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Ad Atreju dibattito sulla giustizia con Nordio e Albano

Il dibattito sulla Giustizia

Ad Atreju la toga rossa Silvia Albano difende le correnti del Csm. Gelo in platea, ma un piccolo applauso lo prende anche lei

Confronto serrato, ma molto di merito sulla riforma: con il ministro Nordio, anche Balboni, Serracchiani, Di Pietro, Cassese e Azzariti

I Video del Secolo - di Eleonora Guerra - 11 Dicembre 2025 alle 16:53

Un dialogo garbato, sebbene nient’affatto scevro da spigolosità e da qualche scambio di frecciate politiche, ma comunque molto nel merito, quasi tecnico. Ad Atreju si è parlato di giustizia nel panel “Una riforma a lungo attesa: la separazione delle carriere”, in cui sul palco si sono ritrovati insieme il diavolo e l’acqua santa. Chi si debba identificare con cosa dipende dagli orientamenti di ciascuno rispetto al tema, ma non v’è dubbio che si trattava di politici e addetti ai lavori con posizioni inconciliabili. Ecco, le posizioni tali sono rimaste, ma il pubblico in sala e quello in streaming hanno avuto modo di farsi un’idea degli argomenti dell’una e l’altra parte, al di là delle polemiche che troppo spesso polarizzano il confronto sul tema.

“Una riforma a lungo attesa: la separazione delle carriere”

Al confronto hanno partecipato il ministro Carlo Nordio, la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano, il senatore di FdI Alberto Balboni e la deputata Pd Debora Serracchiani. E, ancora, il giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese, Antonio Di Pietro, qui in veste di rappresentante del Comitato Sì separa – Fondazione Einaudi, il professore di Diritto costituzionale Gaetano Azzariti, moderati dal direttore del Foglio, Claudio Cerasa, e introdotti dal deputato di FdI e presidente della Commissione Giustizia Ciro Maschio.

Nordio: «La riforma non ha nulla di punitivo»

«La riforma della Giustizia non ha nulla di punitivo nei confronti della magistratura, nell’articolo 104 della riforma il pubblico ministero viene elevato di rango perché assume la stessa parità formale e sostanziale del giudice, della magistratura giudicante. Quindi senza nessun intento né punitivo né polemico si tratta di una conseguenza tecnica secondo me necessitata», ha ricordato Nordio, ricordando che la riforma della separazione delle carriere «si sarebbe dovuta fare quarant’anni fa», poiché è «la conseguenza logica, giuridica costituzionale dell’insediamento del processo accusatorio voluto, da un eroe della Resistenza e medaglia d’argento della Resistenza come Giuliano Vassalli».

In un altro passaggio del suo intervento, poi, il Guardasigilli si è detto «disgustato la polemica di alti magistrati» contro la riforma. «Capisco le critiche della politica nei confronti della riforma, ma alti magistrati sono arrivati alla miseria argomentativa evocando la P2», ha chiarito il ministro.

La presidente di Magistratura democratica difende il sistema delle correnti

Silvia Albano, diventata nome molto presente nelle cronache quando lei e altri colleghi magistrati presero a respingere i decreti di trasferimento dei migranti in Albania, si è detta preoccupata per l’indipendenza della magistratura, che sarebbe messa a rischio dalla riforma, e, pur di contrastare l’idea del sorteggio del Csm, è arrivata a difendere le correnti ammettendo che ci sono delle «degenerazioni etiche», ma sostenendo che «se noi avremo dei sorteggiati al Csm che non risponderanno davanti a nessuno perché nessuno li ha proposti, io credo che sarà molto più facile avere rapporti oscuri e saranno più facili le cadute etiche».

Il suo intervento nel primo giro di domande ha lasciato così perplessa la platea che Cerasa è dovuto intervenire dicendo che «si può anche applaudire, anche se non si è d’accordo». Una battuta che è riuscita a suscitare un piccolo applauso, per lo meno in ossequio ai doveri di ospitalità, anche di fronte alla scelta, rivendicata da Albano, di aver scelto la strada del confronto.

Di Pietro: «Voterò Sì al referendum, guardo la norma per quel che è non per chi la presenta»

È andata meglio in termini di applausometro ad Antonio Di Pietro, che ha attinto alle sue memorie personali e professionali per spiegare perché oggi sia convintamente per il sì a «questa separazione delle carriere». Dove il «questa» sottolineato era una risposta a Serracchiani che, per uscire dall’angolo di essere stata in passato tra i firmatari della mozione Martina per la separazione, come le ha ricordato Balboni, ha detto che lei il problema ce l’ha con «questa» riforma. «Io c’ero da poliziotto, da magistrato, da avvocato, da imputato, da indagato, da parte resa e da parte civile. Sono qui perché ho vissuto le mie esperienze da magistrato in simbiosi con i gip. E sono qui perché ho subito la simbiosi tra pm e giudici», ha detto Di Pietro, aggiungendo che «voterò Sì al referendum, perché a me piace guardare la norma per quel che è non per chi la presenta o l’ha presentata».

 

 

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di Eleonora Guerra - 11 Dicembre 2025