Il dibattito
Ungheria, la rivoluzione dimenticata: una crepa nel muro dell’oblio
Nella sala convegni del Montarozzo (via Appaia Antica, 4) si è svolto un incontro dedicato al ricordo della Rivoluzione Ungherese del 1956. Lo spirito dell’iniziativa è risultato ben evidenziato dal suo stesso titolo: “La Rivoluzione Dimenticata”, dato che si è voluto porre l’accento non solo sull’importanza storica dell’insurrezione che quell’anno da Budapest si è poi diffusa a macchia d’olio in tutta la nazione danubiana; ma anche e soprattutto sul fatto che tale rivolta popolare contro il regime comunista e contro l’occupazione sovietica, che al suo divampare sorprese e commosse l’opinione pubblica del mondo intero, negli anni successivi sia stata consegnata all’oblio proprio per l’imbarazzo, per non dire la vergogna, che il suo stesso ricordo poteva e può suscitare nella sinistra in genere e nel pensiero unico in particolare.
Il convegno sulla “Rivoluzione dimenticata”
Nel corso dell’incontro tali aspetti dell’Ottobre Ungherese sono stati evidenziati dal giornalista Giorgio Cirillo, Presidente dell’ Associazione Ungheria-Italia 1956, nata appunto per mantenere vivo, come merita, quel ricordo. Hanno poi preso la parola il senatore Domenico Gramazio, direttore di Realtà Nuova, l’onorevole Gianfranco Fini, già Presidente della Camera, e il senatore Giulio Terzi di Santagata. Il direttore de il Riformista, Claudio Velardi, che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di moderatore, ha inviato un messaggio di saluto, impedito ad intervenire da un incidente. Il dottor Gabor Kudar ha presenziato alla riunione in qualità di rappresentante dell’Accademia Ungheria in Roma.
Si è trattato della prima di una delle riunioni, degli incontri, delle iniziative che saranno dedicate alla Rivoluzione Dimenticata fino al settantesimo anniversario del suo inizio, il 23 ottobre del 2026: la prossima riunione si terrà nei locali del Centro Iniziative Sociali di via Etruria il prossimo 13 novembre. Uno degli scopi di tali iniziative, giova ripeterlo, è quello di abbattere l’ultimo muro che, ancorché invisibile, divide, come il Muro di Berlino divideva la Libertà dalla Tirannia, le coscienze degli uomini liberi da quelle di chi preferisce non sapere, non vedere, non capire. E soprattutto non ricordare.