Dignità in risposta all'orrore
Torino, 15enne seviziato a Halloween, la mamma ai media: mio figlio un “leone”, ha subito l’impensabile. Ma ho fede nella giustizia
La madre del giovane con fragilità psico-emotive seviziato e umiliato da tre coetanei la notte di festa del 31ottobre lancia un appello ai media contro la violenza e la giustizia fai-da-te, ribadendo ferma fiducia nella legge, mentre le indagini procedono sui minori indagati per sequestro e violenza privata
L’orrore esorcizzato dalla dignità. È una reazione composta e disarmante, che si erge come un monito contro la deriva della violenza e lo sfregio morale sviliti da un richiamo alla pietas che grida giustizia ed esorta alla riflessione profonda. È questo il messaggio lanciato ai media dalla madre del 15enne di Torino con fragilità psico-emotive, sequestrato, seviziato e umiliato da tre coetanei nella notte di Halloween, in un appello che esorta alla calma e ribadisce una profonda fiducia nella legge.
Torino, 15enne seviziato a Halloween: la mamma scrive ai media (e non solo)
Così, mentre il Paese sotto choc si interroga sulla brutalità di un gesto che, lungi dall’essere una “bravata”, si configura come un atto deliberato di prevaricazione, la madre del giovane torinese ha scelto la strada della responsabilità e della pacificazione, chiedendo ai ragazzi, agli amici del figlio, che hanno espresso solidarietà e intenzioni di rispondere all’odioso sopruso messo in atto contro un giovane fragile, di «non farvi giustizia da soli». «Voglio rivolgere un appello a tutti i ragazzi che ci stanno mostrando la loro vicinanza in questo momento di dolore, facendoci sentire quanto bene circonda mio figlio: vi chiedo di mantenere la calma… L’odio e la violenza non portano a nulla. Al contrario, la violenza chiama solo altra violenza. Lui è vivo, e ringraziamo Dio per questo».
Il messaggio: no all’odio e alla giustizia “fai da te”, sì alla legge
La lettera inviata dalla “mamma coraggio” ai media, insomma, è un inno alla forza d’animo. Ma anche una chiara richiesta di giustizia formale. La donna ha messo in guardia contro l’istinto di vendetta. Ma, al tempo stesso, ha ribadito di confidare in un sistema giuridico che possa rendere giustizia all’orrore inflitto al figlio e al dolore che stanno patendo i suoi familiari. Una sofferenza che trasuda tra le righe di una lettera che, tra le altre cose, sottolinea anche: «Ciò che hanno fatto a mio figlio non può essere minimizzato o definito una “bravata”, come si legge in alcuni commenti».
Tra dolore, orgoglio e fiducia nella Giustizia
E ancora. «Sapevano bene che mio figlio è un bel ragazzo, e il loro gesto è stato un atto deliberato per fargli un torto. Per ridurlo in questo stato. Ma mio figlio per noi resta un gran figo: oggi più che mai», aggiunge la mamma in un passaggio del suo scritto che tradisce turbamento e orgoglio, dolore e commozione. Quindi prosegue: «Tengo a fare una precisazione fondamentale: chiunque abbia disturbi cognitivi o una disabilità grave, di qualunque grado, non deve mai sentirsi diverso o messo da parte. Al contrario, dobbiamo impegnarci per la loro integrazione, per farli sentire importanti. Siamo tutti uguali».
Aggiungendo, emblematicamente, in calce: «Vogliamo avere fiducia nella legge e siamo certi che i responsabili pagheranno con la giustizia. Portando per sempre il peso e il rimorso di ciò che hanno commesso». E concludendo il suo poliedrico messaggio in modo chiaro: «Diciamo No al bullismo e No alla violenza, in ogni sua forma», chiosa la mamma del 15enne tornando sul punto nodale dell’intera vicenda.
Il duplice cuore del messaggio
E allora, richiesta di responsabilità che provi a colmare il vuoto etico che sembra avvolgere i giovanissimi aguzzini. Ma anche fiducia nel sistema e nel tentativo di colmarlo con una lezione che, prima ancora che penale, sia significativamente morale. Il gesto subito dal figlio non deve essere «minimizzato o definito una “bravata”», scrive non a caso la mamma del 15enne pesantemente bullizzato, umiliato fisicamente e mortificato psicologicamente. Perché quello che ha subito il figlio, sottolinea la donna, è stato un «atto deliberato». Di più. «Desidero premettere che questa situazione è estremamente difficile, sia per mio figlio che per la nostra famiglia», ribadisce la donna.
«Ora sono loro che hanno finito di vivere»…
E a conferma arrivano anche le dichiarazioni della giovane vittima agli amici che, dopo un appello social, si sono radunati davanti alla casa di uno dei giovani indagati per il caso per organizzare una spedizione punitiva. Solo poco prima, i giovani avevano incontrato la vittima, che indossava un cappello in testa per coprire le ferite lasciate dalla lametta usata dai suoi aguzzini per torturarlo e che, salutando i ragazzi radunati in piazza per lui, aveva affermato: «Io sono tranquillo. Adesso sono quegli altri che hanno finito di vivere».
«Mio figlio ha subito l’impensabile, ma è il nostro leone»
«Siamo consapevoli che ci vorrà tempo per un ritorno alla normalità, poiché le cicatrici che porta D. sono profonde e resteranno per la vita. Ma mio figlio è il nostro leone: ha subito l’impensabile, ma con tutto il nostro amore e la nostra pazienza, lo aiuteremo ad affrontare questo percorso». Con fiducia nel sistema – «Vogliamo avere fiducia nella legge e siamo certi che i responsabili pagheranno con la giustizia, portando per sempre il peso e il rimorso di ciò che hanno commesso» –. E nelle indagini.
Torino,15enne seviziato a Halloween ascoltato in Procura: non cambiano le ipotesi di reato
E a proposito di indagini, le investigazioni condotte dai Carabinieri, coordinate dalla Procura dei Minori di Torino, procedono spedite. I responsabili sono stati già individuati in tre presunti autori delle violenze: una ragazza e due ragazzi, tutti minorenni (tra i 14 e i 16 anni). A stretto giro, poi, il quindicenne è stato ascoltato dai magistrati della Procura minorile con l’ausilio di uno psicologo. Il suo racconto è risultato coerente con la denuncia iniziale. E ha fornito ulteriori dettagli sul ruolo dei tre aggressori. Al momento, dunque, le ipotesi di reato formulate non sono cambiate. E investono le accuse di sequestro di persona e violenza privata. Inoltre, sono stati sequestrati i cellulari dei tre indagati per verificare la presenza di eventuali riprese video della notte.
Il punto sulle indagini
Infine: l’abitazione in cui si sarebbero svolti i fatti è stata perquisita e si attende l’audizione dei tre presunti responsabili nei prossimi giorni. La vicenda, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, si dirige ora verso la rigorosa verifica dei fatti da parte degli inquirenti e della magistratura minorile, come richiesto dalla stessa madre della vittima, con la forza della ragione, e non con la rabbia. Ma, soprattutto, in nome dell’amore e del diritto al rispetto che una madre non può non far valere.