Autogol
A volte ritornano, Bindi guiderà la crociata del no alla riforma. Salvate il soldato Rosy dall’ennesimo harakiri delle sinistre
Talvolta ritornano. E non certo per vincere ma per sacrificarsi alla causa comune. Rosy Bindi – è praticamente ufficiale – è il volto scelta dalle opposizioni ringhianti contro la riforma Nordio per rappresentare il comitato del no. Parola di Fatto Quotidiano. Sarà lei la papessa del niet alla separazione delle carriere e al sorteggio del Csm. Una battaglia di civiltà, of course, contro la barbarie di una riforma che – dicono da mesi opposizioni e toghe militanti – ferirebbe la Costituzione nel nome dell’arroganza dell’esecutivo.
Sinistre allo sbando, Bindi il volto noto del comitato del no
Scelta non facile. I guru del no, supportati apertamente dal sindacato dei giudici guidato da Cesare Parodi, devono aver avuto un bel da fare per individuare il testimonial adatto alla bisogna. Niente padri storici ‘obsoleti’, scartati Di Pietro e Travaglio, scava scava hanno rispolverato la Rosy, “la donna giusta” contro la pericolosa sovranista Meloni, cattolica quanto basta, ma di provata fede progressista e antifascista. Difficile immaginare che l’ex ministra della Salute dall’acre passato anti-berlusconiano possa portare un valore aggiunto all’esercito del no decisamente sgangherato. Tutto fa pensare a una Caporetto annunciata. Sondaggi alla mano gli italiani sembrano d’accordo con un restyling del pianeta giustizia e il tentativo (l’ennesimo) di trasformare il referendum in un test politico sulla tenuta del governo rischia di portare le sinistre, con buona pace di Schlein e Conte, dritti dritti verso la sconfitta.
Un’assicurazione sulla vita per il governo Meloni
Di Bindi si erano un po’ perse le tracce, tranne per qualche sortita da militante d’altri tempi. Di fronte all’ultimo insulto di Maurizio Landini alla premier Meloni, con quell’epiteto “cortigiana”, la Rosy era uscita allo scoperto con parole da cerchiobottismo democristiano. Cosa ha fatto?Ha ricordato l’insulto ricevuto da Berlusconi ( “Lei è più bella che intelligente”) per sottolineare la differenza tra il Cavaliere e il prode segretario della Cgil. “In quell’occasione, a differenza di questa, non era sbagliata la parola, il concetto era proprio chiaro: era un insulto bello e buono. Nel caso di Landini, penso che la parola poteva non essere usata, io però il concetto lo condivido tutto…”. Campionessa di clericalismo e cattocomunismo, non sembra avere le physique du role per sedurre le masse alle urne in nome del no alla riforma della giustizia. Sulla prime la scelta bindiana per l’ultima crociata all’arma bianca in vista della spallata (che nessuno ha visto arrivare) sembrerebbe un assist perfetto per il governo Meloni. Un po’ come la permanenza di Elly Schlein alla guida del Nazareno. Un’assicurazione sulla vita per l’esecutivo.