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Scontri con la polizia al corteo dei metalmeccanici di Genova

«Una escalation inquietante»

A Genova prove tecniche di “rivolta sociale”: la Fiom infiamma il clima, l’assalto alla polizia è servito

Al corteo per l'ex Ilva lancio di fumogeni e uova contro gli agenti, mezzi di lavoro contro le reti di protezioni e stazione di Brignole occupata. Ma per la sinistra il problema è la gestione dell'ordine pubblico

Politica - di Sveva Ferri - 4 Dicembre 2025 alle 18:19

Gli scontri con la polizia, la stazione di Brignole occupata con tutto ciò che ne consegue e perfino le reti di protezione dei blindati strappate con un mezzo da lavoro. Il corteo di Genova per l’ex Ilva, organizzato dai sindacati, ha mantenuto le promesse della vigilia, esplicitate dai vertici della Fiom: «Se necessario ci andiamo a picchiare con le forze di polizia. Noi non abbiamo paura. Così andiamo sulle pagine dei giornali e poi sono fatti del governo dire che picchia gli operai che lottano per difendere la fabbrica e l’occupazione a Genova», aveva detto ieri lo storico segretario della Fiom genovese, Franco Grondona. Una previsione di guerriglia ribadita oggi da un altro esponente dei metalmeccanici della Cgil, Armando Palombo, che a pochi metri dalla prefettura, dove si sono verificati gli scontri, ha anticipato che sarebbe stata «una giornata non tranquilla». Se dovevano essere prove tecniche di rivolta sociale, ci sono andate molto vicine. Con la copertura politica di una sinistra che ha ritenuto di mettersi a soffiare sul fuoco, puntando l’indice – nuovamente – contro le forze dell’ordine.

A Genova la Fiom infiamma il clima e scattano gli scontri con la polizia

«Ci provocano e risponderemo fino in fondo», ha detto ancora Palombo, mentre i lavoratori stavano arrivando con i mezzi da lavoro e altri intonavano cori di insulto nei confronti del ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Le cronache della giornata, però, raccontano di “provocazioni” partite dal corteo con un lancio di fumogeni, petardi e uova davanti alla prefettura. Le tensioni sono esplose, poi, quando i manifestanti hanno provato a sfondare il cordone di blindati e alari della polizia, che ha risposto a sua volta con un lancio di fumogeni. Nel parapiglia, secondo quanto emerso, un operaio della Fiom sarebbe rimasto ferito alla testa, probabilmente colpito proprio da un fumogeno.

La denuncia del sindacato di polizia: «Una escalation inquietante»

«Nella storia dell’ordine pubblico non si era mai visto ciò che sta accadendo in queste ore a Genova: i manifestanti che strappano le reti di protezione dei blindati della Polizia è una escalation inquietante che segna il superamento di ogni limite e porta la violenza su un terreno mai raggiunto prima», è stato il commento a caldo di Domenico Pianese, segretario del sindacato di Polizia Coisp. «Di fronte a scene del genere non parliamo più di tensioni, ma di aggressioni organizzate portate avanti con mezzi da lavoro e con una determinazione che nulla ha a che vedere con il diritto di manifestare», ha aggiunto Pianese, sottolineando che si tratta di «un quadro che contrasta apertamente con lo spirito richiamato poche ore prima da uno dei rappresentanti dei lavoratori (il segretario generale della Fim-Cisl Liguria, Christian Venzano, ndr) che aveva ribadito la vicinanza alle Forze dell’ordine e il bisogno di sostegno in un momento difficile per il mondo del lavoro. Le scene viste oggi dimostrano che dentro il corteo hanno agito gruppi estranei, organizzati e pronti allo scontro».

La richiesta di condanna unanime

Il Coisp, poi, si è soffermato sul fatto che ad aprire il corteo c’era il sindaco di Genova, Silvia Salis, sottolineando che la sua presenza «impone ancor di più un senso di responsabilità istituzionale: ci auguriamo che non vi sia alcuna ambiguità né alcun segnale, anche indiretto, che possa essere letto come un sostegno a chi sta alimentando queste violenze, che sono da condannare a prescindere dall’appartenenza politica».

Ma la sinistra soffia sul fuoco

Non è andata così. Il Pd, con l’ex ministro oggi consigliere regionale Andrea Orlando, ha usato l’aggettivo «inaccettabile» per stigmatizzare non le violenze, ma la gestione della piazza in un tiro al bersaglio che mira al governo, ma finisce per colpire le forze dell’ordine che su quella piazza ci stavano. Per Orlando i lavoratori chiedevano «risposte» invece «hanno trovato lacrimogeni e zone rosse». Non va meglio col M5S. «I lacrimogeni sparati dalla polizia contro gli operai ex Ilva sono la prova provata dell’incompetenza del ministro Urso e dell’ignavia della premier Meloni», ha detto il capogruppo pentastellato in commissione Lavoro alla Camera, Dario Carotenuto, annunciando un’interrogazione e chiosando, bontà sua, con un «basta giocare a rimpiattino sulla pelle dei lavoratori». Solfa simile da parte del leader di Avs Nicola Fratoianni: «Il governo della destra prosegue nelle sue politiche industriali suicide e l’unica risposta che riesce a dare sono manganellate e lacrimogeni contro i lavoratori».

FdI a Landini: «Prenda le distanze». Ma lui rincara la dose

Solidarietà agli agenti impegnati a mantenere l’ordine pubblico è stata espressa, invece, da FdI, che con i vicecapigruppo alla Camera, Elisabetta Gardini e Massimo Ruspandini, e la deputata ligure Maria Grazia Frijia, ha anche chiesto a Maurizio Landini di e di condannare «senza ambiguità» le parole incendiarie dei rappresentanti della Fiom. Anche questa volta però non è andata così. «Oggi dai metalmeccanici e dalla città di Genova è arrivata una risposta straordinaria in termini di partecipazione allo sciopero generale e di solidarietà. La Cgil è al loro fianco e sostiene tutte le iniziative di mobilitazione in corso in tutti i territori del gruppo dell’ex Ilva e andremo avanti insieme per impedirne la chiusura», ha detto Landini.

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di Sveva Ferri - 4 Dicembre 2025