La nemesi
Affari opachi in Europa, Lady Mogherini come Sarkozy: quando ridere degli avversari è un boomerang
L'inchiesta sulla ex ministra degli esteri europea riporta alla mente una casualità che a Napoli diventerebbe legge, la sfiga, ma non solo...
Il ferm0 giudiziario di Federica Mogherini a Bruxelles (con tutte la cautele del caso e tutto il diritto alla presunzione di innocenza) riporta alla mente una casualità che a Napoli diventerebbe legge: irridere gli avversari politici non porta bene. E’ successo a Nicholas Sarkozy, l’ex inquilino dell’Eliseo, recentemente in carcere, protagonista insieme ad Angela Merkel dello sketch contro Silvio Berlusconi ed è successo all’ex Lady Pesc, che dieci anni fa prese in giro a Strasburgo Matteo Salvini.
L’episodio con Salvini
Federica Mogherini, ministro degli esteri di Matteo Renzi, era stata nominata commissario europeo di peso: Lady Pesc, la responsabile della politica estera dell’Unione Europea. L’episodio con Salvini risale a dieci anni fa. All’epoca europarlamentare, Matteo Salvini criticò duramente l’operato dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, Federica Mogherini, in particolare per la gestione del flusso migratorio nel Mediterraneo e per l’operazione Sophia. E la risposta, non risposta, di Mogherini, fu poco elegante.
Il sorriso di scherno
Durante l’intervento di Salvini, la Mogherini, seduta in emiciclo, aveva avuto un sorriso che era stato interpretato da molti come un gesto di sufficienza o ironia, e la scena era diventata virale. Un atteggiamento di supponenza e ingiustificabile. Proprio come quello di Sarkozy contro Berlusconi.
La nemesi e la cabala
All’epoca, il Capo dello Stato francese, insieme alla premier tedesca, liquidò Silvio Berlusconi con una risata beffarda e offensiva. Mancando di rispetto non tanto e non solo a un leader ma a un’intero Paese. Mogherini, invece, trattò Salvini come una sorta di peones insignificante, dimostrando un’alterigia fuori dal comune. Ovviamente nessuno dei due, l’ex presidente transalpino e l’ex responsabile della politica estera europea, sono finiti in carcere per questo. Ma la saggia e vecchia tradizione partenopea, che Eduardo sintetizzò nel celebre, “Non è vero ma ci credo” dovrebbe esortare perlomeno alla prudenza.