di boa. Lo stato di salute dei diritti umani in Italia a tre anni dall’inizio della XIX legislatura”. Obiettivo del documento è quello di fotografare la situazione del nostro Pese e raccontare il quadro attuale, dopo mille giorni di esecutivo di centrodestra. Una iniziativa molto articolata visto che parliamo di un documento di sessanta pagine. Un progetto e che ha coinvolto – stando a quando si legge nel documento – “i gruppi territoriali, i coordinamenti e le task force delle persone attiviste di Amnesty International Italia, cui è stato chiesto di segnalare notizie e iniziative adottate a livello locale e regionale tra il 2024 e il 2025”.

Risultati che farebbero impallidire anche Kim Jong-un

Ma al di là di come la si pensi, se si condivida o meno la linea dell’Esecutivo guidato dalla prima donna presidente del Consiglio della storia italiana, i risultati emersi dal rapporto sono a dir poco clamorosi, da far impallidire finanche il leader Nord Coreano Kim Jong-un o il regime comunista cinese di Xi jinping. Secondo Amnesty infatti con il governo Meloni l’Italia i diritti umani sono “in caduta libera” perché, a quanto si legge dalla nota che accompagna l’analisi “L’esecutivo ha polarizzato la narrazione e la legislazione principalmente su temi riguardanti la sicurezza pubblica e la migrazione, con l’intento di punire e dissuadere”.

Occuparsi di normare la sicurezza è tornare indietro?

Prima notizia che non sapevano e che ci svela Amnesty: occuparsi di normare la sicurezza pubblica e l’immigrazione significa tornare indietro sui diritti fondamentali. E non è chiaro cosa dovrebbe fare lo Stato per salvaguardare la sicurezza, forse condannare chi infrange la legge a riceve cento baci sulla fronte e quattro abbracci? Questo magari lo scopriremo nel prossimo documento. In quello sul crollo dei diritti umani in Italia invece si va subito all’esempio pratico, per far capire che l’atteggiamento di repressione del governo è stato subito chiaro a tutti sin dall’ottobre 2022, con l’approvazione di uno dei provvedimenti che più privano i diritti fondamentali: il “decreto-rave”.

Primo esempio di diritti lesi: il decreto-rave

Il decreto-rave, sì, proprio quello nato dall’esigenza di mettere un freno a un fenomeno dilagante e pericoloso che nell’ottobre di tre anni fa stava esplodendo e nessuno sembrava riuscire a controllare. Parliamo di migliaia di persone provenienti da chissà quale remoto angolo del mondo che quasi quotidianamente si ritrovavano in Italia – dopo essere stati cacciati da mezza Europa – e che con l’alibi del ‘sono ragazzi’ occupavano illegalmente proprietà private, le devastavano, spacciavano droghe, bevevano fino all’estremo e lungo il loro percorso lasciavano un seguito di violenze e abusi. Tutto questo in totale libertà e impunità. Oggi quelle scene di devastazioni, violenza e degrado sono un lontano ricordo, grazie all’intervento tempestivo del governo di centrodestra guidato da Meloni. Certo nessuno avrebbe mai creduto che tre anni dopo, per aver difeso i diritti e l’incolumità della popolazione, Amnesty international avrebbe scritto sul suo documento che “dall’adozione del “decreto-rave” nel primo Consiglio dei ministri dell’ottobre 2022 alla conversione in legge del “decreto sicurezza”, entrato in vigore dopo un anomalo ricorso alla decretazione d’urgenza, è stata data priorità alla costante e progressiva adozione di norme tese a restringere lo spazio civico, erodere le libertà di espressione e associazione e prendere di mira la solidarietà e i gruppi marginalizzati”.

Decreto sicurezza autoritario

Ma non è finita qui, ovviamente. Perché le parole usate per descrivere il decreto sicurezza del governo riescono addirittura ad andare oltre. Nell’analisi si legge che “La normativa approvata in tema di “sicurezza” è il sintomo che l’autoritarismo si appresta a prendere piede anche nel nostro paese: come non definire autoritario un insieme di norme che ha inasprito le pene per diversi reati e ha introdotto ben quattordici nuove fattispecie di illeciti legati in buona misura a forme di manifestazione del dissenso. Allo stesso modo, non può essere usato un termine diverso per le modalità con cui, attraverso l’uso eccessivo e della forza e l’utilizzo dei fogli di via contro le persone attiviste, è stato gestito l’ordine pubblico durante le ricorrenti manifestazioni, soprattutto in solidarietà con la popolazione palestinese della Striscia di Gaza”.

La difesa dei pro-pal è il bandolo della matassa

Eccolo qua, il bandolo della matassa: le manifestazione dei pro-pal che per settimane hanno bloccato intere città e provocato scontri e incidenti e dove talvolta l’incitamento alla divisione ha prevaricato le ragioni della protesta. Per Amnesty non dovevano probabilmente essere controllate dalle forze di sicurezza ma lasciate andare senza regole. E poco conta che questo sia stato l’anno record di ferimenti delle forze dell’ordine per mano dei soliti “pacifisti”. In Italia c’è odore di autoritarismo e basta, perché per Amnesty è così.

Dito puntato contro l’accordo Italia-Albania che viene considerato un modello

Andando avanti il rapporto si possono trovare altre situazioni che dimostrano la decadenza dei diritti in Italia, come l’accorto Italia-Albania sui migranti, che oggi molti Paesi europei e non solo considerano un vero e proprio modello da seguire, una presunta “posizione indulgente tenuta negli ultimi due anni verso il governo israeliano”. E fino al caso Almasri che ha evidenziato per il portavoce di Amnesty Baldaccini “un clamoroso atto di disprezzo verso gli obblighi di cooperazione del nostro paese con la Corte penale internazionale”.

Amnesty parla come la sinistra

Insomma, questo governo italiano è proprio contro i diritti fondamentali, alla stregua di una dittatura, verrebbe da dire se volessimo usare le parole della sinistra nei consessi internazionali. Finchè lo dice l’opposizione però si può più o meno comprendere il gioco delle parti. Quando invece lo fanno organizzazioni che trattano di temi così importanti e vanno al di là di ogni ideologia o strumentalizzazione, francamente le parole vengono meno. Amnesty imputa al governo anche la mancata approvazione da parte del Senato della legge sul consenso libero e attuale, che la Camera ha licenziato il 25 novembre e che la Commissione di Palazzo Madama sta riesaminando per renderla ancora più forte il provvedimento. Un altro esempio di strumentalizzazione che fa male, soprattutto a coloro i quali vengono davvero negati i diritti umani e a cui Amnesty dovrebbe dar voce con la sua testimonianza e le sue battaglie. E’ l’ennesima occasione persa per provare davvero a cambiare il mondo.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Giovanna Ianniello - 20 Dicembre 2025