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Voto di scambio politico-mafioso in Campania: 44 arresti in un’inchiesta che ha travolto il Napoletano

Clan Russo e Licciardi

Voto di scambio politico-mafioso in Campania: 44 arresti in un’inchiesta che ha travolto il Napoletano

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 17 Novembre 2025 alle 13:44

Un nuovo scandalo sui rapporti tra politica e malavita ha travolto la Campania. Si tratta di alcuni candidati alle elezioni che, dopo aver accettato l’accordo economico con il clan Russo in cambio di voti, sono stati eletti. Persino la Curia di Nola, nel napoletano, si sarebbe genuflessa indirettamente al sistema della famiglia mafiosa. È quanto confermato dal maggiore Andrea Coratza, comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna che ha eseguito le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli che hanno portato all’arresto di 44 persone, di cui 34 finite in carcere e altre 10 ai domiciliari.

Campania, voto di scambio politico-mafioso e intimidazioni: 44 arresti

Alcuni amministratori indagati sono stati eletti a Cicciano in maggioranza, mentre a Casamarciano all’opposizione. Quanto a Nola, invece, si sarebbe verificato un altro episodio particolare, denunciato dall’allora dirigente dell’Ufficio tecnico comunale: si tratta di una situazione che si inserisce in alcuni atti intimidatori registrati nel corso delle indagini. Secondo Coratza, la donna “è stata intimidita su alcune pratiche edilizie di interesse del clan Russo. Non è stata avvicinata direttamente da affiliati al clan, ma da un ex politico locale, che le aveva detto di fare attenzione a come si comportava”.

L’Agro nolano è un territorio apparentemente tranquillo, “dove nessun imprenditore ha denunciato di aver subito estorsioni, perché il clan Russo ha provato a ripulirsi, alzando il livello con un’attività più raffinata”. In questo luogo, come ha spiegato l’investigatore, convivono due anime del clan: “Una parte ancorata alle vecchie tradizioni, quella moderna capeggiata da un rampollo laureato in Ingegneria che aveva cambiato le modalità di estorsione” che avvenivano attraverso la sua assunzione in uno studio professionale, grazie al quale “imponeva progetti, consulenze o intermediazioni”. In sostanza, “gli imprenditori erano disposti ad accettare proposte di affari, bastava il cognome”. “Anche la Curia di Nola ha fatto le spese – ha concluso il maggiore – poiché un addetto alle vendite della Curia avrebbe indirizzato a vendere un terreno ad una società anziché ad un’altra”.

Il caso di Monteforte Irpino

Un candidato alle elezioni amministrative di Monteforte Irpino (Avellino) finito in manette per la gestione di un centro scommesse, mentre esponenti della maggioranza a Cicciano e di opposizione a Casamarciano avrebbero accettato l’accordo con il clan Russo, per guadagnare voti. Questo è quanto affiorato dalle indagini condotte dai Carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, con il colonnello Paolo Leoncini e il maggiore Andrea Coratza, supportati dal Comando provinciale di Napoli del generale Biagio Storniolo e coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli assieme al procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Sergio Ferrigno e il sostituto Henry John Woodcock. Le operazioni d’inchiesta hanno portato all’esecuzione di 44 ordinanze di custodia cautelare per reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata all’esercizio abusivo di giochi e scommesse, estorsione, tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare i clan Licciardi e Russo, oltre che di scambio elettorale politico-mafioso.

Gratteri: “Uno dei rampolli dei Russo si è laureato in Ingegneria, cambiando il metodo d’estorsione”

“Uno dei rampolli della famiglia Russo si è laureato in Ingegneria su una università online e ha cominciato a lavorare in uno studio professionale, cambiando il metodo dell’estorsione”. A renderlo noto è stato il procuratore della Dda napoletana Nicola Gratteri, illustrando alcuni dettagli dell’ultima inchiesta. Lo studio professionale dove lavorava Russo junior “imponeva una consulenza, un progetto, un’estorsione attraverso qualcosa di più sofisticato”. Insomma, il clan in questione è “una famiglia di camorra di serie A”.

“È stata una indagine importante e difficile, non scontata, ma complessa – ha proseguito Gratteri -. Elemento di novità vede il clan Russo di nuovo collegato al clan Licciardi, ad evocare le guerre sanguinarie di tanti anni fa”. Attraverso questa inchiesta si è aperto “uno scenario importante nelle dinamiche e nel livello qualitativo criminale delle mafie. I Licciardi si rivolgono ai Russo per controllare il recupero crediti e le estorsioni” ai danni di agenzie di scommesse collegate al sistema illegale da loro realizzato, ma presenti nel Nolano.

 

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di Gabriele Caramelli - 17 Novembre 2025