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Bologna pronta alla revoca della cittadinanza onoraria a Francesca Albanese

Bologna, è corsa a dissociarsi

Albanese, contrordine compagni: sindaco Lepore e consiglieri Pd ci ripensano. Scatta il “si salvi chi può”, e la possibile revoca della cittadinanza

Con il dibattito sul caso che infiamma politica e amministrazione cittadina, la cittadinanza onoraria bolognese alla relatrice Onu viene revocata a seguito della sua "ambigua" giustificazione dell'assalto a "La Stampa", provocando una rapida e imbarazzata retromarcia di sindaco e Pd locale che avevano promosso l'onorificenza

Politica - di Chiara Volpi - 1 Dicembre 2025 alle 12:17

Questa cittadinanza non s’ha da fare: nozze politico-amministrative in bilico tra il Comune di Bologna e la relatrice Onu per la Palestina dopo il monito (letto dai più come una “minaccia) che l’attivista pro-Pal ha lanciato ai giornalisti, giustificando l’irruzione nella redazione de La Stampa di Torino, frutto di un odio ideologico tradotto in attivismo violento. La cittadinanza onoraria conferita il 6 ottobre a Francesca Albanese dal Comune di Bologna torna al centro del dibattito politico e viene messa fortemente in discussione. Del resto, come noto, la relatrice speciale delle Nazioni Unite ha commentato l’episodio dell’irruzione nella redazione del quotidiano torinese affermando che «non bisogna commettere atti di violenza nei confronti di nessuno. Ma, al tempo stesso, che l’episodio sia un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro».

Parole, le sue, che hanno innescato dure reazioni e considerazioni che hanno riacceso le tensioni che si addensano da un po’ sulla Albanese e che, dopo i suoi commenti sulla vergognosa vicenda dell’assalto alla redazione giornalistica, hanno fatto tornare al centro del dibattito politico il tema delle violenze di centro sociali, antagonisti, e crociati della causa pro-Pal con tutte le ovvie determinazioni del caso. Una discussione alacremente in corso…

Bologna, arriva lo stop (e la revoca) della cittadinanza alla Albanese

La notizia è di quelle che ci ricordano quanto possa essere dinamico il dibattito politico… L’onorificenza alla relatrice Onu per la Palestina, Francesca Albanese, assicurata dal Comune di Bologna, è passata dalla cerimonia sul tappeto rosso al classico “potrebbe non farsene più nulla” in meno tempo di quanto si impieghi a vandalizzare un murale a Roma… Evidentemente, la politica bolognese, che fino a un minuto prima sventolava bandiere pro-onorificenza, ha avuto un repentino risveglio etico-notturno…

E a Roma vandalizzato il murale con la relatrice Onu

Le sue dichiarazioni hanno fatto venire qualche pensiero, e probabilmente causato qualche notte insonne, alimentando dubbi e ripensamenti tra consiglieri che, in passato, avevano sostenuto legittimità e blasone dell’onorificenza. Nel frattempo, tanto per non farsi mancare nulla – ma aggiungere qualche nota di colore (è proprio il caso di dirlo) – a Roma è stato vandalizzato un murale dedicato ad Albanese e Greta Thunberg dall’artista aleXsandro Palombo: un gesto che, a corredo del tutto, dimostra e argomenta quanto la figura della relatrice Onu sia al centro di un confronto acceso in più città italiane.

La frase della Albanese sull’assalto a “La Stampa” infiamma il dibattito (anche in senso al Pd)

Un confronto che non può non partire dalla considerazione che, pur condannando diplomaticamente la violenza nuda e cruda riversata nell’attacco, la Albanese abbia suscitato perplessità (per dirla con un eufemismo) con quell’aggiunta considerata “ambigua” finanche da una parte del mondo politico bolognese che fino a poco fa la sosteneva e ne sponsorizzava gesta e posizioni, e che ha interpretato il riferimento come un’impropria giustificazione di un atto intimidatorio contro la stampa. Un monito, per l’appunto, lanciato tra le righe… Ed è su questa improvvisa curva a gomito della relatrice Onu affrontata a tutta velocità, che il sindaco Lepore punta a virare con un’inversione a “U” degna di un campione di Formula 1…

Lepore sulle orme di Crosetto?

Sì, perché devono essere state proprio le riflessioni e i ripensamenti – e forse quelle notti insonni di cui sopra – che hanno indotto chi di dovere a riaprire una discussione interna che sembrava essersi affievolita dopo il voto sulla cittadinanza onoraria. A partire dal mea culpa del sindaco Lepore che, dopo aver ribadito come «nessuna causa giusta può giustificare la violenza contro il giornalismo e contro nessuno» – incredibilmente sulla stessa linea del ministro del governo Crosetto, che proprio oggi in un’intervista al Corriere della sera ha dichiarato: «Non si danno lezioni ai giornalisti; non si danno lezioni ai politici con la violenza; non si danno lezioni ai poliziotti, ai carabinieri, a nessuno». Aggiungendo: «Se non condanni, giustifichi») – fa retromarcia.

Tensioni politiche e ripensamenti di scena a Bologna

E non solo: va addirittura incontro agli esponenti della maggioranza che avevano espresso in passato dubbi sull’onorificenza, con diversi consiglieri che hanno rivisto le proprie posizioni alla luce delle parole di Albanese. E così, in queste ore, non si contano i nomi di chi dal Pd e dintorni si sfila, per motivi di opportunità politica e social, dalla scelta di attribuire l’onorificenza alla paladina della causa pro-Pal a tutti i costi. Dal deputato dem Andrea De Maria, che ha definito le dichiarazioni della relatrice Onu «incompatibili con Bologna medaglia d’oro della Resistenza». Al segretario del Pd bolognese Enrico Di Stasi, che nel chiamarsi fuori ha ribadito la condanna di ogni attacco indirizzato contro la stampa.

Revoca della cittadinanza di Bologna alla Albanese: scatta, repentino, il “si salvi chi può”

A seguire, neanche a dirlo, è scattato il “si salvi chi può” dal Pd e dintorni: deputati, segretari locali e consiglieri “rei confessi” hanno ritirato il loro sostegno più velocemente di un gatto su un pavimento bagnato. L’onorificenza, che doveva essere un simbolo di giustizia, è diventata improvvisamente «incompatibile con Bologna medaglia d’oro della Resistenza». E chi era contrario fin dall’inizio (come l’europarlamentare Gualmini) ora può dire: «Ve l’avevo detto io!»… E sentirsi, giustamente, profeta in patria.

Così, dalle aule consiliari alle sedi di partito, il passo social è dietro l’angolo e a portata di click. E alle dichiarazioni istituzionali degli esponenti dem del Comune bolognese si aggiungono i post online di alcuni consiglieri comunali del Partito Democratico, come Filippo Diaco, “reo confesso”, che ammette di essersi sbagliato nel sostenere l’omaggio della cittadinanza. E quello di Cristina Ceretti, già contraria alla mozione della prima ora, e che oggi più che mai conferma quanto sostenuto in fase di votazione: ossia che, oggi (a maggior ragione?) non rivoterebbe il riconoscimento. Mentre, come ci ricorda il Tgcom24 in un esaustivo servizio sulla turbolenta vicenda, si assevera la «posizione ulteriormente rafforzata dall’intervento dell’europarlamentare dem Elisabetta Gualmini, che ha ricordato di essere stata tra le prime a opporsi all’onorificenza».

E insomma, alla fine della fiera, la morale è chiara: a Bologna, per avere una cittadinanza onoraria, si può criticare aspramente il governo, dissentire dalla politica internazionale, si può essere al centro di accese polemiche e baccarsi finanche qualche boomerang di ritorno. Ma non si deve mai, mai dare l’impressione di fare un tutorial su come intimidire i giornalisti. Perché quei frame potrebbero rovinare le foto di gruppo sui social dei consiglieri. E allora l’onorificenza… beh, quella potrebbe tornare indietro…

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di Chiara Volpi - 1 Dicembre 2025